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Il salto di Andy Diaz Hernandez verso la medaglia e verso l'Italia

La storia di Andy Diaz, dalle notti sul marciapiede davanti alla questura alle medaglie con l'Italia. 

"Dal primo momento in cui sono arrivato in Italia sognavo di far divertire gli italiani, di fargli cantare l'inno per una mia medaglia. Oggi ce l'ho fatta". Andy Diaz Hernandez festeggia così la medaglia d'oro agli Europei indoor di atletica in scena in questi giorni ad Apeldoorn, nei Paesi Bassi. 17,71 metri nel salto triplo, in una giornata da ricordare per gli azzurri che festeggiano anche il bronzo di Andrea Dallavalle, sempre nel triplo, Matteo Sioli, nel salto in alto e l'altro oro di Larissa Iapichino, nel lungo.

Un successo che arriva dopo la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi, nell'agosto 2024, alla prima gara da atleta italiano. Prima di quel momento, Andy Diaz aveva gareggiato sempre per Cuba, il paese dove è nato, nel 1995, e dove è cresciuto. Famiglia con l'atletica nel sangue, anzi con i salti nel sangue: il cugino è uno dei più forti triplisti dell'isola. L'infanzia e l'adolescenza di Andy sono tranquille, sono un miraggio per molti. I rapporti tra Cuba e Stati Uniti sono più distesi: nel 2009 il presidente Barack Obama revoca restrizioni ai viaggi e alle rimesse per i cubano-americani. Ma le cose cambiano in fretta quando alla Casa Bianca arriva Donald Trump: Cuba viene reinserita nella lista di stati che promuovono il terrorismo, insieme a Iran, Siria e Corea del Nord. La situazione economica precipita, scappare allora diventa l'unica possibilità. 

Una possibilità che ad Andy Diaz si manifesta nell'agosto del 2021, quando è con la nazionale, in viaggio verso Tokyo. C'è uno scalo da fare: Madrid. Il momento è quello. Andy lascia le valigie, si allontana dal gruppo, in tasca ha solo i soldi necessari per comprare un altro biglietto aereo: quello per l'Italia. E così fa, vola anzi salta verso un nuovo futuro. Un futuro che però, all'inizio, fa paura. Quella che il ragazzo prova nel ritrovarsi in paese straniero, "senza soldi, senza bagaglio, senza conoscere nessuno"
Andy Diaz in gara. Fonte Foto: Eurosport
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Dentro il Sogno Olimpico: intervista a Roldeney Fernandes - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Il nostro Domenico Manfreda e la sua serie di interviste ad atleti olimpici. In questa uscita, Roldeney Fernandes, judoka di São Tomé e Príncipe

A dire la verità qualcuno lo conosce: è Fabrizio Donato, bronzo ai Giochi di Londra nel 2012, allenatore. Andy lo cerca su Instagram, gli scrive. "L'avevo incrociato in un paio di competizioni, ma non lo conoscevo. Desideravo essere allenato da lui, e speravo nel suo aiuto. Quando non hai nulla, le speranze sono tutto". Donato non ha dubbi, gli apre le porte di casa, lo ospita e lo allena, lo aiuta a prendere il permesso di soggiorno. "Dopo la prima telefonata ho cercato di capire come aiutarlo - ha raccontato in questa intervista - Mi sono fatto consigliare da un amico poliziotto, e poi ho spedito Andy a fare la richiesta di asilo politico. È stata la condizione che gli ho posto: ti aiuto solo se fai il percorso secondo le regole. Non se l'è fatto ripetere: ha dormito due notti davanti alla questura per fare i documenti". A consigliare Donato è anche la moglie, un'altra ex atleta, Patrizia Spuri, che le racconta di quando alle scuole superiori, a Rieti, il professore di educazione fisica prendeva in casa i ragazzi in difficoltà. E così hanno fatto Donato e Spuri, "con grande gioia delle nostre figlie, che l'hanno insignito della carica onorifica di fratello maggiore".

Per gareggiare con l'Italia ci vogliono 3 anni, intanto anche la mamma di Diaz raggiunge l'Italia. Fino al 2023 gareggia con l'Atletica Libertas Unicusano Livorno, poi passa alle Fiamme Gialle. Nel febbraio 2023 arriva anche la cittadinanza italiana, su proposta direttamente del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che delibera il conferimento in considerazione "dell'attivazione della procedura da parte del Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), che ha segnalato l'atleta di salto triplo per gli ottimi risultati conseguiti nella propria disciplina sportiva". A conferma di come la cittadinanza, quando si vuole, viene concessa. E la storia di Andy Diaz è una storia di sport, di fratellanza, di aiuto, di incontro. Una storia che merita di essere raccontata e che deve far riflettere. Come ha scritto su Il Tirreno Alessandro Bernini: "Diaz dorme due notti davanti alla questura per fare i documenti, come fanno anche tanti altri che però non avranno mai un buon motivo per veder raccontata la loro storia".

Ecco, un pensiero dietro a questa medaglia va anche a loro. A chi scappa dalla guerra, dalla fame, dalla morte, dalla violenza senza portare in dote un record del mondo o una statistica. Ma solo la loro vita. 

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