Focus su uno dei protagonisti degli Europei di Atletica da poco conclusi: Yeman Crippa, l'atleta italiano che ha trionfato nei 10 mila metri.
A meno di 300 metri dall'arrivo nella finale dei 10 mila metri uomini, agli Europei di Atletica di Monaco di Baviera, il norvegese di origine eritrea Zerei Kbrom Mezngi aveva 15 metri di vantaggio sul gruppo che lo inseguiva. C'erano i francesi Jimmy Gressier e Yann Schrub, c'erano i nostri Pietro Riva e Yeman Crippa. Pochi secondi dopo la campanella dell'ultimo giro la distanza era di 17 metri. Pochi secondi alla fine, poca energie nelle gambe. Eppure a un certo punto quelle del corridore italiano, che sulla pettorina portava il numero 20, iniziano ad allungare il passo, ad andare più veloce.
La rincorsa di Yeman Crippa dura poco più di una manciata di secondi. Raggiunge il norvegese, lo supera e con uno sguardo controlla gli avversari, lontani, mentre taglia il traguardo. "Sono contento di come ho condotto la gara anche se ho fatto un po' di strappi. Ho guardato forse troppo il francese, poi alla fine ho visto che non ne aveva e che il primo stava andando, quindi mi sono mosso io. Penso di aver tenuto la gara in controllo, questa prima medaglia a livello assoluto me la dedico. Questa penso sia la mia gara, nei 5mila mi ero comportato bene, mi ero divertito e ho preso il bronzo. Qui me la sono giocata meglio".
Bandiera tricolore sulle spalle, esultanza alla Jacobs "per far vedere i muscoli, ma non ci sono" ha scherzato Crippa.
Classe 1996, gara chiusa con un tempo di 27'46''13. Una medaglia storica, che mancava all'Italia da 32 anni, quando Totò Antibo finì primo a Spalato 1990, e che si innesta nella tradizione di Stefano Mei, Stoccarda 1986, e Alberto Cova, Atene 1982. "Non so cosa dire. Sono contento di finire la mia stagione così - contina Yeman Crippa ai microfoni della Rai - La medaglia d'oro a livello assoluto non l'avevo mai vista, poi tutto lo stadio che urla per te… Complimenti anche a Pietro Riva che ha fatto quinto, il mezzofondo ha fatto bene in questa trasferta. Sui prossimi piani: Adesso un po' di relax, penso di fare i 5000 a Rovereto e poi a Feltre. Poi riposerò e preparerò la prossima stagione".
Siamo un popolo di nuotatori - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
67 medaglie. Questo il bottino dell'Italia agli ultimi Europei di Nuoto, con prestazioni magiche di Cerruti, Paltrinieri, Pellacani. Numeri che fanno dei nostri ragazzi una vera e propria forza mondiale.
Dall'Etiopia alle Alpi, la storia di Yeman Crippa
Originario di Dessiè, Etiopia, arriva in Italia nel 2001, quando viene adottato insieme ai suoi cinque fratelli dalla famiglia Crippa, di Milano. "Siamo in tanti, si scherza, ci si diverte - ha raccontato Yeman in questa intervista a Vanity Fair - È una cosa positiva. Dovevamo aiutarci a vicenda, dare una mano alla mamma e al papà. Loro non ci hanno mai fatto mancare nulla, hanno fatto i sacrifici per noi. Dicono che è una cosa normale aver adottato otto ragazzi, ma parliamoci chiaro, non lo è". L'infanzia in orfanotrofio, la scuola lontana 4 chilometri, da fare a piedi, poi l'arrivo in Italia. Il primo sport che inizia a fare è il calcio (di cui è ancora appassionato, tifoso dell'Inter) poi sotto la guida di Marco Borsari prima e Massimo Pegoretti poi ecco la scintilla con l'atletica.
Dagli altopiani di Addis Abeba alle montagne del Trentino con i primi successi a Belgrado, Bydgoszcz, Tarragona, Berlino e infine Monaco. "Dicono che gli africani corrano tanto perché c'è la fame e hanno voglia di riscatto - ha raccontato a Fanpage - La stessa voglia ce l'ho anche io, non perché sono etiope ma perché ho ricevuto un'educazione senza avere tutto, mi hanno insegnato a guadagnarmi le cose. Ho tutto il necessario ma non mi basta, ho ancora fame". Yeman Crippa, anzi Yemaneberhan, questo il nome completo, conosce la sua fortuna, così come conosce la sua determinazione, i suoi sacrifici: "Mi sento tanto fortunato per essere stato adottato, essere potuto venire in Italia e di aver scoperto che c'è un'altra vita. Mi è stato dato un futuro diverso, migliore. È questo il motivo per cui questo oro che ho aspettato a lungo lo dedico a me stesso - ha detto al Corriere - Sono partito dal nulla. Avere dei vestiti e dei libri di scuola in Trentino era già tantissimo. I miei compagni avevano tutto, abiti di marca e giocattoli di cartoleria. Io non ho mai avuto né giochi né vestiti comprati, mai avuto cose materiali. Io e i miei fratelli ci siamo sempre dovuti meritare tutto, ma va bene così. Ho imparato a soffrire, a sacrificarmi, a lavorare con determinazione per un risultato. Il mezzofondo, in confronto, mi è parso quasi facile". Una passeggiata verso la medaglia d'oro. E verso chissà quanti altri successi futuri.
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