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Italbasket a un centimetro dal miracolo. Passa la Francia

Dopo la storica vittoria con la Serbia, la Nazionale di Pozzecco va vicina all'impresa contro la Francia. 85-93 dopo un supplementare, ma è stato un Eurobasket da applausi. 

È la pallacanestro, questione di dettagli. Di attimi e centimetri.

Potevamo iniziare con qualcosa ad effetto. La contemporaneità con la partita di Champions League del Milan il titolo l'aveva dato: qualcosa di simile a "Italia is on fire". Eravamo pronti a celebrare il risultato più grande della nostra pallacanestro moderna, tre giorni dopo la memorabile impresa con la Serbia. Pochi centimetri, come quelli che non hanno fatto entrare il pallone dentro il ferro, su quei due tiri liberi di Fontecchio. Pochi secondi, circa 5 dalla sirena finale, quando invece è entrato il pallone del pareggio per la Francia, quello che ci ha condannanto all'overtime per decidere la terza semifinalista dell'Europeo.

L'Italbasket, così, si ferma a pochi dettagli dal sogno di battere un'altra delle corazzate di questo europeo. Gli "underdog", quelli senza Gallinari, con un allenatore un po' matto, con tanti difetti e tantissima voglia di andare oltre le difficoltà. 93-85 il finale dopo un supplementare che premia una squadra più grossa, molto più esperta, guidata dai 216 centimetri di Gobert, dal talento di Fournier e dalla leadership di Huertel. Una squadra che spesso stacca la spina, ma che difende tanto e rimane lucida nei finali di partita. In America direbbero ball don't lie, il pallone non mente. 

ItalBasket. Fonte foto: Il Giornale
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La fiaba del Derthona Basket, dai campi all’aperto alla finale di Coppa Italia - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

L'origine della pallacanestro Derthona risale al 1946, ci parla di una nuova opportunità per Istriani e Dalmati, costretti a fuggire dopo la violenta occupazione della Jugoslavia di Tito. Quando il basket era la "palla al cesto", lo sport si faceva all'aperto e le società nascevano negli oratori. Era il sogno dell'America, portatrice di pace e di abitudini di vita: «gli americani sono forti», diceva Alberto Sordi nel 1954 in Un americano a Roma. Nel 1958 arriva l'affiliazione della Polisportiva alla Federazione Italiana Pallacanestro, insieme al primo campionato vinto, con gli Allievi.

Il film della partita

Non è facile, dopo una vittoria esaltante come quella degli ottavi di finale, ripartire con lo stesso entusiasmo e ripetersi. E poi la Francia sa difendere e controllare il ritmo, eccome. Non a caso, nel primo quarto della partita l'Italia va in difficoltà in attacco a trovare punti e in difesa a limitare le percentuali da tre degli avversari (5/6 dall'arco solo nei primi 10'). Va un po' meglio nel secondo periodo, quando le difese del solito Pajola e di Biligha, insieme alle fiammate di capitan Datome, tengono in vita gli azzurri.

Dopo aver rischiato di scivolare, così, i ragazzi di Pozzecco provano a resistere contro una Francia ordinata, almeno finché Gobert è in campo. Poi, una furia: tanta difesa, il contropiede di Melli, due triple di Datome, quattro punti di Nico Mannion. Il parziale del terzo quarto dice 18-31: do you believe in miracles?

Sembrava di essere tornati a domenica scorsa, con l'Italia sulle ali dell'entusiasmo pronta ad amministrare un vantaggio di una decina di punti contro una delle favorite all'oro finale. La Francia, però, non è la Serbia, squadra piena di talento che spesso abbiamo visto uscire dalle gare alle prime difficoltà. I transalpini, ancor più abituati ad arrivare a medaglia nei tornei (solo un anno fa era arrivato un argento olimpico a Tokyo), restano in partita e riprendono a difendere: mentre gli azzurri sbagliano i possessi del +10, sale in cattedra Thomas Huertel, playmaker attualmente senza squadra dopo un paio di stagioni piene di ombre. Triple, penetrazioni (come l'ultima per il pareggio), assist per le schiacciate di Gobert. Il finale mette davanti gli errori ai liberi e sull'ultimo tiro di Simone Fontecchio: trascinatore, come sempre, con i suoi 21 punti, con le sue triple impossibili e la sua presenza. Quei centimetri tra una palla che entra e una che gira sul ferro farebbero tutta la differenza del mondo, ma che altro si può dire dell'esplosione di questo ragazzo? MVP, pronto a sbarcare dall'altra parte dell'oceano.

Nel supplementare è quasi un assolo della Francia, mentre l'Italia prova a restare a galla grazie ai colpi di un monumentale Marco Spissu, il sassarese che si dimentica di non arrivare all'1.90 e continua a fare canestro a ripetizione.

Si potrebbe parlare dei tiri liberi sbagliati, di qualche palla persa di troppo, di qualche fischio un po' fuori dalla logica, non l'unico in questo Eurobasket. Alla fine, è passata la squadra più forte, che ha saputo gestire le difficoltà e portare a casa i possessi più importanti: si sapeva, nel basket di oggi avere lunghi determinanti e playmaker abili nella gestione del pallone fa la differenza tra chi vince e chi fa buoni risultati.

ItalBasket, Fontecchio. Fonte foto: Reggioonline

 Un futuro da scrivere

Ball don't lie, e quindi onore ai vincitori e onore ai vinti, arrivati a un passo dal miracolo. Perché riconoscere la sconfitta non toglie nulla agli ultimi 14 mesi dell'Italia, arrivata quinta alle scorse Olimpiadi, a un passo da una semifinale storica in questo settembre: come ha detto coach Pozzecco domenica scorsa, «we shocked the word». Non manca l'entusiasmo, la capacità di resistere alle difficoltà; non manca, soprattutto, il talento offensivo. Si sa cosa manca in termini di esperienza internazionale e, soprattutto, di fisicità. La sfida, per gli appuntamenti dei prossimi anni sarà quella di allungare le rotazioni, inserendo nuovi talenti come Procida, Spagnolo, Paolo Banchero. Sperando che veterani come Datome, Melli e Gallinari resistano ancora qualche anno, con la solita esperienza e voglia di vestire azzurro. I giovani cresceranno, così come l'allenatore, amatissimo dai giocatori eppure ancora con poca esperienza internazionale.

Non sta a noi dire se il movimento del basket italiano sia in salute: a livello professionistico, però, gli ultimi anni hanno rivelato una decisa crescita in termini di risultati, di cui la Nazionale è solo la punta dell'iceberg. In 14 mesi abbiamo capito che di Italbasket si può parlare, qualche volta anche esaltandosi: perché non saremo certo i più bravi o i più grossi, ma difficilmente questa Nazionale soccomberà di fronte agli avversari.

Con la difesa di Melli e Pajola, il talento di Fontecchio, la favola di Spissu. Con il gruppo.

Per adesso godiamoci queste semifinali europee (Francia-Polonia e Spagna-Germania), sperando di arrivare lassù a giocarcela anche noi. Forse per una volta quegli attimi e quei centimetri ci sorrideranno.

Anche stavolta, grazie Italia.

Andrea Sciretti

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