Tra Natale e l'epifania, vacanze sul parquet per la Virtus Segafredo Bologna e l'Armani Milano: sogni e speranze europee, nel segno di Banchi e Messina.
Tempo di Natale, tempo di partenze. Chi in montagna, chi al mare, chi verso le città d'arte.
Mentre circa 20milioni di italiani preparano le valigie per partire, non c'è pausa per il basket di alto livello: il Natale, oltre che il preludio al boxing day, è stato il giorno dell'NBA, con le 5 partite di cartello trasmesse in fila da Sky Sport. Imitati, finalmente, anche dal calcio, anche i cestisti da questa parte dell'Atlantico sono abituati a non fermarsi mai durante le vacanze. Al netto degli acciacchi fisici, il periodo migliore per riempire i palazzetti e aumentare gli ascolti.
E così, dopo tre gare nella settimana prima di Natale, la Virtus Bologna e l'Olimpia Milano giocheranno 8 partite in 17 giorni: altro che panettoni e pausa invernale. Dalle parti di Basket city, c'è da scommettere che non si dispiaceranno di poter vedere ancora i loro beniamini scendere in campo. La loro prima parte di stagione è tutta lì da vedere: supercoppa italiana vinta a settembre, terzo posto in campionato e, soprattutto, in Eurolega, a pari punti col Barcellona.
Oltre le aspettative, i meriti di Luca Banchi
Una Virtus Segafredo sorprendente, a maggior ragione se si guarda a come abbia assorbito il cambio di allenatore a inizio stagione: fuori "don" Segio Scariolo, uno degli allenatori più vincenti della nostra storia, dentro Luca Bianchi, coach della Lettonia rivelazione dell'ultimo mondiale di basket. Un coach troppo presto dimenticato, protagonista dell'epopea della Mens Sana Siena sia in veste di vice sia di capo allenatore nella stagione 2012-13; senza dimenticare il merito di aver riportato lo scudetto a Milano dopo 18 anni. Negli ultimi anni, come capita ogni tanto allo sport italiano, se ne sono perse le tracce per ragioni inspiegabili: Banchi ha così girovagato in Europa (con buoni risultati, soprattutto ad Atene) e nella classe media del nostro campionato, tra Torino e Pesaro. C'è voluto lo storico quinto posto per l'Estonia all'ultimo mondiale, la splendida pallacanestro giocata da una nazione in missione, per riprendersi le luci della ribalta e ricominciare il suo cammino da vincente.
Nessuno di aspettava che la Virtus, dopo il ridimensionamento del budget, l'addio di Teodosic e la rivoluzione in panchina, potesse trovare nuova linfa. Luca Banchi è ripartito, invece, dalla difesa, tornata a essere granitica e non condizionata proprio dalla scarsa attitudine del serbo. Ha allargato le rotazioni, riscoprendo l'utilità di Abass e della guardia Lundberg, passato da essere fuori strada a protagonista dell'ultimo mese. Ha riscoperto la leadership degli uomini di maggiore esperienza: l'eterno checchino Belinelli e Shengeila, nel momento forse migliore degli ultimi anni; l'utilità di Hackett e i minuti di qualità di Dunston.
Un giusto mix di quantità e qualità, che ha permesso ai bianconeri di trovare ben 11 vittorie nella competizione europea, che autorizzano ad accarezzare traguardi impensabili fino a pochi mesi fa.
Eccellente allenatore di basket, ottimo comunicatore: con uno stile mai fuori dalle righe, Banchi è riuscito a diventare anche un esempio di sportività. Lo ha fatto a inizio anno, riconoscendo i meriti della costruzione della sua squadra a mostri sacri come Scariolo e Djordevic: nessuna polemica, nessuna volontà di rivendicare le proprie idee, nessun riferimento a una presunta condizione fisica deficitaria. Solo riconoscere che il mestiere dell'allenatore è una ruota che gira, anche se troppo spesso ci si affretta a bollare gli allenatori per qualche risultato negativo.
Lo ha fatto, negli ultimi tempi, con Ettore Messina, coach e presidente degli acerrimi rivali milanesi: uno che a Bologna ha vinto tutto più volte, e che negli ultimi anni ha evitato di portare la famiglia al palazzetto a causa del clima incandescente nei suoi confronti. 14 novembre, si gioca il derby d'Italia in Eurolega: Banchi attende il suo avversario ed entra insieme a lui nel palazzetto, dimostrando cosa sia la riconoscenza nello sport. Ricordando, come molti allenatori sanno, che Ettore Messina è stato per tanti anni il maestro per tutti gli allenatori italiani, che hanno studiato dai suoi libri, ascoltato i suoi clinic, guardato le sue vittorie. Mostrando a tutti come lo sport possa e debba avere memoria.
Il Catenaccio Media Partner dell'Olimpia Basket
Estate del 1991. Un gruppo di giovani ragazzi di 11 e 12 anni ha voglia di tenere viva la passione che, sin da bambini, li ha tenuti attivi nelle palestre olbiesi. Per continuare a giocare a basket, i genitori e gli allenatori storici decidono di iniziare una nuova avventura: è il 03 settembre 1991 e nasce l'Associazione Dilettantistica Pallacanestro Olimpia. Al timone del nuovo gruppo ci sono Mimmino Sciretti, Gianfranco Udassi e Corrado Gambino, ex giocatori e allenatori uniti da un unico desiderio: far crescere i giovani in un ambiente sano.
Deja-vu di Natale: la ripresa di Milano
Dalla parte opposta della pianura padana, invece, non possono dire di aver vissuto giornate altrettanto indimenticabili. Da campioni d'Italia, i meneghini avevano assorbito gli addii del play Napier e di Gigi Datome con l'arrivo della stella Mirotic, il regalo di Giorgio Armani ai suoi tifosi: montenegrino di nazionalità spagnola, vincente (mai in Europa) sia a Madrid che a Barcellona, con un intermezzo da protagonista in NBA. Un colpo paragonabile a Cristiano Ronaldo ai tempi della Juve, per i ricchi ingaggi e per l'indiscutibile qualità offensiva.
Come ha dimostrato proprio Bologna, però, non con le sole figurine si vincono le partite: creare equilibri nuovi, ricostruire una difesa e una giusta alchimia in attacco non è semplice né immediato. Soprattutto se manca un playmaker in grado di garantire difesa, punti e regia nei momenti cruciali: spinta più dalla mancanza di alternative sul mercato, la permanenza di Kevin Pangos è stata deleteria per l'Olimpia, al punto che il canadese è stato presto messo fuori squadra. L'anno scorso, nello stesso periodo, ci furono 9 sconfitte di fila, con Messina che arrivò a paventare le dimissioni. Quest'anno ne sono arrivate 5, ma le sconfitte totali sono molte di più: 10 in Europa, 5 in campionato (con il rischio di rimanere fuori dalle prime 8).
In questa crisi di inizio autunno, sorprendente se si guarda al roster milanese, una svolta nelle ultime settimane c'è stata. Proprio nello scontro con la Virtus del 10 dicembre scorso, i biancorossi targati Armani hanno ritrovato le loro certezze: una grande difesa, maggiore fluidità in attacco, grandi prestazioni dai leader della scorsa stagione (Shields, Melli e Voigtmann su tutti). Che abbia inciso anche l'infortunio proprio di Mirotic? Difficile dirlo, anche se ora la squadra appare più equilibrata nella distribuzione dei quintetti. Marco Crespi, allenatore e commentatore di Sky Sport, ha affermato che «Mirotic non è un giocatore franchigia», sottolineando come nemmeno a Barcellona sia riuscito a trascinare i suoi alla vetta europea.
A Messina il compito di far integrare il campione spagnolo e sfruttarne a pieno le potenzialità. Un compito reso più facile dal fatto che negli ultimi giorni il problema del playmaker potrebbe essersi risolto: come un deja-vu, infatti, è ritornato dalle parti del duomo proprio Shabazz Napier, mai realmente integrato nella squadra che aveva scelto in estate (la Stella Rossa di Belgrado, dove è andato anche Teodosic), più per ragioni economiche che tecniche.
E proprio come un anno fa, il piccolo statunitense ha subito ripreso in mano l'attacco dell'Olimpia, grazie alla sua capacità di far canestro e alla sua abilità di mettere in ritmo i compagni: giocatore moderno, attaccante di razza, abilissimo nel trattamento della palla. L'esordio della Vigilia di Natale è stato più che positivo (74-51 nel derby contro Cremona), e fa ben sperare per le prossime settimane. I margini di errore in Europa sono ridotti al minimo, ma le possibilità di entrare tra le prime 10 sono ancora molte, in una lega molto equilibrata in cui quest'anno è stato inserito il play-in, "spareggio" preliminare ai playoff, dove la settima e l'ottava giocheranno il posto con la nona e la decima. Con un playmaker in più, col talento di Mirotic e Shields, l'equilibrio di Melli e gli altri: per tornare a volare e raggiungere i rivali della Virtus.
Idee per una nuova cultura: Flavio Tranquillo, "Lo Sport di Domani" - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Ettore Messina, intanto, ha fatto parlare di sé come e forse più di Banchi. Negli ultimi giorni lo ha fatto esprimendo stima per Marco Ramondino, coach esonerato dalla Derthona basket Tortona: ancora un esempio di fairplay nel mondo professionistico, a cui altri sport dovrebbero guardare. Poiché, però, il nativo di Catania è noto anche per il suo carattere burbero, non sono mancate le polemiche: molto si è discusso del suo ruolo di presidente e allenatore, unicum europeo da molti giornalisti ritenuto rischioso (e mai messo in discussione dal patron Armani, che gli ha rinnovato il contratto fino al 2026). Alle critiche dei social, il coach ha risposto piccato, citando Mourinho: «A tutti questi schifosi mi verrebbe da fare come Mourinho e dirgli '35', come i miei tituli, più di un titulo a stagione nella mia professione».
Effettivamente, come già tra queste pagine si è detto, si fa troppo presto a dare del "bollito" a uno sportivo, nel basket come nel calcio. Ma se a queste critiche è facile rispondere guardando il palmares, Messina ha ricordato come si possano sbagliare più partite, un americano o l'intero mercato, persino una stagione: una stagione storta non può certo cancellare un percorso pluriennale; un risultato negativo non dice nulla sull'esito dei campionati; un giocatore arrivato dal mercato che non ha reso non dice nulla della capacità dei dirigenti che l'hanno preso (e forse nemmeno del giocatore). Lo sport vero, e il basket in particolare, si tiene ben lontano da facili semplificazioni. E chissà se dalle altre parti di Milano, quella del calcio, questo messaggio sia mai arrivato.
Si dice che nei periodi delle vacanze natalizie sia più facile portare le famiglie allo stadio o al palazzetto: i bambini affollano gli stadi alla ricerca di sogni, speranze, esempi di sport e di vita. Guardando al basket, non mancano certo i modelli da cui trarre insegnamento.
E così, le nostre due corazzate, la Virtus e l'Olimpia, affronteranno due settimane a pieno ritmo: una per continuare a volare, una per spiccare il volo.
Forse è per questo che la pallacanestro non si ferma mai, nemmeno a Natale: per regalare sogni.
Andrea Sciretti
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