Ripetere l'exploit di Tokyo era difficile, così la nostra Italia chiude i Mondiali di atletica di Eugene al 19esimo posto nel medagliere. Facciamo un bilancio tra delusioni, sorprese e nuovi obiettivi.
Si è chiusa a Eugene nell'Oregon la diciottesima edizione dei Mondiali di atletica. La competizione passerà alla storia per i fuochi d'artificio dell'ultima giornata con lo strabiliante record del mondo (6,21) nel salto con l'asta di Mondo Duplantis. Lo svedese ha dimostrato, con il suo salto vincente, di avere nelle gambe e nelle braccia misure anche superiori e, vista la giovane età (22 anni), potrebbe portare i limiti della specialità verso misure fino a poco tempo fa inimmaginabili.
Sempre nell'ultima giornata è crollato un altro record, quello dei 100 ostacoli femminili, portato a 12" e 12 dalla nigeriana Amusan. Il bilancio dell'Italia va disgiunto dalla gloria irripetibile delle Olimpiadi di Tokyo, troppo ricco e nobile il medagliere della nazionale italiana ai giochi olimpici nipponici per essere superato o almeno avvicinato. Colpa, soprattutto, degli infortuni che hanno azzoppato le nostre stelle Jacobs e Tamberi. Il velocista è arrivato negli Stati Uniti con dei malanni che sperava di superare nel corso delle gare. La speranza è svanita dopo la prima batteria di qualificazione, dove Jacobs, pur passando il turno, ha intelligentemente colto un messaggio dal proprio corpo che gli ha fatto capire che era meglio fermarsi lì, recuperare la condizione e puntare agli Europei, in programma tra il 15 e 21 agosto a Monaco di Baviera.

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Le medaglie d'oro di Stano e Vallaortigara
Anche Gianmarco Tamberi è arrivato negli Stati Uniti acciaccato e per di più con le scorie di una brutta discussione col padre allenatore che non condivideva il percorso di avvicinamento ai mondiali del figlio. Tamberi, per tutta risposta, ha licenziato il padre. E' dovuto intervenire il presidente della Fidal Stefano Mei per calmare gli animi. L'ex mezzofondista ha fatto in modo che partisse per gli Stati Uniti anche papà Tamberi, rimandando il divorzio tra i due a fine Mondiali. Ma Tamberi è un vero animale da competizione e, nonostante una condizione a dir poco precaria e il clima non idilliaco nello spogliatoio, ha sfiorato il podio arrivando quarto. Sono state tre le cosiddette medaglie di legno (il quarto posto, appunto) degli azzurri a dimostrazione che la nostra atletica continua il suo percorso di crescita iniziato da alcuni stagioni. Il podio è stato sfiorato anche dall'emiliana Sara Fantini, figlia d'arte (il padre è Cocco Fantini, finalista nel getto del peso alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996), quarta e prima delle europee. Spostandosi sulla via Emilia, da Fidenza, paese d'origine della Fantini, a Piacenza, troviamo il quarto posto di Andrea Dallavalle con un notevole 17 e 25 nella finale di salto triplo. Alle spalle di Dallavalle si è piazzato, ottimo quinto, Emmanuel Ihemeje. I due azzurri, entrambi giovanissimi, già alle Olimpiadi di Tokio avevano raggiunto insieme la finale, classificandosi nono (Dellavalle) e undicesimo (Ihemeje).
Le medaglie sono arrivate da Massino Stano che ha preso l'oro nella 35 km di marcia (distanza che esordiva per la prima volta in una competizione internazionale) e da Elena Vallortigara, bronzo nel salto in alto femminile. Il pugliese ha bissato l'oro di Tokio nella 20 km, entrando così di diritto nella galleria dei grandi marciatori italiani. L'atleta vicentina è tornata al livello che le compete dopo una carriera che se non fosse stata bersagliata dagli infortuni avrebbe avuto ben altro sviluppo.
𝘼𝙇 𝙈𝘼𝙎𝙎𝙄𝙈𝙊𝙊𝙊𝙊𝙊𝙊𝙊𝙊𝙊𝙊 🥇😍🇮🇹
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) July 24, 2022
Massimo Stano, campione Olimpico di #Tokyo2020, si conferma: è campione del Mondo a #Eugene2022. Primo oro dell'Italia in Oregon ! #WorldAthleticsChamps #atletica pic.twitter.com/EZAKyuRofq

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La crisi europea dell'atletica
Vanno ricordate, però, anche le delusioni azzurre. L'infortunio di Jacobs non può giustificare la figuraccia della staffetta veloce maschile (la 4X100) fuori dalla finale dopo il meraviglioso oro in Giappone. Nessuno avrebbe preteso una medaglia ma almeno l'ingresso in finale sì, come ha sottolineato Tortu, spostato dai tecnici dall'ultima alla seconda frazione con risultati nefasti. Il sardo è stato autore di una bella semifinale dei 200 metri, dove ha mancato di un niente l'ingresso tra i primi otto. La condizione di Tortu fa ben sperare per i 200 agli Europei dove potrebbe concretamente ambire ad una medaglia. Male, rimanendo in tema di velocità, i quattrocentisti uomini sia singolarmente che nelle staffette. Le ragazze, invece, sono state bravissime nella 4X100 e nella 4X400, raggiungendo in entrambi casi la finale. Sempre in campo femminile ha trasmesso buone sensazioni Larissa Iapichino, fuori dalla finale per pochi centimetri ma apparsa concentrata e motivatissima come un paio di anni fa.
Considerazioni finali: la crisi che l'Europa sta vivendo in ambito politico si rispecchia misteriosamente anche nell'atletica. Guardando il medagliere desta stupore vedere nazioni che un tempo collezionavano medaglie ridotte a gioire per un misero bronzo o altre come Germania e Francia che, solo nell'ultima giornata, hanno preso un oro. Alla luce di ciò, non deve amareggiare il diciannovesimo posto dell'Italia nel medagliere. Il risultato va analizzato insieme ad una crescita generale di tutto il settore con una serie di atleti tra i 20 e i 25 anni che possono solo migliorare.
Il prossimo appuntamento tra tre settimane agli Europei di Monaco dove molti dei nostri sono attesi ad un esame di maturità.
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