Alla festa del Fatto Quotidiano, Adriano Panatta e Giovanni Veronesi parlano di tennis e non solo, tra Sinner, Musetti, Sangiuliano e Nanni Moretti.
Nella prima giornata della Festa del Fatto Quotidiano, realizzata nella meravigliosa cornice della Casa del Jazz, vicino le Terme di Caracalla, è andato in scena il panel "Tutti pazzi per il Tennis" con ospiti il regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi e il tennista vincitore della Coppa Davis e del Roland Garros Adriano Panatta. Sul palco, a moderare i due protagonisti, erano presenti i giornalisti del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi e Alessandro Ferrucci.
Ferrucci rompe subito il ghiaccio con un'osservazione ironica sulle tre "S" del giornalismo: "sangue, sesso e soldi". Poi lancia la provocazione: "Scegliete voi, Sangiuliano o Sinner?" La conversazione scivola immediatamente su toni più personali e leggeri. Veronesi, con il suo humor un po' tagliente, sceglie Sangiuliano, dicendo però che lo "porterebbe in un angolo e lo pesterebbe di brutto" per quello che ha fatto nei mesi precedenti per la cultura. Panatta, invece, opta per Sinner, ma con la tipica ironia che lo contraddistingue: "Soldi pochi, sesso ormai non se ne parla, e sangue mi resta quel che mi resta."
Quando si parla di Sinner, però, l'atmosfera cambia. Panatta viene interpellato non solo come leggenda, ma anche come esteta del tennis. Gli viene chiesto se il giovane tennista lo entusiasmi. "È forte, non c'è dubbio, ma... tennisticamente il suo stile mi piace meno. Io sono rimasto legato a quel tennis degli anni '70, '80, '90, che era ancora umano. Oggi c'è troppa violenza nel gioco," afferma, parlando dei cambiamenti del tennis moderno, dagli attrezzi ai campi, fino ai giocatori stessi, diventati "più alti, più potenti, meno fantasiosi". Ferrucci, mai troppo indulgente, incalza: "Tolto Federer… chi è l'ultimo giocatore di quell'era?" Panatta annuisce, citando altri campioni del passato: "Edberg, Sampras, Agassi, Becker… erano giocatori che sapevano fare tante cose diverse. Oggi, invece, la velocità della palla non lascia spazio alla fantasia."
Il discorso poi vira su Musetti, una delle nuove promesse italiane. "Musetti ha troppo talento," commenta Panatta, "talmente tanto che a volte fatica a scegliere la soluzione migliore." Eppure, riconosce che il giovane sta maturando: "Ha tutte le carte per entrare tra i primi dieci del mondo."
Veronesi e Panatta ridono e scherzano, ricordando aneddoti di partite giocate insieme, tra cui una memorabile sfida di doppio in cui Veronesi non ha concesso a Panatta di regalare neanche un punto al fratello e a Domenico Procacci. Oppure del loro miglior doppio: Veronesi e Nanni Moretti contro Panatta e Margherita Buy. Il regista ricorda:"Pensa te, stavamo vincendo 4-0 io e Nanni, a un certo punto lui dice: 'Che ore sono?' Io dico: 'Che c'entra l'ora con il punteggio? Non è che ci buttano fuori eh.' Ma lui insiste: 'Voglio sapere che ore sono.' Gli dico: 'Sono le 4:00 meno un quarto.' E lui risponde: 'Eh, alle 4:00 devo andare via.' Così, eravamo a 4-0 nel primo set e ho detto: 'Guarda, non lo so, boh, vabbè, facciamo un set solo.' E abbiamo perso 6-4." Scanzi poi, per onor di cronaca, chiede a Panatta lo stile di gioco di Moretti. "È solido, è un pallettaro, peggio di Barazzutti? No, gioca da fondo campo, lotta molto, affetta parecchio. Gioca in modo strano, ma è tignoso. Non sa perdere, non vuol perdere, assolutamente"
La serata procede tra racconti e battute, specialmente quando Panatta racconta del suo carattere in campo: "Ero insopportabile in doppio, parlavo sempre." aggiungendo "non avrei mai giocato in coppia con me stesso!" Quando ha dovuto giocare nel torneo delle leggende del Roland Garros insieme a John McEnroe, ammette di essersi trovato davanti una sfida inaspettata. "Mi ha fatto allenare due ore il giorno prima del match! Io non avevo mai giocato tanto negli ultimi vent'anni!"
Un altro tema che emerge è quello della scaramanzia. Si racconta di un episodio in cui Ilie Năstase, durante un match di doppio, aveva tirato un gatto nero in campo, facendo infuriare Panatta: "Oggi sarebbe impensabile, arriverebbero i droni a sparare al gatto!" La risata generale è inevitabile, ma dietro l'aneddoto c'è un sottotesto nostalgico di un tennis che non c'è più.
In conclusione, si riflette sul difficile rapporto tra tennis e cinema: "È complicatissimo raccontare il tennis sul grande schermo. Gli attori non sanno giocare, e non basta mettere una racchetta in mano a qualcuno per renderlo credibile." Eppure, con l'avvento della tecnologia e degli effetti speciali, qualcosa si sta muovendo. Anche se, secondo Panatta, per cogliere l'essenza di un tennista serve ben altro.
Tra una risata e l'altra, la serata si conclude con un senso di ammirazione reciproca, tra un regista che ama il tennis e un tennista che sa raccontare il gioco come pochi.
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