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Ciao, Carletto

Per capire chi è stato Carlo Mazzone basterebbe chiedere a Pep Guardiola, oppure ad Andrea Pirlo, a Giancarlo Antognoni, a Roberto Baggio, a Francesco Totti. Basterebbe chiedere ai grandi, proprio come lui. 

Questo 19 agosto 2023 non è un giorno qualunque per il calcio e il nostro sport. Carletto Mazzone ci ha lasciato e insieme a lui se n'è andato un altro grande della panchina, però di basket, Tonino Zorzi. Ci piace immaginarli insieme, mentre chiacchierano in questo loro ultimo viaggio, accomunati entrambi da due lunghissime e bellissime carriere, amati dal pubblico e dai loro giocatori, col comune denominatore di aver conquistato promozioni a ripetizione ma di non aver vinto mai nulla d'importante. Sempre in tema di allenatori in questo 19 agosto è stato annunciato l'arrivo di Luciano Spalletti sulla panchina della nazionale. Sempre parlando di calcio, è iniziato ieri il campionato di A.

Quante coincidenze, ma, come dice un'incantevole Cate Blanchett nel film Carol, «niente accade per caso e tutto torna al punto di partenza».

Forse il sor Carletto ha preferito andarsene perché non gli sarebbe piaciuto questo primo campionato sconvolto dal vento caldo d'Arabia carico di soldi. Forse si era stufato di sentire i suoi colleghi lamentarsi continuamente del calcio mercato quando lui allenava sempre quelli che gli davano senza battere ciglio.

Cambio: dentro Baggio, fuori Pep Guardiola. E sullo sfondo, Carlo Mazzone. Fonte foto: Corriere.it
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AMARCORD. Carlo Mazzone: "Juve, nun c'avemo paura". - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

All'età di 86 anni, ci lascia Carlo Mazzone, storico allenatore della Roma degli anni 90. Lo ricordiamo con questa nostra intervista, del settembre 2014. 

Con Mazzone se ne va un grandissimo allenatore la cui reale bravura non è stata adeguatamente riconosciuta, sopravanzata dalla particolarità del personaggio, ricca di aneddoti gustosi e simpatici che purtroppo inquinavano il giudizio dei critici più superficiali e dall'etichetta più sbagliata che si potesse dare al tecnico romano: catenacciaro. Mazzone è stato tutto fuorché un difensivista a oltranza o un risultatista (come direbbe la Gazzetta dello Sport in una divisione cacofonica e discutibile tra gli allenatori in giochisti e appunto risultatisti). Per sapere chi è stato Mazzone chiedetelo ai grandi campioni che ha allenato e che ha aiutato in taluni casi a crescere e diventare tali e in altri (Baggio e Signori) a rinascere o a chiudere in bellezza la carriera (Pep Guardiola).

E' lunghissima la lista dei giocatori ai quali l'allenatore romano ha cambiato e indirizzato la carriera. Un giovanissimo Giancarlo Antognoni, con un Mazzone alle prime armi in panchina, fu coccolato, cresciuto e difeso dagli attacchi vigliacchi della stampa del nord. Francesco Totti fu lanciato e imposto nel grande calcio, con l'annuncio, urlato al mondo intero, che quel ragazzino sarebbe diventato un campionissimo. Ad Andrea Pirlo cambiò collocazione in campo, regalando al calcio uno dei migliori registi di ogni tempo e una carriera ben diversa al giocatore bresciano che s'immaginava invece trequartista. Roberto Baggio fu il suo ultimo folle amore, meravigliosamente ricambiato. Mazzone ricostruì il divin codino dalle macerie d'infortuni che l'avevano travolto e lo liberò dalla cattiveria con cui l'avevano già sepolto altri allenatori, catalogandolo come un rompi-spogliatoio. Baggio fu il suo ultimo capolavoro e l'opera sarebbe stata anche più magnificente se Trapattoni avesse avuto l'onestà di portare il campione vicentino ai Mondiali in Corea-Giappone. Chiedetelo a loro: ad Antognoni, Totti, Pirlo e Baggio chi era Mazzone. 

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Ilario Castagner, l'Olanda a Perugia - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Negli anni '70 il calcio fu rivoluzionato da un vento proveniente dall'Olanda che, grazie ai suoi profeti Michels in panchina e Cruijff in campo, provò a riscrivere la grammatica del gioco più popolare del mondo. Nel nostro Paese, uno dei primi a mettere in atto questo cambiamento fu Ilario Castagner, un giovane allenatore a cui un presidente illuminato, Franco D'Attoma, e un direttore sportivo che avrebbe fatto molta strada, Silvano Ramaccioni, affidarono le sorti del Perugia
Carlo Mazzone con Francesco Totti, da avversari, ma solo sulla divisa. Fonte foto: Pagine Romaniste

Domandatelo anche a Pep Guardiola che lo conobbe al tramonto della sua carriera a Brescia. Un incontro fugace, sufficiente però per far capire all'hombre catalano di aver incontrato un gigante. Chiedete a questi campionissimi, che di calcio ne sanno sicuramente molto di più di chi ha etichettato Mazzone come catenacciaro, come faceva giocare le sue squadre. Chiedetelo anche ai tifosi dell'Ascoli che per la prima volta nella sua storia conobbe la serie A dopo una cavalcata storica dalla C. Un Ascoli la cui formazione è nella mente dei suoi supporters come le preghiere che compongono i grani di un rosario: Grassi, Perico, Legnaro, Colautti, Castoldi, Minigutti, Colombini, Viviani, Silva, Gola, Campanini. Era il 1974 e la grammatica del calcio era stata rivoluzionata dall'Olanda. Mazzone faceva giocare quell'Ascoli al passo con i tempi e poco importa se al posto di Neeskens aveva Minigutti e invece di Rep schierava Campanini, il divertimento era assicurato lo stesso.

Seguiranno oltre trent'anni di carriera col record di presenza in panchina in serie A (792). Dodici squadre allenate, dodici città che ora lo piangono. In ognuna di esse ricordi passati alla storia: promozioni epiche, salvezze miracolose, la corsa sotta la curva dell'Atalanta, la vittoria a Perugia sotto la pioggia che fece perdere uno scudetto alla Juventus e i tre anni a Roma, il suo sogno. Purtroppo, arrivò nella Capitale l'uomo giusto, lui romano e romanista, nel momento sbagliato; da lì a poco Sensi avrebbe costruito una squadra da scudetto ma negli anni mazzoniani gli investimenti non erano ancora pesanti. Poco importa se quegli allori che sognava e che tanto meritava non sono arrivati. Il carico di amore e affetto che i tifosi gli hanno regalato vale più di campionati e coppe. 

Quel giorno in cui la Roma vinse a Verona grazie a...
AMARCORD. Carlo Mazzone: "Juve, nun c'avemo paura"...
 

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