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Kaiser Franz

Il Mondiale era il suo red carpet, il libero invece era il suo ruolo. Se n'è andato Franz Beckenbauer, simbolo della Germania del calcio.  

Come molte leggende da un po' di tempo si era eclissato e non appariva più in pubblico. Non per sua volontà, una serie di problemi di salute l'avevano colpito duramente. Fosse stato per lui sarebbe stato sempre davanti ai riflettori, anche ora che si avvicinava agli ottanta, col suo portamento da star e il sorriso disarmante che sembrava dire agli astanti: "sì, sono io. Sono Franz Beckenbauer". Non aveva certo bisogno di presentazioni, lui era il Kaiser. Soprannome da imperatore, ma ancor più vincente di un imperatore. La parola sconfitta si abbinava poco con Kaiser Franz. Quelle volte che la prima aveva avuto ragione del secondo era accaduto solo per circostanze eccezionali. Tre per la precisione. La finale del Mondiale del 1966 quando da giocatore perse ai supplementari contro l'Inghilterra padrona di casa per colpa di un arbitraggio discutibile. La semifinale del Mondiale del 1970 in Messico quando uscì sconfitto dopo la partita del secolo: Italia-Germania 4-3. La finale del Mondiale del 1986, ancora in Messico (paese sfortunato per un uomo fortunato come lui) quando, nelle vesti d'allenatore della Germania, fu battuto da un Argentina del Maradona più bello di sempre. 

Perché Beckenbauer era una leggenda ma Diego, quel Diego del 1986, era soprannaturale. Quattro anni dopo, però, Franz si prese la rivincita contro il Pibe nella non memorabile finale dei Mondiali del 1990. 1 a 0 per i tedeschi grazie a un rigore di Brehme, anche se qualche minuto prima non ne fu fischiato uno più netto all'Argentina.

Una foto iconica di Franz Beckenbauer

Essendo una star, il Mondiale è stato il suo red carpet preferito: cinque partecipazioni, quattro finali e una semifinale. Due finali vinte, una da giocatore e l'altra da allenatore, due finali perse, anche in questo caso equamente divise tra campo e panchina. Tutta la critica concorda nel dire che ha cambiato un ruolo: quello del libero. Ci permettiamo di ricordare che il merito andrebbe condiviso con il nostro Pierluigi Cera che, forse per primo e anche lui retrocedendo dal centrocampo alla difesa, trasformò (grazie alla geniale intuizione del suo allenatore Manlio Scopigno) un ruolo, passandolo dai piedi dei distruttori a quelli dei costruttori di gioco. Lo stesso Cera, per ironia della sorte, rese ancor più leggendaria la prestazione di Beckenbauer in Italia-Germania a Messico 1970 perché per colpa di un suo intervento, peraltro involontario, il Kaiser fu costretto a giocare buona parte della sfida con la spalla bloccata.

Franz Beckenbauer con la maglia della Germania e la fascia da capitano

Negli anni '70 altre scuole, come quella olandese, cambiarono il modo di giocare imponendo una rivoluzione globale che partiva dalle idee degli allenatori (su tutti Rinus Michels) e dalla bravura e poliedricità degli atleti. Il Kaiser, invece, non cambiò solo un ruolo, ma sconvolse, da solo, un intero modo di concepire la partita. Il suo incalcolabile apporto al calcio non si è limitato, quindi, solo al suo essere un campione ma soprattutto all'aver indicato una strada da seguire. Dopo di lui l'interpretazione del ruolo di libero come costruttore di gioco verrà chiamato alla Beckenbauer e nella sua scia nasceranno altri interpreti indimenticabili come i nostri Scirea, che sicuramente è quello che ha avvicinato maggiormente Kaiser Franz, e Franco Baresi.

Ma oltre alla maglia della nazionale tedesca vanno ricordati i trionfi col Bayern di Monaco, che solo col suo arrivo e quello di una generazione di fenomeni (Maier, Breitner e Muller) diventò la corazzata che oggi conosciamo e che dalla fine degli anni '60 in poi iniziò a dettare legge prima in patria e poi all'estero.

E' curioso che questo triste addio sia stato preceduto, solo 48 ore prima, da quello del Brasiliano Zagallo, l'unico prima di Beckenbauer ad aver centrato l'accoppiata mondiale da giocatore e da allenatore (il terzo detentore di questo primato è il francese Didier Deschamps). Ne avranno di cose da dirsi il Professore e il Kaiser. Probabilmente, constatando che le loro nazionali, così forti e ricche di campioni, non si sono mai affrontate in una finale mondiale, dibatteranno su chi avrebbe vinto una finalissima tra il Brasile del 1958 o del 1970 e la Germania del 1974. 

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