Un docufilm che celebra l'eredità di Tommaso Maestrelli, portando alla luce la storia umana e sportiva di un allenatore rivoluzionario, per la Lazio e per il calcio italiano.
«In Italia si giocava un calcio in bianco e nero…» dice Riccardo Cucchi, storico giornalista sportivo e noto tifoso della Lazio, in una scena del documentario seduto su una delle panchine dello storico campo di allenamento di Tor di Quinto. «…La Lazio di Maestrelli portò il colore». È proprio da questa frase che nasce il titolo del docufilm diretto da Francesco Cordio e Alberto Manni, prodotto da Groenlandia e presentato alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
Attraverso le parole del figlio Massimo, il documentario si propone di ripercorrere fedelmente la storia di Tommaso Maestrelli, dagli esordi come giocatore del Bari fino all'ultima esperienza da dirigente sportivo con i biancocelesti, raccontando in circa cento minuti la carriera di uno degli allenatori più amati e rispettati della storia del calcio italiano soffermandosi non solo sui successi e sulle tappe professionali, ma anche sui legami umani che hanno definito il suo percorso.

Adriano Panatta e Giovanni Veronesi: tutti pazzi per il Tennis - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Alla festa del Fatto Quotidiano, Adriano Panatta e Giovanni Veronesi parlano di tennis e non solo, tra Sinner, Musetti, Sangiuliano e Nanni Moretti.
Cordio e Manni scavano negli archivi utilizzando foto e video d'epoca per raccontare non solo la storia del Maestro, ma anche per offrire uno spaccato dell'Italia di quel tempo. Viene narrato il percorso di Maestrelli come calciatore, partigiano della brigata Garibaldi, allenatore, ma soprattutto come uomo e padre. Emergono il suo legame con i giocatori, con i tifosi e con la famiglia, mantenuto vivo dai ricordi del figlio Massimo intervistato nella sua casa al mare. Le onde si infrangono sugli scogli, come una vita intensa e bella che all'improvviso svanisce. È questa la sensazione che mi è rimasta addosso dopo la visione: vivere, in 98 minuti, un'intera esistenza altrui, fatta di amore, famiglia e calcio.
Ciò che mi ha convinto di meno è stato l'approccio troppo televisivo, accompagnato da un montaggio non sempre all'altezza. Nonostante ciò, l'impronta stilistica riesce ad immergere lo spettatore nella storia di Maestrelli dall'inizio alla fine, evitando una complessità eccessiva che forse avrebbe snaturato troppo l'opera.
L'ultima parte, dedicata alla Lazio, emerge con particolare forza, catturando l'attenzione dello spettatore e tenendolo incollato allo schermo. Nella storia biancoceleste la Banda Maestrelli, che si divideva nello spogliatoio tra palloni e pistole ma si univa in un'armonia perfetta sul campo da gioco, è stata sicuramente quella che più ha definito il concetto di lazialità diventando la pagina più importante della storia del club capitolino.
Un'opera intrisa di calcio e di vita nella sua essenza più pura. Questo film rappresenta una piccola gemma, imperdibile per chi desidera esplorare la storia di uno degli allenatori più grandi e rivoluzionari del panorama calcistico italiano.
Commenti (0)