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Matthias Sindelar, il Mozart del pallone che si oppose ad Hitler

In occasione della Giornata della Memoria, riscopriamo la storia e la vicenda di Matthias Sindelar, la cui morte è ancora avvolta nel mistero 

Lo chiamavano il "Mozart del pallone" ma anche "il violinista" e "carta velina", tutti soprannomi che descrivevano benissimo il suo modo di essere e di giocare. Matthias Sindelar era un attaccante austriaco dal fisico esile, sembrava danzare con il pallone, finte ubriacanti e dribbling leggero. Aveva origini ebraiche ed era nato a Kozlov, il 10 febbraio 1903, figlio di operai.

Avesse giocato oggi, lo avremmo definito un Top Player. All'epoca il termine ancora non esisteva ma Sindelar lo era, al pari del nostro Meazza. Era la punta di diamante della nazionale austriaca degli anni 30, il Wunderteam, e dell'Austria Vienna. Un campione silenzioso, con una storia che si svolge nell'Europa che andava incontro a grandi falcate verso il nazismo, verso la grande catastrofe. I campi di calcio di Sindelar verranno presto sostituiti da ben altri tipi di campi.

La storia di "carta velina" passa anche per l'Italia, nei mondiali del 1934, organizzati dal regime fascista che voleva a tutti i costi quel titolo in bacheca. In semifinale Sindelar sfida gli azzurri a San Siro, la nostra nazionale è un ostacolo insuperabile, l'Austria va k.o. così come l'attaccante di Kozlov, toccato duro dal nostro Monzeglio. La finale dei mondiali Sindelar la vivrà dall'ospedale di Milano, dove conosce Camilla Castagnola, giovane insegnante di tedesco ebrea, e se ne innamora.
Matthias Sindelar, in acrobazia
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 La lenta caduta di Matthias Sindelar

L'Austria intanto viene annessa alla Germania. Le due nazionali di calcio si incontrano in una partita che sancisce l'unione sportiva. Vincerà il Wunderteam, con due gol proprio di Sindelar che, al momento del saluto nazista verso la tribuna gremita di svastiche e di gerarchi, rimane immobile, le braccia incrociate dietro la schiena. Da quel momento il destino suo e della moglie Camilla è segnato. Il rifiuto a vestire la maglia della nazionale tedesca e di iscriversi partito nazista fecero il resto

Matthias Sindelar muore il 23 gennaio 1939, insieme alla moglie italiana. Ufficialmente soffocato dal gas di una stufa, forse un suicidio, forse un incidente. La polizia tedesca archiviò il tutto con molta fretta. "La sua non era una finta scomposta, plateale, marcata - scriverà Vittorio Pozzo, su La Stampa, per commentare la sua scomparsa - Era un accenno, una sfumatura, il tocco di un artista. Fingeva di andare a destra e poi convergeva a sinistra colla facilità, la leggerezza, l'eleganza di un passo di danza alla Strauss, mentre l'avversario, ingannato e nemmeno sfiorato, finiva a terra nel suo vano tentativo di carica".

Moriva così all'età di 36 anni un campione silenzioso, la cui storia è un po' leggenda e un po' mistero. Quando rifiutò di vestire la maglia tedesca, i nazisti vietarono agli ex compagni di salutare Sindelar, ma il suo allenatore Michael Schwarz il giorno degli allenamenti gli disse così: "Il nuovo Fuhrer del club ci proibisce di salutarla, ma io dirò sempre "Buongiorno" ad un signore".

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