Il turno di Serie A mette davanti di nuovo, dopo 26 anni dall'ultima volta, Roma e Cremonese. Ma è un altro il grande precedente tra le due squadre: quello dell'ottobre 1929.
Era il 1996 l'ultima volta che la Roma ospitò, allo Stadio Olimpico, la Cremonese. Finì 3 a 0, con reti di Di Biagio, Balbo e Cappioli. In panchina c'era Carletto Mazzone, in campo Totti e Delvecchio, Aldair e Thern. Contro invece c'erano l'ex di turno Luigi Garzja e il futuro direttore sportivo dei giallorossi, Gianluca Petrachi.
Ma è un altro il precedente storico tra le due formazioni. Un precedente che è record, quello dell'ottobre 1929 quando allo Stadio della Rondinella, la Roma rifilò 9 reti alla Cremonese, la vittoria più larga della storia giallorossa. In quello storico impianto, che sorgeva nei pressi dell'attuale Curva Nord dello Stadio Flaminio e dove giocava la Lazio, la squadra di Renato Sacerdoti disputerà solo quel match, in attesa di inaugurare, nel 2 a 1 contro il Brescia, il nuovo impianto di Campo Testaccio.
Quel giorno a Cagliari, quando se ne andò Giuliano Taccola - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Era il campionato 1968/69, sulla panchina della Roma c'era Helenio Herrara, in campo invece c'era Giuliano Taccola. O meglio, sarebbe dovuto esserci.
Un Roma Cremonese storico
Era la stagione 1929-1930, l'allenatore della Roma era Guido Baccani, che sarà presto sostituito dall'inglese Herbert Burgess. A rileggere i nomi della formazione che scese in campo, quel pomeriggio di quasi un secolo fa, sembra di entrare in un'atmosfera mitica, da racconto intorno al focolare. C'è il terzino De Micheli, lo "Scrucchia" della Canzona di Testaccio, che durante un derby negli anni 30 diede uno schiaffo a Giorgio Vaccaro, Console della Milizia, Presidente della Federazione nonché socio della Lazio e pezzo grosso del Partito Nazionale Fascista, colpevole di far perdere tempo per avvantaggiare i biancocelesti. C'è il portiere Bruno Ballanti, di Tivoli, che finirà per lavorare da tassista a Roma dopo la carriera da allenatore. C'è il primo straniero della storia della Roma, l'argentino Arturo Chini Ludueña, e poi il "Professore", Fulvio Bernardini, il "bravo nazionale e capitano" Attilio Ferraris IV, in panchina Giorgio Carpi, in avanti i due bomber fiumani Luigi Ossoinak, ribattezzato subito "Ossobuco", e Rodolfo Volk, che deciderà il primo derby della storia.
Tra Salerno e Castellabate, sulle tracce di Agostino Di Bartolomei - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
La prima di campionato mette davanti Salernitana e Roma, due squadre che hanno visto giocare Agostino Di Bartolomei. Siamo andati a Castellabate, in provincia di Salerno, a ripercorrere gli ultimi anni di un campione amato ovunque.
E saranno proprio questi ultimi due a fare il bottino più ampio nella sfida contro la Cremonese: una tripletta per entrambi. "Ottimo palleggiatore, tiratore irresistibile, ha giuocato una partita senza un attimo di esitazione. Il più bel goal della giornata è stato segnato da questo magnifico giuocatore" scriverà il giornale L'Impero, il giorno seguente. Lo stesso giornale che, alla vigilia, presentava così la squadra avversaria: "La Cremonese, squadra vivace e battagliera, ha tutte le qualità delle squadre di provincia: cuore, ardimento e tenacia. Non ci sono molti ostacoli che possono fiaccare la sua fibra robusta e il suo inquadramento saldo e generoso. Anche sconfitta la squadra dà l'impressione di non arrendersi che a denti stretti. Il suo ingranaggio non consente rilassamenti, non conosce pause di sosta nella battaglia".
Certo, la partita dirà ben altro. Ad aprire le danze delle reti era stato Chini Ludueña a chiuderle Benatti, in mezzo, oltre alle due triplette, anche la rete di Bernardini. 9 a 0 il risultato finale, per una Roma che, per usare lo stesso termine della foto riportata da Asromaultra.org, ha "maramaldeggiato" sulla Cremonese. Termine di un giornalismo che non c'è più ma che merita un attimo di storia. Propriamente significa "fare il prepotente con i deboli" e deriva dalla figura di Fabrizio Maramaldo, condottiero e soldato di ventura che, durante la Battaglia di Gavinana, nel 1530, uccise il capitano Francesco Ferrucci, il condottiero fiorentino inerme, ferito e imprigionato che cantiamo nell'Inno d'Italia ("Ogn'uom di Ferruccio / ha il cuore, ha la mano"). Parole e significati di un calcio che non c'è più.
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