Dopo Vialli, Mihajlovic e Pelé se ne va un altro grande pezzo di storia del calcio: Carlos Roberto de Oliveira, detto Dinamite, storica punta del Brasile e del Vasco da Gama.
L'allenatore che fa le convocazioni in Cielo deve avere una vocazione offensiva se, in meno di un mese, a chiamato a sé Sinisa Mihajlovic, Pelé, Gianluca Vialli e, per ultimo della lista, Roberto Dinamite.
Carlos Roberto de Oliveira, meglio noto come Roberto Dinamite. Il richiamo al noto esplosivo era dovuto alla potenza del suo tiro, forte e irreale perché invece che decelerare acquistava velocità nella fase finale del suo viaggio verso la porta. Roberto Dinamite, oltre che sfidare le leggi della fisica, era uno dei migliori tiratori di punizioni della storia del calcio (chi le batterà ora tra lui e Mihajlovic?) ma, soprattutto, uno dei più grandi cannonieri di sempre dall'alto dei suoi 708 gol.
Nell'estate del 1982 avevo 18 anni e, da appassionato del calcio sudamericano, sognavo di vederlo ai Mondiali dove doveva essere il centravanti di quello che veniva preannunciato come un Brasile fortissimo se non addirittura imbattibile. Roberto Dinamite, però, trovò posto tra i 22 solo all'ultimo momento grazie all'infortunio di un certo Careca e una volta in terra iberica fu confinato addirittura in tribuna senza giocare neppure un minuto. Come Centravanti fu scelto, come noi italiani sappiamo bene, Serginho che Telé Santana, commissario tecnico del Brasile, scelse ufficialmente per la sua bravura nell'aprire gli spazi agli inserimenti dei fenomeni che gli ronzavano intorno: Zico, Eder e Socrates. In realtà, sembra che i senatori della squadra non vedessero di buon occhio Roberto Dinamite per il suo egoismo. Il bomber, infatti, appena vedeva un pallone provava a scaraventarlo in rete e non cercava mai il dialogo con i compagni di reparto. Ma un'altra spiegazione, sembra più veritiera, dell'ostracismo verso l'attaccante era dovuta al peso che aveva nello spogliatoio la componente legata al Flamengo, eterno rivale del Vasco de Gama, il club di Roberto Dinamite. Con Roberto Dinamite o Careca in campo forse avremmo visto un'altra partita il 5 luglio del 1982 allo stadio Sarrià di Barcellona. Meglio per noi, peggio per i verdeoro, i cui tifosi per anni hanno rinfacciato a Telé Santana quella sciagurata scelta.

Gianluca Vialli, una rovesciata nel cielo - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
La straordinaria carriera di Vialli, scomparso di recente, è di più di una semplice traiettoria tra Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea.
Roberto Dinamite è morto a 68 anni per un tumore contro cui lottava da tempo. Non era la prima volta che l'attaccante fronteggiava un cancro. La prima era stata sessant'anni prima, quando, a soli otto anni, rischiò la vita per una neoplasia che gli aveva colpito la coscia. Vivo per miracolo, il giovanissimo Roberto, non ancora diventato Dinamite, promise a se stesso che sarebbe diventato un campione. Così fu e in Brasile è stato salutato come un re, soprattutto dai tifosi del Vasco de Gama, la squadra a cui ha legato quasi tutta la sua carriera, quasi venti stagioni divise in tre fasi. In mezzo a queste provò pure una velocissima esperienza in Europa nel Barcellona nella stagione 1979/80 dove trovò Helenio Herrera. Il mago aveva già imboccato il viale del tramonto e non lo considerò minimamente. Deluso dal Barcellona, Roberto Dinamite rincasò al Vasco de Gama e per festeggiare il ritorno regalò cinque gol ai suoi tifosi per farsi perdonare il tradimento. Il Vasco de Gama non è una squadra qualunque nella storia del calcio, non solo per i trofei vinti e i campioni che hanno vestito la sua maglia, ma anche per quello che ha rappresentato per l'evoluzione dello sport più popolare al mondo. Il Vasco, infatti, fu la prima squadra ad accogliere nella sua rosa giocatori di colore, la cui presenza, negli anni '20, era vietata dalla federazione brasiliana. Nel 1923 il club rischiò addirittura l'esclusione dal campionato ma la dirigenza dell'epoca, per risposta, ne tesserò addirittura tredici. Alla fine il Vasco ebbe la meglio sui dirigenti federali e quella presa di posizione segnò un punto di svolta nella lotta al razzismo in Sudamerica. Lo stesso Roberto Dinamite, che una volta smesso di giocare si buttò prima in politica e divenne poi presidente del Vasco de Gama, ricordò con orgoglio l'impegno antirazzista del club. Sempre l'ex bomber, nel suo ruolo di presidente regalò nel 2013 una maglia del Vasco a Mario Balotelli, mentre si trovava con l'Inter in tournée in Brasile, in segno di solidarietà per gli episodi di razzismo subiti dall'attaccante italiano.
Roberto Dinamite è inoltre uno dei pochi calciatori che è stato omaggiato, ancora in vita, con un murales nei pressi del Maracanà, in ricordo di un suo gol capolavoro realizzato nello stadio più famoso del mondo.
Sono passati quarant'anni e un dubbio ci assale: con Roberto Dinamite al posto di Serginho come sarebbe finita Italia-Brasile?
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