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La storia di Rodolfo Volk, dal primo gol nel derby alla fuga da Fiume

 La storia del bomber fiumano della Roma, Rodolfo Volk, autore del primo gol nella storia del derby

"I clamori del pubblico si alzano al cielo, sventolìo di cappelli, di bandierine giallorosse, grida di saluto: i compagni intanto soffocano Volk a furia di abbracci e di strette di mano". Tra le pagine dei giornali, la mattina del 9 dicembre 1929, Il Messaggero recita così. Il giorno prima, allo Stadio della Rondinella, si era giocato il primo, storico, derby tra Lazio e Roma

Lo avevano vinto i giallorossi, davanti a 15.000 spettatori che, almeno secondo Il Littoriale, erano in gran parte tifosi della Lupa: "Sapevamo che a Roma la maggioranza del pubblico volge le sue simpatie ai giallorossi; credevamo tuttavia che anche gli azzurri avessero larga messe di simpatie. Ci siamo dovuti ricredere: i nove-decimi dell'immenso pubblico che ha gremito lo stadio della Rondinella agitavano bandierine giallorosse, incuorando i beniamini! Si può dire obiettivamente che la Lazio ha giocato... in campo avversario".

0 a 1 il risultato finale, la firma è quella d'autore: Rodolfo Volk. Fiumano, classe 1906, alla Roma dal 1928 al 1933. Una maglia che lui riempie di primati: è suo il primo gol dei giallorossi in Serie A, il 6 ottobre 1929, nella sconfitta per 3 a 1 contro l'Alessandria. Suo anche il primo gol a Campo Testaccio, nello stesso anno, stavolta nella vittoria per 2 a 1 contro il Brescia. Lui il primo romanista a vincere la classifica marcatori, nella stagione 1930-31. Infine lui, sempre Rodolfo Volk, a segnare il primo gol nella storia del derby. 

Volk, nella sua immagine più celebre

 I mille nomi di "Sciabbolone" Volk

"Una volta l'ho visto sollevare dal fango un pallone sprofondato per due terzi nella melma, reso pesante dall'acqua che lo aveva impregnato, e farlo volare fino a sotto l'incrocio dei pali da una distanza di trenta metri. E' stato il gesto tecnico più straordinario cui abbia mai assistito". Fulvio Bernardini raccontava così il suo compagno di squadra Volk, che intanto durante il periodo fascista fu costretto a cambiare nome in un più italianizzante "Folchi", ma intanto per i tifosi giallorossi era già diventato "Sigfrido", o meglio "Sigghefrido", più romano, più urlabile. Lo chiamavano anche "Sciabbolone", per contrapporlo al Re Vittorio Emanuele III, detto dal popolo "Sciaboletta".

Cambiare nome, per Volk, era quasi normale. Nel 1926, quando per il servizio militare finì a Firenze, giocò con la Fiorentina ma sotto il falso nome di Rodolfo Bolteni. 11 gol in 14 partite, prima di tornare alla Fiumana. Renato Sacerdoti, presidente della Roma, va direttamente a Fiume, che all'epoca era in Italia mentre oggi è Croazia e si chiama Rijeka. 127 mila lire il prezzo del cartellino per un pezzo di storia giallorossa: con 106 gol Rodolfo Volk è il quinto marcatore di sempre in partite ufficiali dietro a Francesco Totti (307), Roberto Pruzzo (138), Edin Dzeko (119) e Amedeo Amedei (111).

Ma torniamo al derby, torniamo a quell'8 dicembre. "Un pubblico enorme, nonostante il cospicuo aumento dei prezzi, ha affollato gli spalti del campo della Rondinella. Il Roma ha vinto meritatamente una partita che l'aveva visto nettamente prevalente ed ha vinto non per migliore impostazione di squadra e di stile di giuco, ma in virtù della sua classe e dal suo grande spirito combattivo" racconta il cronista. Poi il gol: "Nel secondo tempo l'iniziale attacco della Roma è ben contenuto dai laziali che successivamente hanno un buon quarto d'ora di prevalenza. Lentamente però i romani si riprendono; al 32° Volk, ricevuto il pallone da Corsanini, si sposta sulla destra parallelamente al goal, e, sebbene francobollato da Bottaccini, scaglia un bolide che Sclavi non può raggiungere".

Non ci sono video di quel primo storico gol, ma ce lo immaginiamo. Un tiro potente, preciso, forte. Un tiro alla Volk. Uno che diceva: "Io non penso, tiro". Uno che finì dentro alla Canzona di Testaccio, in due strofe prima con "Vorchè è 'n mago pe' segna" poi in "L'ala centra e Vorche tira e segna, questo è il gioco e Roma ve lo 'nsegna". 

Rodolfo Volk mostra la foto della sua Roma

 La vita di Rodolfo Volk dopo la Roma

Una storia unica, la sua. Che diventa assurda se si pensa a come è finita. Dopo 157 partite e 103 gol con i giallorossi, gioca per il Pisa e per la Triestina, prima di tornare a casa, alla Fiumana, e riprendere poi gli scarpini per un ultimo anno al Montevarchi. Poi il baratro. 

Le sue notizie si perdono, per riaffiorare negli anni Sessanta, quando lavora prima come custode a una piscina del Coni, al Foro Italico, poi come usciere alla sede del Totocalcio, a Ponte Milvio. Un buco nero che è stato ricostruito dal giornalista Giorgio Di Giuseppe nel libro "Sciabbolone", edito da Aracne: "Nessuno aveva mai parlato di questa parte della vita di Volk con l'esodo giuliano dalmata perse tutto: casa, lavoro, conti bancari, non fu neanche possibile ricostruire i suoi contributi Inps di un decennio di lavoro alla Romsa, che era l'Agip di Fiume. Anche per questo ebbe una pensione misera". Da esule gira per Gorizia, Trieste, Udine, fino ad arrivare al campo profughi di Laterina, vicino ad Arezzo. Poi il ritorno a Roma, grazie all'aiuto dell'amico Fulvio Bernardini, che su Il Messaggero, in occasione della sua morte, lo ricordava così: "L'uomo? Sembrava serio e taciturno ma quando si scioglieva era scherzoso ed allegro. Per una soffiata del portiere di Via di Torre Vecchia 319 lo ripescai un paio d'anni or sono e per un anno ristabilì i contatti ma improvvisamente sparì dalla circolazione. [...] Uomini come lui non dovrebbero morire mai!".

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I suoi ultimi giorni, Sciabbolone, li passerà in una casa di riposo a Nemi. Ha 77 anni, il cuore ormai debole. E la notte tra il 2 e il 3 ottobre del 1983 muore. Muore con la Roma Campione d'Italia. Schivo, riservato, onesto. Solo ogni tanto apriva il portafoglio e mostrava una foto, dei tempi di Campo Testaccio. "Lo vedi questo giocatore? Un giorno aveva il mio nome". Il nome è Volk. Che in sloveno vuol dire lupo.

Il trafiletto sulla morte di Volk, dall'Archivio Storico de L'Unità

La lettera (bellissima) di Lorenzo Pellegrini alla...
Con forza cieca di baleno
 

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