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A Genova il cibo fa gol, nel segno del Grifone e di Don Gallo

Dagli spogliatoi alle aree vip, tutto il cibo rimasto invenduto durante le partite verrà ridistribuito alle famiglie più povere. Ecco il progetto di Genoa e Ricibo. 

Hamburger, patatine, ma anche pane, pasta, acqua, bevande, fino ad arrivare al sushi e alle barrette energetiche. Tutto il cibo che rimane invenduto allo stadio viene dato ai più poveri, a chi non può permetterselo. Succede allo Stadio Luigi Ferraris, per le partite di casa del Genoa, che da qualche settimana ha avviato un progetto per il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze alimentari insieme a Ricibo.

"Facciamo parte dell'Associazione Comunità San Benedetto al porto, fondata da Don Andrea Gallo - ci spiega il Presidente Marco Malfatto, coordinatore della Rete Ricibo - Il rapporto con il Genoa, insomma, nasce da qui". Una storia d'amore che parte da lontano, quella tra il prete di strada, partigiano e amico di Fabrizio De André e il Genoa. Sigaro in bocca, un cappello in testa e un cuore rossoblu nel petto, Don Gallo è uno dei simboli della città. "Per questo quando il club ha avviato il progetto noi siamo stati gli interlocutori privilegiati. È la prima collaborazione di questo tipo in Italia, anche se noi siamo attivi dal 2017, quando le diverse organizzazioni cittadine, laiche e religiose, hanno deciso di unirsi in una rete". L'obiettivo? Una città a spreco zero, dove il cibo è un bene comune, accessibile a tutti.

Don Gallo, maglietta rossoblu del Genoa in braccio, insieme a Gasperini, all'epoca tecnico del Grifone.
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Calcio e integrazione. La storia del Pineto United, squadra popolare di migranti - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Nella periferia Nord Ovest di Roma c'è una squadra, anzi una famiglia, che usa il calcio come strumento di integrazione e inclusione. Questa è la storia del Pineto United, raccontata per noi dalle parole del suo allenatore, Pietro Lucari. 

Secondo i dati dell'Osservatorio internazionale di Waste Watcher, lo spreco alimentare domestico costa 9,2 miliardi di euro all'anno per gli italiani. Un volume che si allarga ancora di più se si pensa che per produrre quel cibo sono stati bruciati 6,4 miliardi. In totale gettiamo ogni giorno 75 grammi di cibo ancora commestibile, con un calcolo che è presto fatto: 524 grammi a settimana e più di 27 chili l'anno.

E a proposito di numeri, in occasione degli incontri del Genoa contro Perugia e Reggina, le prime raccolte di cibo hanno portato a 7 litri di bevande, 73 kg e mezzo di cibo. "Con un totale che è raddoppiato nel giro di due settimane. Si tratta di cibo di altissima qualità, di proteine, di prodotti di filiera controllata, locale, legata al territorio. Tutto quello che non viene venduto allo stadio, a partire dai chioschi e dai bar passando per le aree hospitality e arrivando fino agli spogliatoi. Ovviamente nel massimo rispetto delle normative, tutto il cibo è incontaminato". A fine partita gli operatori di Ricibo entrano nello stadio, raccolgono il cibo che andrebbe sprecato e poi lo portano alla base. Da qui parte verso le famiglie e le persone che ne hanno bisogno. "A volte, quando riusciamo a soddisfare la nostra richiesta, riusciamo a portare pasti anche ad altre associazioni del territorio. E tutto viene analizzato e contabilizzato attraverso l'applicazione Bring The Food, che a breve ci permetterà di capire anche l'impatto ambientale della nostra azione". Dai buffet delle aree vip ai tavoli delle famiglie più povere, dalle tribune dello stadio alle strade di Genova. Proprio come avrebbe voluto Don Gallo. 

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