La sconfitta dell'Italia con la Spagna mette in evidenza problemi vecchi e nuovi di una nazionale "fai da te" che sta allontanando sempre di più una generazione di tifosi.
Terzo minuto di gioco. Bonucci, capitano della nazionale, regala un pallone a Yeremi Pino che non ci pensa due volte e gonfia la rete. Bonucci ha trentasei anni e 16 presenze in campionato in questa stagione. Complessivamente arriva ad un totale di 26. Tra alti e bassi la sua annata con la Juventus non è stata delle migliori. Complice l'età e un ultimo periodo dove non ha trovato molta continuità.
Mancini schiera un 3-5-2 con Immobile e Zaniolo davanti. Il primo segnerà un bellissimo gol su rigore spiazzando il portiere e portando l'Italia sull'uno a uno. Il secondo proverà a fare il suo non essendo mai completamente decisivo. D'altronde viene da sei mesi giocati con il Galatasaray dove non ha brillato particolarmente. Trequartista, difficilmente schierato in Turchia come punta ma Mancini lo prova davanti lo stesso. Ruolo che poi nella seconda metà di gara coprirà insieme a Chiesa, ala di natura ma che come seconda punta fa il suo sporco lavoro.
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Questa Italia, vagamente fai da te, sembra costruita un po' alla rinfusa. Ma non gioca male, almeno nella prima metà della gara. Il suo problema forse sono le pedine, alcuni giocatori che quel posto forse non lo meritano completamente. Se da una parte Frattesi gioca un'ottima partita, facendo vedere di che pasta è fatto, dall'altra Bonucci boccheggia. L'errore iniziale, citato in precedenza, è la prova che lì in difesa serve altro. Anche Chiesa, Verratti, Cristante, Spinazzola e Jorginho non convincono. Tutto questo va però contestualizzato. L'avversario, la Spagna, non è di certo una squadra di scappati di casa. Ma allo stesso tempo non lo è nemmeno l'Italia.
Con un filo di rabbia e la testa a "mezz'asta", gli azzurri perdono 2 a 1 con un goal fortuito di Joselu che gonfia la rete con un pallone che gli arriva sui piedi dopo una rocambolesca successione di deviazioni stile "flipper" sui difensori italiani. Brutta dormita ed occasione persa per portare nel bel paese un altro trofeo. Una vittoria avrebbe mandato un audace messaggio alle avversarie di tutta Europa. Per un'Italia che sarebbe, e lo sarà, pronta a combattere con i denti di fuori agli Europei del 2024. Ma questi ultimamente mancano. I denti di fuori e la bava alla bocca. L'occasione "succosa" non addentata e un "sogno" svanito nel nulla.
In difesa Mancini schiera Bonucci ed Acerbi. Non convoca né Casale né Romagnoli, difensori della Lazio ovvero la seconda miglior difesa del campionato. Non convoca nemmeno un giocatore come Zaccagni che in attacco poteva davvero fare la differenza. Preferisce portare con sé invece sempre la stessa solfa cambiando poco e nulla. Giusto Retegui e Gnonto portano una vampata di freschezza in questa nazionale ma risultano pur sempre troppo acerbi per poter giocare partite di questo livello. Eppure di giovani promesse nel nostro campionato ce ne sono. E puntare su di loro non sarebbe una scommessa persa in partenza. Questo lo insegna anche la Juve che ci ha basato praticamente una stagione. Bisogna ripartire dalla nuova leva calcistica affiancandoli senza ombra di dubbio a calciatori d'esperienza internazionale.
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Questa è una sconfitta che scotta molto. Sia ai tifosi che ai giocatori. La Nations League di certo non è la coppa più importante che una nazionale può vincere. Nessuno sarebbe sceso in piazza nella propria città a festeggiare un'ipotetica vittoria. Eppure comunque rimane una competizione da onorare e da rispettare. Perché la retorica dell'inutile la lasciamo a chi questo sport non lo vive appieno. Se non si riesce a portare una coppa di questo tipo in Italia come faremo con le altre?
L'Europeo portato a casa nel 2021 non cancella la non qualificazione al mondiale dello scorso anno che in pochissimi hanno digerito. Soprattutto chi, diciottenne come me, non ha mai visto l'Italia splendere in una coppa del mondo. Prima di tutto è una questione di rispetto. Rispetto verso una tifoseria, un popolo, una nazione che da sempre sogna l'azzurro e che giovedì sera almeno un pò ci ha sperato.
La mia generazione è una generazione che sta abbandonando il concetto di nazionale talvolta ripudiandolo. Spesso e poco volentieri mi sono ritrovato a parlare con persone che l'Italia non la vorrebbero nemmeno più vedere perché considerata ridicola. I miei coetanei non sono figli delle squadre campioni del mondo del '82 o del 2006. Non hanno visto né Baggio e Zoff né Pirlo e Del Piero. Perdere fiducia nella squadra che rappresenta la propria nazione perché incapace di eccellere nonostante le opportunità è straziante. Che fine farà la nazionale?
Mancini nel dopo gara si esprime e parla di "una partita tatticamente diversa dal solito". Non è solo questo. Sono le sue strane scelte di formazione che si rivelano sbagliate ed ogni volta ci fanno inciampare. Quelle convocazioni anomale che premiano chi non dovrebbe essere premiato e che tralasciano giocatori, quasi sempre giovani, che meriterebbero di vestire azzurro.
Bisogna ripartire da questa sconfitta. Serve una rivoluzione. Oppure questa Italia non andrà da nessuna parte. E noi tutti vogliamo tornare a vivere le stesse vibrazioni di circa vent'anni fa.
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