Aliou Cissé sa bene cosa vuol dire sbagliare un rigore in finale di Coppa d'Africa. Ma stavolta il suo Senegal è riuscito ad alzare la coppa al cielo
Il destino lo ha portato nel quartiere popolare di Bois-l'Abbè, a Champigny sur Marne, periferia est di Parigi. I primi allenamenti, invece, lo spostano sui campetti di Viry Chatillon e poi a Joinville, con il sogno di giocare, prima o poi, per il Paris Saint Germain. "Sono cresciuto nella regione parigina - racconta Aliou Cissè - e da piccolo andavo spesso al Parco dei Principi a vedere Safet Susic, Valdo e tutti gli altri giocatori. Il mio sogno era giocare in quello stadio. Molti ragazzi delle periferie sperano di entrare nell'accademy, ma io non avevo mai avuto l'opportunità". Ce l'avrà nel 1998, dopo aver giocato per Lille e Sedan.
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Dal Senegal a Parigi
Qui viene notato da Charles Bietry, il giornalista sportivo che guida la dirigenza del PSG, comprato intanto dall'emittente Canal+, tra il maggio e il dicembre 1998. Lo colpisce il suo temperamento, la sua grinta. Aliou Cissé gioca da centrocampista, ma ha solo 22 anni e il campo, alla prima stagione, lo vede col binocolo, "mi allenavo al fianco di grandi giocatori come Jay Jay Okocha e Ronaldinho e ho imparato molto". Sarà mister Philippe Bergeroo a inventarlo, nel '99, difensore centrale. E a cambiargli la carriera.
Perché da quel momento Aliou Cissé entra nel giro della nazionale del Senegal che guida, da capitano, fino ai quarti di finale di uno straordinario mondiale, quello di Giappone e Sud Corea, del 2002. Lo stesso anno in cui, a Bamako, i "Leoni della teranga" perdono la finale di Coppa d'Africa contro il Camerun. A sbagliare l'ultimo rigore, nella lotteria degli undici metri, è proprio il capitano, Aliou Cissè.
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La gamba sacrificata su un campo di periferia, i sogni che si spostano sulla panchina e poi arrivano fino a Buenos Aires. L'avventura di Gianni Di Marzio è stata lunga. E felice.
Aliou Cissé alla guida del Senegal
Il 2002, anno di cambiamenti. Dopo la finale persa e il prestito al Montpellier, il difensore decide di salutare la Francia. Lo vuole il Birmingham, che mette sul piatto 7 milioni di euro. L'avvio dei Blues non è dei migliori, la squadra di mister Steve Bruce ha racimolato 8 punti nelle prime sette partite. Il Birmingham ha perso da poco in casa del Middlesbrough quando dal Senegal arrivano notizie tragiche: il traghetto Le Joola è affondato, capovolto dal mare in burrasca. Dei passeggeri a bordo se ne salveranno solo 64, i morti 1.863. Tra loro anche la sorella di Aliou Cissé insieme ad altri dieci membri della sua famiglia.
Al calciatore la notizia arriva giorni dopo, proprio poco prima della difficile trasferta contro il West Ham. Decide di non dire niente a nessuno, si allena, scende in campo, aiuta la squadra a vincere e poi sale sul primo volo per il Senegal. "Prima della partita volevo proteggere il gruppo dal mio stato d'animo, non infliggere su di loro quello che era successo a me. Quella settimana ho tenuto tutto per me e abbiamo vinto e penso che questo sia rimasto davvero nella testa delle persone. Voglio dire loro grazie, grazie mille".
Aliou Cissé torna a casa ma è sconvolto, l'allenatore gli concede un congedo a tempo indeterminato, ma lui rifiuta: "Non volevo stare da solo, quando sono a casa sono davvero infelice. Mi sono detto che non potevo stare lì, da solo. Dovevo essere qui, dove potevo correre, allenarmi, incontrare persone. Dovevo proprio uscire di casa, e dove potevo andare? Lo stadio è stata la scelta più ovvia".
Il St Andrew's di Birmingham, quel giorno contro il Manchester City, lo ha accolto con una enorme bandiera del Senegal. La nazione che ha guidato da capitano e, dopo aver smesso di giocare, anche da allenatore. Fino alla vittoria di domenica sera, per 4 a 2 ai rigori contro l'Egitto. Stavolta i rigori li hanno sbagliati prima Mané e poi Sarr, ma non è successo niente. Il Senegal è finalmente sul tetto dell'Africa, per la prima volta nella sua storia. Dopo il secondo posto del 2019 e quello del 2002. L'anno in cui la vita di Aliou Cissè è cambiata per sempre.
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