Il viaggio di Lamine Yamal: dalle radici di Rocafonda alla consacrazione nel Barcellona e nella nazionale spagnola.
Le mani incrociate sul petto, con la sinistra fa il segno del 3, mentre indice e pollice si tocca a disegnare uno 0. L'altro mano, la destra, dice 4. Lamine Yamal ha appena segnato. Prima si mettere a correre, scivola, si rialza e indica lo stemma che ha sul petto, quello del Barcellona. Poi con la mani dice 304.
Sono le ultime cifre del codice postale di Rocafonda, quartiere multietnico di Matarò, 120 mila abitanti a 30 chilometri a nord di Barcellona, affacciato sul mare. 08304, un quartiere difficile, una zona popolare, nata negli anni 60 su quella che era un'antica zona agricola. Qui vennero ad abitare soprattutto operai, ieri. Oggi è un quartiere multietnico, dove spagnoli e marocchini si mescolano, si incontrano. È qui che Lamine Yamal muove i primi passi. Nato nel 2007, quando il Barcellona era allenato da Frank Rijkaard e aveva ancora Puyol, Deco, Abidal, Henry, Zambrotta e Sylvinho, il papà marocchino e la mamma della Guinea Equatoriale. Rocafonda non è solo il quartiere dove gioca a pallone, tra il campo municipale e piazza Juan XXIII. È il luogo delle sue radici, della sua famiglia. Suo zio ha una panetteria, da anni all'ingresso ha un poster di quel ragazzino che stupiva tutti già a 12 anni.
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Carattere schivo, riservato. Gli amici dicono che si vergognava a girare con la maglia del Barcellona, anche quando era ormai una stella della cantera blaugrana, La Masia. Quest'anno ha collezionato 50 presenze, 7 gol e 7 assist nella Liga. È il più giovane esordiente del Barcellona nella Liga, a 15 anni, 9 mesi e 16 giorni così come è il più giovane marcatore della storia del campionato spagnolo, con 16 anni e 87 giorni. Record anche in Champions, dove è il più giovane titolare della storia della competizione. Dal 2023 è nel giro della nazionale, ha già segnato 2 reti e il ct De La Fuente se l'è portato in Germania, per Euro2024. Contro la Croazia, nel 3 a 0 degli iberici, è partito titolare e ha giocato per 86 minuti.
Il primo a credere in Lamine Yamal è stato Xavi, che in lui vedeva i tratti tipici "delle nuove generazioni, che agiscono con una tremenda incoscienza, una grande disinvoltura. Ha fatto degli allenamenti meravigliosi". "Era ancora un prebenjamín (la categoria dei primi calci) quando decisi di incorporarlo – ha spiegato invece Jordi Roura, ex direttore del calcio formativo del Barça ai microfoni de El Pais - Era velocino, ma niente di speciale. Ma la sua progressione è stata enorme. Ti sorprende sempre. Ti siedi in panchina, lo guardi e ti chiedi: cosa ha fatto? È come si muove, come conclude l'azione, come partecipa e dà continuità al gioco. Per me è il talento più grande che c'è nella Masia".
Il suo procuratore era Ivan De la Pena, adesso invece è Jorge Mendes, il mago dei procuratori. Lo aspetta un futuro d'oro, una strada già tracciata. Dove porta? Non lo sappiamo. Di certo Lamine Yamal sa da dove parte: da Rocafonda, dal campo di terra del quartiere, dalle partite in strada. Da quel 304 che mostra, fiero, a ogni gol.
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