Storie da un calcio che non c'è più: Aldo Maldera tra Roma e Milan
Nell'album Panini la sua figurina sembra quella di un imperatore romano: Aldo Maldera III. Terzo figlio di una generazione di calciatori, tutti con una carriera iniziata e passata per il Milan: Attilio difensore centrale e così anche Luigi, Aldo invece era terzino.
La storia dei Maldera è il ritratto di un'Italia lontana e diversa. I genitori partono da Corato, Bari, in cerca di fortuna al nord. Il padre faceva il fruttivendolo, comprò una bancarella e infine aprì un negozio, riuscendo anche nell'impresa di comprarsi un motocarro. Gente semplice, grandi lavoratori. Fatti di ideali che non ci sono più. E così quando Luigi rompeva un paio di scarpe per averci giocato troppo a pallone, papà Antonio tuonava: "Non dovete pensare solo al calcio! Dovete studiare! Prendere un pezzo di carta!".
Ma il destino di quei tre fratelli è scritto. Aldo inizia a giocare a Cusano Milanino, a sinistra è lui il terzino titolare. Dall'altra parte c'è un certo Lele Oriali. I due incantano gli osservatori, li vuole l'Inter e tutto sembra fatto per il passaggio sulla sponda nerazzurra di Milano. Ma il richiamo dei due fratelli più grandi è troppo forte così Maldera diventa Maldera III e approda alla corte di Nereo Rocco.
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Gli inizi di Aldo Maldera
Sono gli anni 70, papà Antonio accompagna agli allenamenti il figlio diciottenne con il motocarro costato tanti sacrifici. Aldo cresce umile e gentile. Tanto da dare del lei quando parla a Gianni Rivera: "Sognavo di diventare calciatore, forse sognavo di entrare a San Siro. Ma mai di giocare con lui". Esordirà a Mantova proprio al posto del "Signorino".
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Poi furono gli anni di Nils Liedholm, di Baresi e dello Scudetto della Stella. Maldera, di professione terzino, in quella stagione segna 9 reti, vicecapocannoniere del Milan alle spalle dell'attaccante Bigon. L'anno prima ne aveva segnati 8, quello successivo ne avrebbe realizzati 4. Un feeling con la porta nato proprio grazie al Barone, che gli diceva: "Tra il tiro e il cross, scegli sempre il primo". Lo svedese se lo porta a Roma e insieme vincono un altro Scudetto, quello del '83. E nella capitale Aldo si ferma, dirà addio al calcio dopo due anni alla Fiorentina e andrà a vivere a Fregene, dove è morto nell'agosto di dieci anni fa, all'età di cinquantotto anni.
E Milan Roma di stasera, se la guarderà dall'alto, campione silenzioso e gentile. Che sognava, con i soldi da calciatore, di comprare un nuovo motocarro per il papà.
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