Questo non è un pezzo di calciomercato. Perché per parlare di Cristiano Ronaldo alla Roma non servono numeri e cifre. O forse sì.
Il messaggio mi arriva nel cuore di un pomeriggio rovente. Fuori fanno 40 gradi, io ho dormito per due ore e a malapena riesco a capire dove sono. Il cellulare continua a vibrare, allungo la mano, scorro la tendina sul display. Il messaggio è surreale: "E insomma 'sto Ronaldo alla Roma?". Forse sto ancora dormendo, richiudo cellulare e occhi. Però il dubbio mi assale, mi ronza in testa. Ma che vuol dire? Devo controllare.
Inizia così la cronaca di un pomeriggio di ordinaria follia, a metà strada tra il distopico e l'assurdo, tra calcoli irrealizzabili e sogni impossibili. Il messaggio era vero, si sta parlando di Cristiano Ronaldo alla Roma. Un qualcosa che anche solo a dirlo fa impressione, figuriamoci a scriverlo. L'hashtag è in tendenza su Twitter anche perché qualche ora prima Fabio Petruzzi, ex giocatore e ora opinionista radiofonico, era intervenuto così sulle frequenze di ReteSport: "So per certo da una persona molto accreditata che lavora nel mondo del calcio che la Roma sta provando in tutti i modi a prendere Cristiano Ronaldo". La miccia parte, il web si scatena. I bookmakers hanno chiuso le scommesse per eccesso di ribasso: Cristiano Ronaldo alla Roma si gioca a 2.00. Era bancato 66.00 a maggio, il 9 giugno era 16.00, un giorno dopo a 9.00. Allora è vero, deve esser vero.
Anche perché c'è un'altra notizia che si diffonde sui social: La Roma ha prenotato lo Stadio Olimpico per un evento il 29 giugno, di sera. I Friedkin lo avevano già anticipato al Premier albanese Edi Rama in occasione della finale di Conference League, ma il nome è ancora per forza di cose top secret. Il mosaico prende forma, anche se tutto è irrealistico, impossibile. La Juventus lo pagò 100 milioni, garantendogli uno stipendio da 31 milioni a stagione. Al Manchester United bastarono 15 milioni più 8 di bonus alla Vecchia Signora e 27 milioni al portoghese. Basterebbe questo per bloccare ogni ragionamento, basterebbe mettere queste cifre in relazione al mercato fatto fin qui dalla Roma: Matic è stato preso a parametro zero, per Frattesi si cercano di limare 10 milioni, per Celik si rilancia con il contagocce. Come potrebbe essere sostenibile Ronaldo alla Roma?
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Ma è una domanda inutile, superflua. E mentre quel dubbio mi ronza in mente, scettico e miscredente, mi arriva un audio. La targhetta di WhatsApp "Inoltrato molte volte" rivela che non sono l'unico ad ascoltarlo. Schiaccio play: "Carlo, ha firmato, ha firmato, a Maiorca in gran segreto". Perché proprio a Maiorca? Può essere mai Maiorca la terra promessa, la terra scelta per il matrimonio del secolo, per l'approdo di un extraterrestre? Cerco su Wikipedia una risposta, la trovo: la bandiera di Maiorca è giallorossa. Come quella catalana e quella spagnola, sì, ma sono dettagli. C'è un filo conduttore. Anche la scelta delle Baleari, insomma, non è casuale. Ronaldo alla Roma è un trasferimento studiato nei minimi dettagli.
Il cellulare vibra ancora, è un altro audio, ancora una volta a Carlo. "Ehi ciao Carlo, come va? Sì confermo, ho incontrato Pinto giorni fa e il nome è quello, è Cristiano. Quindi, prepariamoci". A parlare è un dirigente della Roma, mentre su Carlo tutto tace. Chi sei, Carlo? Che lavoro fai Carlo? Perché non ci incontriamo? A rendere il tutto più vero, più autentico, arriva poi un altro audio, stavolta in inglese, tono e velocità sono quelle degli annunci sull'aereo e infatti capisco solo due parole: "Friedkin" e "Ronaldo". È fatta. Leggo le notizie ridendo, eppure continuo a leggerle. Scrollo il feed di Twitter scuotendo la testa, eppure non mi perdo neanche un'opinione. Sono sull'orlo della crisi. Mi serve conforto, mi serve che qualcuno mi dica di lasciare perdere, che confermi quello che in fondo penso anche io ma che non ho il coraggio e la voglia di confermare. Mi serve qualcuno che mi dica che non c'è niente di vero. Che mi rassicuri. Alle elementari, a un certo punto, ho iniziato ad avere paura di Babbo Natale. Chi era questo vecchio che entrava in casa mia di notte e a cui, per evitare ripercussioni e problemi, dovevo anche preparare latte e biscotti? Chi era questo criminale? Andavo a dormire nel terrore. Mamma e papà, per rendere tutto più vero, simulavano anche rumori e passi vicino l'albero di Natale, mentre io mi avvolgevo, sempre di più, tra coperte e cuscino. Poi dormivo, mi svegliavo e trovavo pieno di regali. Avevo paura ma allo stesso tempo ero contento. Ho iniziato a credere che non esistesse per tranquillizzarmi ma alla fine mi faceva comodo pensare il contrario. Non volevo crederci, ma volevo crederci. Così un giorno, a ricreazione, mi avvicino a un amico e gli faccio, con l'aria snob e superiore: "E insomma 'sto Babbo Natale? Ma tu ci credi ancora?". Avesse detto di sì, avrei continuato a crederci anche io.
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La stessa cosa è successa ieri pomeriggio. Mando un messaggio ad Andrea, il tono è lo stesso, distaccato e anche un po' stizzito: "Ma tu ci credi a Ronaldo alla Roma?". Non stacco gli occhi dal telefono finché non risponde. Sta scrivendo. Compare il messaggio: "Qualcosa di vero ci deve essere". Ecco, ci credo anche io. Gianluca Di Marzio dice che non gli risulta nulla, che "sono voci messe in giro per illudere le persone". Daniele Adani invece dice che "il suo ritorno farebbe bene a tutti", che Roma sarebbe "l'ambiente ideale". La Gazzetta dello Sport, stamattina, dice Jorge Mendes, lo stesso procuratore di Josè Mourinho e Rui Patricio, lo ha proposto a Trigoria. Qualcosa di vero c'è. Anche se poi da Trigoria smentiscono, anche se dalla BBC dicono che Erik ten Hag aspetta Ronaldo in ritiro e che, al massimo, andrà al Chelsea oppure al Bayern Monaco.
Qualcosa di vero c'è. Ed è il fatto che parlare di Cristiano Ronaldo alla Roma è possibile. Nomi che prima erano distanti anni luce, adesso sono accostati, messi nella stessa frase, nello stesso articolo. È questo il merito di avere sulla panchina un tecnico del calibro di Mourinho e sulla poltrona da presidente profili come quelli dei Friedkin. È questo il merito di una vittoria, quella della Conference League, che ha contribuito a dare un nuovo contesto, un nuovo panorama alla Roma. Qualcosa di vero c'è ed è che i sogni non costano nulla. Pure se poi si trasformano in illusione. Anche perché, per me, Babbo Natale esiste ancora.
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