Il 9 gennaio 1977 è la data di nascita di qualcosa di più di un gruppo di tifosi. Di un'idea, di una passione, di una fede. Del Cucs, il Commando Ultrà Curva Sud.
Forza Roma, Forza Roma
Dalla Curva s'alzerà
Noi t'amiamo e t'adoriamo
Siamo del Commando Ultrà
Il coro più bello della Roma, per me, è questo qui. Poche parole, quelle semplici, essenziali. Le più importanti: "Forza Roma", seguite da un manifesto programmatico, politico e poetico: "Noi t'amiamo e t'adoriamo". Già soltanto amare è difficile, folle e rivoluzionario. Ma non basta, non basta per descrivere il sentimento. Serve un altro verbo: adorare. Dall'amore carnale e mortale ci si sposta a quello religioso, etereo. Adorare deriva dal latino "orare", pregare, e letteralmente significa "rivolgersi con preghiere". L'amore sacro e l'amor profano. Adorare vuol dire venerare, riconoscere una divinità. Quella divinità è la Roma. Adorare è un atto di fede. E quella fede è la Roma. Dino Risi diceva che "la fede è andare allo stadio quando puoi vedere la partita in televisione". Quarantacinque anni fa non esisteva Dazn e neanche Sky, ma andare allo stadio era l'atto più religioso che potesse esserci.
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Quarantacinque anni fa, all'Olimpico, la Roma sfidava la Sampdoria. Finirà 3 a 0 ma non è questo quello che conta. Quello che conta è quello che successe sugli spalti. "Quel giorno era grigio, pioveva a sprazzi dal mattino, poi smise intorno all'ora di pranzo - racconta Antonio Bongi, fondatore dei Boys - C'era qualcosa di strano nell'aria, le lettere dello striscione erano bianche, bianche su fondo rosso. Perché? Meglio gialle, dicevano. No, bianche staccano meglio, e poi la parola COMMANDO è più bella in bianco. Anche il signor Fortunato, che quello striscione lo disegnò da vero artista, ci disse: Sì, il bianco lo vedo meglio". Quel 9 gennaio del 1977, a Roma, nasceva il Commando Ultrà Curva Sud.
"Due bandieroni, uno tipo United States, l'altro giallorosso, semplice, attaccato su di un vecchio pennone della Sud e i tamburi, pochi ma bellissimi, cominciavano rullando a farsi sentire. Ore 14:30, match time: i ragazzi non smettono di cantare, non sono molti ma lo fanno per novanta minuti. Mai successo. Qualche vecchio abbonato della curva storce la bocca: ma sarà sempre così, che casino che fanno sti ragazzini...".
E tutto il mondo attraverserò
Roma con te, sempre sarò
Magica Roma sempre ti accompagnerà
La fede del Commando Ultrà
Eccola di nuovo, la fede, la promessa di presenza, l'esserci sempre, nonostante tutto, malgrado tutto. Eppure non erano grandi anni per la Roma, quella stagione finirà al settimo posto, quella dopo all'ottavo, quella dopo ancora al decimo. Dal 1979 comincerà a cambiare qualcosa: due Coppe Italia nel giro di due anni, prima dell'esplosione tricolore del 1983. Ma i ragazzi del CUCS non lo sapevano, erano semplicemente lì, a pregare, ad amare, ad adorare. A tifare. Non lo sapevano, o forse sì.
In Curva Sud noi staremo ad aspettar
un tricolore giallorosso per gli Ultrà
la nostra fede sempre ci accompagnerà
dalla curva si alzerà....
Forza forza grande Roma
Forza forza grande Roma
Forza forza grande Roma
vinceremo il tricolor
La fede implica anche certezza. E il CUCS era questo. Erano ultrà, ma non nel senso comune, nell'etichetta odierna. Erano ultrà nel senso che erano oltre, aldilà. Erano profeti. Profeti della Roma. "Il Commando non si può spiegare, perché il Commando non esiste. È un'idea, un'astrazione, un sentimento. Nessuno ne è proprietario. Nessuno può fargli fare ciò che vuole, perché non si può imporre nulla ad un moto d'animo, nessuno lo può distruggere, perché non si uccide un ideale" racconta un altro fondatore del CUCS, Roberto Stracca. "Siamo solo dei momentanei realizzatori di un'opera. Domani io me ne andrò e ne verranno 100 migliori di me. Verrà chi dirà io c'ero nel '77 e una risata lo seppellirà. Verrà chi dirà io sono il capo e giù 20.000 pernacchie. Chi può possedere un moto d'anima?"
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