La nuova Roma è ancora in work in progress, tra calciomercato e ritiro. E Daniele De Rossi ha chiesto pazienza, "quella che non ha nessuno in questa città".
Paziènza, s. f. [dal lat. patientia, der. di patiens -entis «paziente»]. – 1. a. Disposizione d'animo, abituale o attuale, congenita al proprio carattere o effetto di volontà e di autocontrollo, ad accettare e sopportare con tranquillità, moderazione, rassegnazione, senza reagire violentemente, il dolore, il male, i disagi, le molestie altrui, le contrarietà della vita in genere.
"Ho la fortuna di lavorare avendo alle spalle una società che fa investimenti di questo tipo: io ho la pazienza, che non ha nessuno in questa città, per aspettare altri giocatori che sicuramente arriveranno". Chi l'avrebbe mai detto che a parlare di pazienza, a Roma, sarebbe stato proprio Daniele De Rossi. Non so voi, ma il termine "paziente" non lo avrei mai affibbiato al numero 16, tutto grinta, carattere e passione. Dentro e fuori dal campo.
Non che sia cambiato, perché quella grinta, quel carattere e quella passione la vediamo anche adesso. Ma De Rossi è cresciuto e a tutto questo ha abbinato un'altra dote, un'altra caratteristica: la pazienza, il saper aspettare, il saper soffrire. Penso che il termine "pazienza" si abbini benissimo alla Roma e ai romanisti. L'etimologia ci ricorda che la pazienza è parente di sofferenza: deriva dal latino pati, "sopportare", "soffrire", "tollerare". Il paziente è colui che sopporta una situazione sfavorevole. In medicina è colui che soffre di una qualche patologia, in religione invece è il contrario dell'angoscia. Il tutto, insomma, è sempre e perfettamente romanista.
Il romanista ha sopportato di tutto e ce n'è traccia nei cori della Sud. "Non mollare, anche se poi giochi male, noi staremo qui a cantare, per la squadra del mio cuore". Ce lo ricorda anche Lando Fiorini, con la sua "Forza Roma, Forza Lupi" che risuona prima di ogni partita: "Se vinci o perdi, nun cambia niente perché, semo sportivi ma vinci e mejo sarà". Ma la pazienza si vede soprattutto in questo coro qui, che rimane il mio preferito: "In Curva Sud noi staremo ad aspettar, un tricolore giallorosso per gli ultrà".
Giacomo Losi, capitano partigiano - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
La fede è nell'attesa, verrebbe da dire, e quindi nella pazienza. La stessa che adesso chiede a De Rossi. La chiede a sé stesso, la chiede ai romanisti come lui. Stavolta per una questione meno aulica e spirituale, meno passionale e più concreta: il calciomercato. Quel calciomercato che, come ha spiegato bene l'allenatore giallorosso "termina il 30 agosto, e non è possibile farli arrivare tutti il 7 luglio. A volte bisogna anche decidere se è meglio comprare giocatori facili da prendere a inizio mercato o aspettare più a lungo elementi forti. Ci sta che si possa essere un po' in ritardo, però anche le altre squadre più o meno si trovano nella nostra situazione". Il mercato, intanto, gli ha regalato tre nuovi titolari: Artem Dovbyk, arrivato per 30,5 milioni dal Girona; Matias Soule, 25,6 milioni, dalla Juventus; Enzo Le Fée, 23 milioni, dal Rennes. In più ci sono i riscatti di Angelino, l'acquisto di Samuel Dahl (4,3 milioni, dal Djurgarden) e di Buba Sangaré (1,5 milioni, dal Levante), l'arrivo a parametro zero del secondo portiere Mathew Ryan. Sulla carta sono già 90 milioni di euro investiti, a fronte di un risparmio rispetto all'anno precedente di 70,6 milioni di euro. L'analisi, condotta da As Roma Data e disponibile a questo link, mette in evidenza le cifre: 19.3 milioni dalle scadenze di Spinazzola e Rui Patricio; altri 37.2 milioni con la fine dei prestiti di Azmoun, Huijsen, Kristensen, Llorente, Lukaku e Renato Sanches; 16 milioni di plusvalenza complessiva dalle cessioni di Aouar e Belotti e infine 4,5 milioni di differenza tra i contratti di José Mourinho e di Daniele De Rossi.
Altri fondi arriveranno dalle cessioni di Abraham, forse di Kumbulla e Bove, sicuramente di Karsdorp, Solbakken e Shomurodov. Ma serve tempo, serve pazienza. Anche se il campionato è praticamente arrivato (si gioca il 18 agosto, a Cagliari). Bisogna saper aspettare. D'altronde da queste parti siamo abituati. Ma bisognerà metterla anche altrove: al primo gol mangiato dal nuovo attaccante ucraino, alla prima partita insufficiente dell'argentino, al primo passaggio sbagliato dal centrocampista francese. E così alla prima sconfitta, al primo pareggio scialbo. Niente sentenze, niente condanne. Forse è anche questa la pazienza che chiede De Rossi. Una pazienza che non può che fare bene.
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