Terremòto s. m. [dal lat. terrae motus «movimento, scuotimento della terra»]. – 1. Complesso di successivi movimenti a carattere vibratorio, della durata da pochi secondi ad alcuni minuti, di una porzione più o meno ampia della superficie terrestre, provocati da onde elastiche (onde sismiche) che si originano in seguito a un improvviso sommovimento di masse in un punto della crosta terrestre, o del mantello
"Andiamo lì per vincere e non per dire che loro rappresentano 6 anni di lavoro e noi 6 mesi, che hanno una rosa di 25 giocatori esperti e noi di 14-15. Se mi dite 'pareggio e restate a casa, non andate a Bergamo', dico che non voglio. Voglio andare lì e giocare, misurare la mia squadra con loro con rispetto e ammirazione per il lavoro che si è fatto e si fa a Bergamo. Andiamo lì per vincere".
Ci sono delle partite che si vincono ancora prima di scendere in campo, ma non lo puoi sapere fino al triplice fischio. C'era stato qualcosa di strano nelle parole di Josè Mourinho nella conferenza stampa di vigilia di Atalanta Roma. Sembrava una chiamata alle armi, una jihad calcistica, una crociata. La sua squadra aveva appena vinto contro lo Spezia e già si storceva il naso: "Se si gioca così a Bergamo, sono dolori" si sussurrava. La vigilia della partita di sabato pomeriggio era stata una semplice attesa della batosta, dell'imbarcata. L'ultima vittoria in casa della Dea era del 22 novembre 2014, reti di Adem Ljajic e Radja Nainggolan, in panchina c'era Rudi Garcia. Una vita fa.
Dicono che la prima scossa di terremoto che si è sentita a Bergamo era stata sabato mattina, alle 11.34. Magnitudo 4.4, hanno scritto. In realtà la prima scossa era stata a Trigoria, il 17 dicembre, intorno alle ore 15.00. Mentre parlava Mourinho.
La seconda è di nuovo sabato 18 dicembre, alle 15.01. Quando la palla finisce sui piedi di Abraham. Va a terra uno, va a terra un altro, alla fine va a terra pure lui. Ma la cosa più importante è che la palla va in porta. La scossa che aveva dato Mourinho, adesso è scossa reale. Un piccolo marchio, su quel primo gol, l'aveva messo anche Nicolò Zaniolo che tempo mezz'ora e si prende la scena: colpo di tacco, resiste alla carica, entra in area e scarica in rete. Un gol che è tutto il suo biglietto da visita: tecnica, fisico, potenza, creatività. In mezzo, tra questi primi gol e gli altri, ancora inglesi, ancora Smalling, uno che quando è titolare fa chiudere la porta di Rui Patricio, ancora Abraham, uno che non segnava mai contro le big, c'è tutta la differenza possibile. Prima il gol di Muriel, figlio di una deviazione infame su Cristante. Poi la rete irregolare di Zapata. Il gol che ti fa dire: "Lo vedi? Siamo sempre noi, come hai fatto a illuderti di poter vincere?".
Ma c'è stato il terremoto e la scossa spazza via anche quel pensiero malato, tossico. Sì, siamo sempre noi. E non può essere una cosa negativa. Siamo sempre noi. E lo siamo particolarmente dopo partite così. Partite che finalmente ti fanno tornare a urlare, che ti rimettono davanti alla classifica a fare calcoli che presto si riveleranno inutili, ma in fondo chi se ne frega. Partite che ti fanno venire voglia di scendere in campo di nuovo. Partite che ti fanno crescere. "La squadra è rientrata forte, abbiamo giocato veramente bene. Questa vittoria significa un passo in avanti a livello di mentalità" racconta Josè Mourinho al termine della partita.
La scossa è stata data, il terremoto ha portato i suoi effetti. Che si dovranno vedere anche mercoledì sera, nell'ultima partita del 2021, contro la Sampdoria. Una partita da tutto esaurito: saranno oltre 47 mila i tifosi presenti allo Stadio Olimpico. Da inizio anno, quella dei giallorossi è la media presenze più alta in Italia. "Dai ragazzi diamo la scossa / facciam vedere nostra pasta".
La scossa è stata data. Da Mourinho e dai tifosi. Sarebbe un peccato grave disperdere tutta questa energia.
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