Andrea Belotti è un nuovo calciatore della Roma e contro il Monza è arrivato anche il suo esordio. Abbiamo parlato di lui con il tecnico che l'ha scoperto, Alessio Pala. Ecco le sue parole
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"Sarebbe più utile che domenica in panchina andasse Bianchi o quantomeno che la guidasse dalla tribuna. Dispiace non essere stato messo al corrente di un accordo con un altro allenatore, dispiace soprattutto averlo saputo dai giornali e non dalla mia società". Per raccontare la storia, d'amore e non solo, tra la Roma e Luigi Radice partiamo dalla fine. Partiamo dall'ultima giornata del campionato 1989 1990, quella contro il Bologna. A parlare è proprio il tecnico della Roma. Ed è un discorso amaro, triste, fatto a denti stretti.
A chi altro?
Proprio alla Roma. Conosco bene Alberto De Rossi, anzi possiamo dire di essere amici. Ci eravamo incrociati tante volte quando ero sulla panchina dell'Atalanta Primavera e anche oggi siamo ancora in contatto. Lo avevo segnalato anche a lui, quando Belotti aveva 18 anni, nel 2012. Alberto si era subito attivato, poi però il passaggio non si concretizzò. Me lo sono tenuto io, anche quando ad Aprile passai sulla panchina della prima squadra, in Serie B. Fece subito 2 gol in 8 presenze. Poi retrocedemmo, iniziò a segnare con continuità e volò a Palermo. Il resto, insomma, è storia nota.
Qual è la più grande dote di Belotti?
Dico la disponibilità al sacrificio, al lavoro, oltre ad una grande attitudine al gol. Belotti non è un attaccante bello da vedere, nei movimenti e nella corsa sembra ingobbito, ma ha una grandissima forza fisica, non lo butti giù. Poi è abile col destro e col sinistro, è forte di testa, segna in acrobazia. E i numeri parlano da soli: più di 100 gol in Serie A. E non guardiamo l'ultimo anno, che non fa testo, il contratto in scadenza incide. Questo è un acquisto importantissimo.
Alla Roma cosa potrà dare?
Gol e fiato. Perché potrà far riposare Abraham, potrà risolvere partite. Oppure io li vedo bene anche insieme, in coppia. Certo, magari non è una scelta sostenibile sempre e in tutte le partite, ma lì sarà bravo Mourinho, lui sa quando farlo. Però come coppia possono funzionare: Belotti è un attaccante che crea spazi, che gioca per il compagno. Abraham ne trarrà profitto.
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L'acquisto di Matic da parte della Roma di Mourinho è passato in sordina, tra gli annunci di Dybala e di Wijnaldum. Eppure il suo contributo può essere fondamentale per il centrocampo giallorosso.
Sta seguendo la Serie A mister? Cosa le sembra?
Ho visto lunedì sera Fiorentina Napoli, sono due belle squadre ma c'è tanto su cui migliorare. L'Inter l'ho affrontata nel precampionato con la mia squadra, il Sant'Angelo, e mi sembra una squadra fisicamente straripante. Poi nelle prime partite si può cadere, ma la rosa è veramente forte. Ho visto Juventus Roma e i bianconeri mi hanno fatto una buonissima impressione, dopo un primo tempo difficile anche i giallorossi sono venuti fuori, il che significa che c'è qualità. La Lazio mi sembra si sia rinforzata molto rispetto allo scorso anno. Il Milan è sempre molto forte e infine la "mia" Atalanta penso che abbia raccolto più di quello che meritava.
Ha detto bene, la "sua" Atalanta. Quanti ragazzi le sono passati sotto le mani in quegli anni?
Troppi! (Ride, ndr). In dieci anni puoi immaginare. Faccio qualche nome, anche se sicuramente me ne dimentico qualcuno. Quando l'amico Alberto De Rossi aveva Aquilani io avevo Pazzini. Negli '85 c'era Montolivo, l'anno successivo Motta e il povero Morosini. Negli '87 c'era Consigli, l'anno dopo Brivio, Mannone che se ne andò in Inghilterra. Negli '89 c'era Bonaventura, che avevo preso in una squadretta quando aveva 11 anni e oggi è alla Fiorentina, oppure Marconi, attaccante del Sudtirol.
Il calcio italiano ha smesso di produrre talenti?
Ha smesso di cercarli e di allenarli. Se ci fai caso, tra i nomi che ti ho detto molti sono lombardi. Prima si lavorava così: a livello provinciale, regionale. Poi ogni tanto veniva fuori un ragazzo dal Trentino, uno dalla Sardegna, l'altro dalla Sicilia. Ma il grosso era fatto di ragazzi del posto. Oggi invece vedo soprattutto un lavoro di procuratori, che portano tanti calciatori da fuori. Così è tutta un'altra cosa.
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