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La (benedetta) pioggia di Verona

Il diluvio di Verona è una pioggia che conosciamo bene. Una pioggia che non porta via niente, ma ti lascia lì, bagnato, fradicio, stanco e nudo. La Roma ha perso e fa freddo. La Roma ha perso e quando succede non può andare bene nessun'altra cosa.

"Non ho niente da dire ai miei sull'atteggiamento e sullo sforzo, intoccabile. Ma non abbiamo giocato bene, non ci siamo adattati bene, abbiamo perso duelli individuali e seconde palle, loro hanno avuto più intensità". La pioggia di Verona è una pioggia che non porta via le certezze. Quelle rimangono. Come Josè Mourinho, che fotografa così la partita di domenica sera. Lo stesso Josè Mourinho che si era lamentato dopo la vittoria per 5 a 1 contro il CSKA Sofia. Lo stesso Josè Mourinho che come prima mossa decide di lasciare i suoi a casa per un giorno, per riposare. Perché la pioggia stanca e la sconfitta di più.

La Roma ha perso e non può andare bene nessun'altra cosa. Ma ci sono delle sconfitte che forse possono far bene. La partita contro il Verona ha messo in risalto problemi, mancanze, difetti ma ha soprattutto il merito di aver fatto tornare tutti con i piedi per terra. La squadra giallorossa viaggiava sulle ali di un entusiasmo reale, non fittizio, ma che il suo stesso allenatore aveva cercato di calmare e di razionalizzare. "Abbiamo vinto 6 gare, non 60" ripeteva, così come oggi ricalcola: "Abbiamo perso 1 gara, non 10".

Ecco, adesso viene il bello. E per fortuna il calendario ti offre subito subito un'occasione per ripartire. Giovedì sera si gioca con l'Udinese, tra le mura amiche, contro una formazione ostica che viene da un 4 a 0 contro il Napoli capolista. La mossa è servita subito. Per ripartire e per arrivare di nuovo carichi al derby di domenica.

Ma torniamo alla pioggia di Verona. In quel diluvio, secondo molti, Zaniolo ha dimostrato di essere quello che realmente è: un giocatore finito. Sotto quell'acqua, secondo altri, Calafiori ha confermato di essere un calciatore da Primavera, Mancini di essere inguardabile, Shomurodov di non essere adatto per le grandi piazze, Abraham di non essersi ambientati. Gli stessi che venivano osannati fino a qualche ora prima, adesso finiscono sulla graticola, imputati, colpevoli. Forse persino Mourinho sta tornando alla depressione estiva. Forse anche lui sta pensando di andare via, maledicendo il giorno in cui ha perso la Roma.

Ma la pioggia di Verona, noi la conosciamo bene. Ci siamo bagnati tante volte per rischiare di prendere il raffreddore oggi. Quell'acqua l'abbiamo sentita dentro i calzini e sopra i capelli, ma non ci ha scalfito. Come il gol di Carey, al 10' della sfida contro il CSKA. Un gol che è arrivato mentre la Curva Sud cantava a squarciagola. Un gol che non ha scalfito nessuno, tanto che forse in Curva non se ne sono neanche accorti. O se ne sono accorti e hanno fatto l'unica cosa che sanno fare: continuare a cantare, continuare a sostenere, continuare a spingere.

La pioggia di Verona, infatti, non spazza via le certezze. Porta via l'imbattibilità, è vero, mette il segno 1 alla voce sconfitte, porta tutti di nuovo sulla terra. Ma non cambia la sostanza. Anzi, forse la migliora: la Roma si scopre mortale. La Roma di Mourinho ha scoperto di poter cadere. Sarà bellissimo rialzarsi subito. Sarà bellissimo ricominciare. 

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