Domenica sera è arrivata la seconda da titolare per Edoardo Bove, il classe 2002 cresciuto con la Roma sulla pelle. Per Mourinho è la prima alternativa, in attesa di Gini Wijnaldum.
Sul treno che accompagnava la Roma a Napoli, Nicola Zalewski ruba un libro a un suo compagno e fa finta di leggerlo. Il titolo è "Corso di diritto pubblico dell'economia", tutt'altro che una lettura leggera, da viaggio. L'ha rubato a Edoardo Bove, che siede davanti a lui. Il centrocampista giallorosso studia infatti Economia e Management alla Luiss "Guido Carli" di Roma, dopo aver frequentato il liceo all'Istituto Massimiliano Massimo, scuola paritaria dell'Eur. Lo chiamano Dottor Bove per questo, ma forse il suo soprannome più bello è quello che gli ha dato José Mourinho: "Di Bove dico che è un cane malato, amorevolmente. Perché morde, corre, dà tutto quando gioca. E mi fa tanto piacere".
Era il post partita di Roma Fiorentina, 2 a 0 per i padroni di casa, prima da titolare per il classe 2002 cresciuto nella Primavera. La seconda da titolare è quella di domenica scorsa, nell'altra vittoria contro l'Hellas Verona. 90 minuti, tanti palloni recuperati, tantissima intensità. "Se io sono tifoso della Roma, un ragazzo come Bove lo porterei in braccio perché è più tifoso di tutti e dà tutto. Quando sono arrivato, doveva andare in Serie C in prestito, ora è titolare". A parlare è ancora José Mourinho, che insiste: "Questa gente cresce, arriviamo da un anno e mezzo insieme, questo Bove è diverso dal Bove di un anno e mezzo fa. Quando sono arrivato doveva andare in prestito in C".
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Lo Special One se lo coccola, lo difende e lo premia. È sua la mano che lo ha portato stabilmente in prima squadra. Prima ci fu quella di Fonseca, il primo a convocarlo e il primo a farlo esordire, nella vittoria contro il Crotone, nel maggio 2021. Prima ancora quella di Bruno Conti, a cui basta un solo provino per prenderlo dalla Boreale. "È stato strano l'inizio a Roma perché io ho fatto un solo provino, non sapevo che ne servissero due per entrare - ha raccontato Edoardo Bove in un'intervista - Per cui dopo il primo sono partito con la mia famiglia e mentre ero fuori mi hanno chiamato per dirmi che dovevo fare il nuovo provino. Così sono tornato con mia madre per farmi vedere di nuovo e una volta arrivato Bruno Conti mi disse che già mi avevano preso. Il mio primo ricordo dei provini è quello di un cross che misi in area e che sbalordì gli osservatori e i mister. Quando fai i provini da piccoli sono tutti preoccupati di portare palla e dribblare, io invece misi questa palla dentro, mi girai e li vidi tutti entusiasti".
La Boreale, dicevamo, anzi, la Boreale Don Orione. È qui che Bove, nato e cresciuto nel quartiere dell'Appio Latino, tira i primi calci. "Quando giocava da noi lo voleva chiunque – spiega il Presidente, Leandro Leonardi, a VoceGiallorossa - Chi veniva a vederlo si accorgeva subito che Edoardo era un giocatore di un altro pianeta rispetto agli altri. Ti rubava gli occhi, qualsiasi osservatore si accorgeva del suo talento, infatti lo volevano sia la Roma che la Lazio. A quell'età c'era una differenza enorme con i suoi coetanei. A volte veniva a giocare a calcetto con me e i dirigenti e restavamo tutti senza parole e innamorati. Faceva cose non da pari età".
E continua a farle oggi in campo con la Roma, la sua Roma. 17 presenze fin qui, 11 in campionato e 6 nelle coppe. Statistica già migliorata rispetto allo scorso anno, quando in tutta la stagione portò a casa 11 presenze in Serie A e due spezzoni in Conference League. Quest'anno ha già superato, nelle gerarchie, Camara, proponendosi come prima scelta a Cristante e Matic in attesa del ritorno di Gini Wijnaldum. Ma se continua così il percorso è segnato, la maglia da titolare è il suo obiettivo. Quella maglia che sente come una seconda pelle.
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