Il Borussia Dortmund e la Rheinmetall: quando il calcio si mescola all'industria bellica. Una sponsorizzazione che fa discutere.
C'è da riflettere, dunque, sull'annuncio fatto appena qualche giorno fa dalla dirigenza del Borussia Dortmund, una delle squadre di calcio più importanti a livello internazionale: per la prima volta una squadra della Bundesliga sarà sponsorizzata da un'azienda produttrice di armi. Si, avete capito bene, un'azienda che produce armi!
Stiamo parlando della Rheinmetall, il più grande produttore di armi della Germania quello che - per capirci - invia i tank Leopard in Ucraina. Società della Ruhr, la stessa Regione del Borussia Dortmund, che produce armi ed esporta morte, facendo guadagni miliardari. Basti pensare che dallo scoppio del conflitto tra Russia ed Ucraina, nel febbraio 2022, il valore delle azioni Rheinmetall alla Borsa di Francoforte sono aumentate di oltre il 400% grazie alle commesse ottenute in relazione al conflitto. Azienda che nei prossimi anni incasserà quasi 30 miliardi di euro dal processo di rinnovamento dell'esercito tedesco, dopo aver già chiuso una commessa per la vendita di 123 Panzer dal valore complessivo di 2,7 miliardi di euro.
Un accordo che, ovviamente, al di là del dato economico avrà un forte impatto dal punto di vista sociale e politico, specialmente in Germania dove è stato appena approvato l'invio di altre armi all'Ucraina.
Armin Papperger, il ceo dell'azienda nell'annunciare l'accordo ha sottolineato come le due realtà condividano "ambizioni, atteggiamenti e origini simili. Il Borussia è un club che proviene dal cuore della Renania Settentrionale-Vestfalia e si distingue per la ricerca di prestazioni di alto livello e di successi internazionali. Rheinmetall è profondamente radicata nella regione metropolitana della Rhine-Ruhr e vuole far conoscere ancora meglio il suo marchio a livello internazionale come fornitore leader di sistemi per l'industria della difesa e come motore dell'innovazione industriale nei mercati civili".
Parole a cui fanno eco quelle di Hans Joachim Watzke, presidente del club giallonero e politico vicino alla destra della CDU, l'Unione Cristiano Democratica di Germania: "la sicurezza e la difesa sono pilastri fondamentali della nostra democrazia. Ecco perché riteniamo che sia la decisione giusta riflettere intensamente su come proteggere questi pilastri. Soprattutto adesso, momento storico in cui la libertà deve essere difesa in Europa ogni giorno, dovremmo affrontare questa nuova normalità. Attendiamo con impazienza la nostra partnership con Rheinmetall e, come Borussia Dortmund, ci apriamo consapevolmente a una discussione".
Anche il calcio deve prendere posizione - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Il calcio nello scenario di disumanità e violenza attuale, emerge nella sua connotazione più marcatamente sociale divenendo uno strumento di lotta e di autodeterminazione capace di abbattere i muri e travalicare i confini per arrivare al cuore e nelle case.
A criticare l'accordo sono stati, in primis, i tifosi del Dortmund che attraverso uno dei portavoce della Unsere Kurve, la parte più importante e calda del tifo organizzato, hanno smentito che la sponsorizzazione abbia trovato perfino il loro favore: "Siamo tutti scioccati. Non avremmo mai immaginato che il Borussia Dortmund avrebbe preso in considerazione l'idea di collaborare con un'azienda di questo settore".
Tifoseria che ha manifestato tutta la propria contrarietà anche nel corso della partita di ieri, approfittando della sovraesposizione mediatica dell'evento, esponendo uno striscione che non lascia spazio a dubbi o interpretazioni: "Rheinmetall: usare il calcio per creare un'immagine più pulita? Proteggere il BVB dallo sportswashing è la nostra missione!". Ricordiamo, tra l'altro, come proprio la tifoseria del Borussia Dortmund sia stata una delle più attive ed organizzate nel boicottare i Mondiali di calcio di Qatar del 2022, proprio perché ritenuta un'inaccettabile operazione di sportwashing da parte di un paese che sistematicamente sfrutta la manodopera migrante e non riconosce i più basilari diritti civili, negando - di fatto - una esistenza libera e dignitosa alla comunità lgbtq+. Dal muro giallo non ci si poteva, dunque, aspettare una reazione diversa ad un accordo che, inevitabilmente, farà storia.
Industria bellica e calcio. Un connubio che - alla luce del particolare e tremendo periodo storico che stiamo vivendo, con guerre che stanno devastando interi territori, uccidendo centinaia di migliaia di persone e mettendo a rischio la sopravvivenza di altrettante persone - assume un valore decisamente negativo e che non può in alcun modo essere avallato.
Il calcio che già da tempo viene utilizzato da governi tutt'altro che democratici per ripulire il proprio volto dinanzi l'opinione pubblica ed acquisire - allo stesso tempo - sempre più importanza nello scacchiere geopolitico internazionale, non può assolutamente prestarsi a questa ennesima vergognosa operazione.
Siamo sull'orlo di una possibile terza guerra mondiale, con un genocidio in corso in Palestina (e la Germania, guarda caso, è la nazione europea che esporta il maggior numero di armi verso Tel Aviv) e tantissimi altri conflitti sparsi per il globo e il mondo del calcio calcio dovrebbe impegnarsi per fungere da strumento di pace ed incentivare percorsi diplomatici che portino alla risoluzione di conflitti potenziali - o già in atto - e non prestare il fianco a chi semina morte e sofferenza per riempire le proprie tasche.
La pelota no se mancha!
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