Da Milano a Cosenza, da Roma a Napoli, in tutta Italia le tifoserie prendono posizione contro il caro biglietti, aumentati del 28% soprattutto per le trasferte e per i settori che una volta erano popolari.
Milano, Torino, Roma, Napoli e Cosenza. Non sono le tappe di un viaggio on the road per scoprire le bellezze dell'Italia da nord a sud ma la mappa delle tifoserie che hanno protestato contro il caro biglietti nel corso di queste prime giornate di campionato.
I prezzi minimi, stando ad un'indagine del Corriere dello Sport che ha messo a confronto i prezzi dei biglietti della scorsa stagione con quelli venduti in queste prime giornate del nuovo campionato, sono aumentati del 28%. Aumento di quasi un terzo che va a toccare principalmente i settori che un tempo avremmo definito "popolari" , quelli insomma frequentati dai gruppi del tifo organizzato, da proletarə e tifosə più fedelə.
Una protesta che si sta concentrando soprattutto sul costo dei biglietti per i settori ospiti, giudicati troppo elevati e fluttuanti a seconda della squadra interessata. Una decisione, del resto, quella di suddividere le squadre avversarie in tre fasce a seconda della loro forza (big, squadre medie e le cosiddette "piccole") a cui corrispondono, ovviamente, tra fasce di prezzo abbastanza diverse tra loro, comune a quasi tutte le società di calcio.
A rilanciare una protesta che avevamo già avuto modo di apprezzare qualche anno fa, sono statə lə tifosə del Milan che in occasione della prima partita casalinga dell'anno contro il Torino del 26 agosto - vinta 4 a 1 - hanno esposto uno striscione con su scritto "per lo stesso posto 35€ per i tifosi della Salernitana e 65€ per noi! Va messo un tetto ai settori ospiti di tutta la serie A", in riferimento alla scelta della società dell'AS Roma, di applicare prezzi decisamente diversi per le due tifoserie. Protesta che è proseguita proprio durante la partita tra Roma e Milan quando la tifoseria milanista - per protestare contro il caro biglietti - ha messo in atto uno sciopero del tifo per i primi quindici minuti del primo tempo. Politica dei prezzi che è finita anche nel mirino della stessa tifoseria giallorossa che ha denunciato un aumento medio dei costi dei ticket d'ingresso del 25%: "75€ per un biglietto è una mancanza di rispetto. Prezzi popolari!" il testo di uno striscione affisso fuori la sede della Società all'Eur prima del big match contro il Milan.
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Caro biglietti, rincari oltre il 50% in Serie A
Un posto in curva all'Olimpico, come riportato da diversi giornali sportivi, infatti, l'anno scorso costava 22€ (riferimento ultima di campionato tra Roma e Spezia) mentre per la prima assoluta della nuova stagione contro la Salernitana il costo per il medesimo posto è lievitato a 35€, vale a dire un rincaro di 13€, ossia il 59% in più rispetto all'anno scorso. Aumenti che coinvolgono l'intero stadio Olimpico: un biglietto in Curva Nord è passato dai 30€ del 2021, ai 45€della passata stagione, agli attuali 62€. La curva sud laterale è arrivata a costare, invece, anche 75€.
Ciò nonostante la vendita dei biglietti è andata a gonfie vele facendo registrare il tutto esaurito in entrambi i match casalinghi contro Salernitana e Milan, a dimostrazione che le politiche societarie relative ai costi dei tagliandi stanno dando i propri frutti sia in termini di guadagni che di "selezione del tifo".
A poche centinaia di chilometri di distanza, a Napoli, le due curve (curva A e curva B) in occasione delle prime due partite della stagione giocate al Maradona hanno esposto due striscioni con su scritto "biglietti trasferte: prezzo uguale e con un tetto" riprendendo quello che sembra essere a tutti gli effetti lo slogan scelto dalle tifoserie d'Italia per questa campagna contro il caro biglietti.
La tifoseria partenopea, probabilmente, teme la speculazione che le società di serie A potrebbero mettere in atto in occasione della visita della squadra campione d'Italia, approfittando dell'entusiasmo e della passione di un popolo tornato campione dopo ben 33 anni di attesa. Una preoccupazione neanche tanto astratta dal momento che il biglietto della prima trasferta dell'anno, a Frosinone, costava ben 45€. 45€ come la cifra che la Juventus ha deciso di applicare come tetto massimo (ma diciamo noi anche minimo!) per il settore ospiti dello Juventus Stadium. Una decisione presa per venire incontro alle esigenze delle tifoserie avversarie con l'augurio fatto pervenire a mezzo stampa che tutte le società riservino lo stesso trattamento economico aə tifosə juventinə in trasferta.
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Un primo passo in avanti per porre l'attenzione su di un fenomeno che, però, se non analizzato nella sua complessità e totalità rischia di rimanere fine a sé stesso: se da un lato, infatti, c'è l'esigenza di chi anima il tifo organizzato in Italia di reclamare dei costi più abbordabili per le trasferte dall'altro bisogna sottolineare come questa rivendicazione vada assolutamente saldata con quella di una calmierazione del costo dei biglietti in generale - senza distinzione tra casa e trasferta.
Anche perché a parlare sono i numeri: a Milano, sponda Inter, si è passati per la sfida con il Monza dai 10€ del terzo anello dell'anno scorso ai 22€ di quest'anno per un aumento del +120%; in casa Lazio un biglietto nei distinti per la prima di campionato della scorsa stagione costava 25€ mentre quest'anno un biglietto sempre nei distinti per assistere alla prima stagionale della squadra di Sarri costava 40€ per un aumento di circa il 60%;
Prezzi ed aumenti assolutamente non compatibili con la fruibilità di massa di uno sport che senza il suo popolo di tifosə ed appassionantə non avrebbe modo di esistere. Un popolo che la domenica affollava gli stadi di tutta Italia per gioire e soffrire insieme, colorando e rendendo vivo un luogo che per novanta minuti assumeva una dimensione quasi magica, in nome di una squadra di calcio che era qualcosa di più, che simboleggiava appartenenza e comunità.
Una comunità, composta per la maggior parte da giovanə della working class che le società di calcio stanno provando in ogni modo ad allontanare dallo stadio per rendere questo luogo sempre meno del popolo e sempre più delle élite.Tessera del Tifoso, prezzi dei biglietti esorbitanti, controlli sempre più serrati e regolamenti d'uso ai limiti del paradossale (è vietato ad esempio l'ingresso degli ombrelli) sono alcuni degli strumenti utilizzati per tentare di rivoluzionare il calcio e gli stadi che da luoghi di massa, dove fede e passione si mescolano, stanno "lentamente" diventando teatri all'aperto dove ammirare distrattamente uno spettacolo più o meno interessante.
Ed è in questo contesto che la lotta contro il caro biglietti assume una dimensione politica e collettiva imprescindibile se si vuol fermare un processo che potremmo per trasposizione chiamare "gentrificazione degli stadi" che oramai sembra irreversibile.
La protesta di queste settimane, in questo senso, può realmente rappresentare l'occasione per rivendicare il diritto di tuttə alla felicità, alla passione, al divertimento, alla socialità ma anche alla delusione, alla rabbia e allo sconforto che uno sport come il calcio sa regalare. Ma per farlo è necessario unire le forze, generalizzare la protesta e riaffermare che il calcio è della gente e che per questo il poter andare allo stadio deve essere un qualcosa alla portata (economica) di tuttə. Perché come recitava un vecchio slogan "vogliamo il pane ma anche le rose".
A cura di Calcio e Rivoluzione
Andrea Ponticelli, attivista da più di dieci anni nelle lotte di Napoli e provincia. Per lui i fenomeni sociali sono strettamente connessi alla politica, calcio incluso. È tra i principali promotori del progetto di "Calcio&Rivoluzione" di cui ha curato il rilancio.
Gabriele Granato, attivista sociale, frequentatore di stadi e collezionista di t-shirt da gioco, è appassionato di sport e politica. Ha unito queste passioni nel progetto di "Calcio&Rivoluzione" di cui è tra i co-fondatori.
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