Spagna - Italia parla del declino del calcio italiano: dall'abbandono del catenaccio alla crisi di talento.
Mentre molti, in questi ultimi anni, inneggiavano al fatto che finalmente l'Italia ha abbandonato il catenaccio per un gioco più propositivo, noi non ci siamo resi conto che abbiamo perso i campioni. Il problema non sono i moduli, il problema sono gli uomini. Se non hai, ad eccezione di Donnarumma, chi ti fa la differenza puoi essere organizzato quanto ti pare. Se gli altri sono più bravi prendi solo schiaffi. Non facciamoci abbindolare dai finti complimenti del de La Fuente di turno, l'allenatore della Spagna, che prima della gara ha detto che il gioco dell'Italia è finalmente cambiato. In realtà, quando ci criticavano e spesso disprezzavano, lo facevano perché avevano una fottuta paura di noi, dei nostri grandi difensori, di numeri 10 eccelsi, di grandi attaccanti e della nostra arte massima: il contropiede.
Il calcio all'italiana non c'è più, gridano festanti Sacchi, Adani e altri amanti dello "spettacolo". Bravi, divertitevi e tenetevi questo squallore. I giocatori sono scappati, la fantasia è morta, ci siamo uniformati al credo comune, quando da sempre, la forza dell'Italia e dell'italiano è il non uniformarsi a nessuno. In tutti i campi ci hanno sempre copiato, perché ora nel calcio bisogna copiare gli altri? Il nostro genio mischiato con la paraculaggine, un mix pazzesco che abbiamo abbandonato, guardando al bel gioco. Vogliono essere tutti Guardiola, anche se Pep cambia con la velocità della luce e quando lo copi arrivi già in ritardo, o ancor peggio inneggiano ai nuovi profeti come De Zerbi, che a suon d'imbarcate di gol (incassati) sta, a detta di alcuni, cambiando le regole del gioco più bello del mondo. Mah.
Ormai è troppo tardi. I buoi, intesi come attaccanti e difensori, sono scappati. Se per salvare la partita, Spalletti si gira verso la panchina ed estrae, con tutto il rispetto, le carte Cambiaso e Retegui la colpa non è sua ma di un calcio che non produce più giocatori validi. Aspettiamo Scamacca come un messia, ma non abbiamo più una religione e non meritiamo un salvatore.
di Giulio Giusti
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