Ieri è stata la giornata dell'incontro alle Olimpiadi tra Angela Carini e Imane Khelif, un incontro che esce dal ring e finisce sui banchi della politica. Tra razzismo, omotransfobia e propaganda.
"So che non mollerai, Angela, e so che un giorno guadagnerai con sforzo e sudore quello che meriti. In una competizione finalmente equa". La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, scrive così sui social nella serata di ieri. La serata dell'incontro tra la pugile italiana Angela Carini e la sua rivale algerina Imane Khelif. In foto c'è il volto triste dell'atleta, la mano della Premier sulla guancia, a mo' di carezza, il sorriso da mamma.
È il compimento perfetto di una giornata lunghissima, iniziata ben prima dell'incontro, valevole per i quarti di finale di boxe nella categoria 66 kg, che dura solo 45 secondi. "Fa malissimo", dice Carini, 25 anni, napoletana, rivolgendosi al suo staff, dopo aver ricevuto due colpi dall'algerina. Dopo il primo si risistema il casco e torna sul ring, dopo il secondo però non ce la fa più. Decide di abbandonare la gara, di dire addio alle Olimpiadi. A spiegare nel dettaglio cosa è successo è proprio il direttore tecnico del pugilato azzurro, Emanuele Renzini, ai microfoni di FanPage: "Angela ha subito un paio di colpi pesanti, ha sentito dolore, mi ha detto 'Maestro mi fa male il naso, non voglio continuare'. Quando si è avvicinata io non avevo capito, pensavo che avesse un problema al caschetto e l'ho sistemato. Lei mi ha detto ciò e mi ha preso di sorpresa. Le ho chiesto se voleva chiudere il primo round, ha provato qualche secondo, ma poi è venuta da me e ha detto 'basta' e a quel punto ho chiesto all'arbitro di interrompere il match".
Questa la cronaca sportiva, ma l'incontro, in realtà, era iniziato già da prima. Da un lato sempre Imane Khelif, dall'altro stavolta una parte della politica e della stampa italiana, che a colpi di odio e di fake news avevano iniziato a guidare l'opinione pubblica. Come? Definendo Khelif una "pugile trans". Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, scriveva così su Facebook, alla viglia della sfida: "Pugile trans dell'Algeria - bandito dai mondiali di boxe - può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Uno schiaffo all'etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell'ideologia woke"!". Daniela Santanché, Ministra del Turismo, parlava invece di "un pugno che fa male allo sport e alle donne. Ma ormai siamo ostaggi della politica woke" ripubblicando un articolo de La Verità dal titolo "Nelle olimpiadi gender un algerino prenderà a pugni una donna italiana".
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Falsità, inesattezze, odio, che avevano trovato il bersaglio perfetto, anzi il tema perfetto: la donna italiana da difendere contro il nemico, contro il diverso, contro lo straniero, meglio ancora se trans e africano. Poco importa se tutto falso. Sì, perché Imane Khelif non è un pugile trans. Come spiega Il Post, in base alle evidenze disponibili, non si può dire per certo se l'algerina abbia semplicemente livelli di testosterone alti o una variazione cromosomica. In ogni caso, chi possiede queste caratteristiche non è una persona transgender ma potrebbe rientrare nello spettro dell'intersessualità. Si tratta della condizione di chi presenta dalla nascita caratteristiche sia maschili che femminili, oppure variazioni che riguardano cromosomi e ormoni sessuali, genitali esterni e componenti interne dell'apparato riproduttivo, e in ambito medico viene definita come VSC, "Variations of Sex Characteristics". Come si legge sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità, questa condizione coinvolge una percentuale compresa tra lo 0,018% e l'1,7% della popolazione.
Troppo tardi però, Imane Khelif viene definita e dipinta come un uomo e quindi la sua partecipazione alla categoria è inammissibile. A fare chiarezza arriva, nella serata di giovedì sera, un comunicato del Comitato Olimpico Internazionale che inizia con un promemoria, "ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni", e poi entra nel merito: "Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 rispettano i regolamenti di ammissibilità e di iscrizione della competizione, nonché tutti i regolamenti medici applicabili stabiliti dalla Paris 2024 Boxing Unit (PBU). Come per le precedenti competizioni olimpiche di pugilato, il sesso e l'età degli atleti si basano sul loro passaporto". Queste regole, che si basano su quelle di Tokyo 2020, sono state in vigore per tutto il periodo di qualificazione e per i tornei di pugilato durante i Giochi europei, asiatici, panamericani, del Pacifico e africani. Imane Khelif era stata però esclusa dai Mondiali di boxe nel 2023 ed è qui che si è concentrata la propaganda e la strumentalizzazione politica. Un'esclusione di cui, però, si sa pochissimo. La Federazione Internazionale di Boxe ha detto che l'atleta non è stata sottoposta a un test di testosterone e, per motivi di privacy, non ha specificato di quale tipo di test si trattasse. A presiedere l'IBA è Umar Kremlev, funzionario e imprenditore russo molto vicino a Vladimir Putin, che tempo fa aveva dichiarato: "Sulla base dei risultati dei test del DNA, abbiamo identificato un certo numero di atleti che hanno cercato di ingannare i loro colleghi e fingevano di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY. Tali atleti sono stati esclusi dalla competizione". La gestione dell'IBA, che intanto ha spostato la sua sede dalla Svizzera alla Russia, e i suoi metodi di lavoro furono criticati dal CIO che infatti non riconosce più la sua organizzazione.
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Prima della gara di ieri sera, Imane Khelif era salita sul ring almeno 45 volte (stando alle statistiche che si leggono su boxrec.com): 36 vittorie (di cui solo 5 per KO) e ben 9 sconfitte. (Angela Carini vanta 84 vittorie e 22 sconfitte). Tra le rivali che hanno sconfitto l'algerina c'è anche l'irlandese Amy Broadhurst, che contro di lei ha vinto la finale dei Mondiali del 2022, che ha commentato: "Personalmente non penso che Khelif abbia fatto niente per imbrogliare. Penso che sia nata così, ed è fuori dal suo controllo. Il fatto che sia stata battuta da nove donne finora dice tutto".
Ma ormai è troppo tardi. L'incontro è finito. L'arbitro alza il braccio di Imane Khelif, che prova a salutare Angela Carini ma lei se ne va, prima di crollare a terra, in lacrime. "È stato per la delusione – ha spiegato il suo allenatore - Non ha avuto nulla da dire contro la sua avversaria. Non sono amiche, ma si conoscono. Ci siamo allenati insieme ad Assisi, nel centro federale, dove sono stati nostri ospiti".
Quello che resta, alla fine, sono i titoli, le parole di odio, lo sciacallaggio, le strumentalizzazioni. Di chi non sa nulla della storia e delle battaglie di Imane Khelif. E di a chi non interessa nulla neanche di Angela Carini, ma guarda al suo tornaconto, alla propaganda, soffiando su odio e paura. Meglio ancora se contro il diverso, qualsiasi esso sia.
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