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L'Europeo tra una partita alla playstation e una mano di poker

Cosa ci dobbiamo aspettare dall'Italia? Analisi delle prospettive degli Azzurri agli Europei: dalla gestione di Spalletti alle sfide in attacco e difesa 

Chi è la favoritissima dei campionati Europei ormai alle porte? Per noi la Francia, anche se la competizione continentale insegna che, a differenza dei Mondiali dove in quasi un secolo di storia non ha mai vinta un outsider, le sorprese sono sempre possibili. I trionfi inaspettati della Danimarca nel 1992, della Grecia nel 2004 ed anche dell'allora Cecoslovacchia nel 1976 sono lì a ricordarcelo. Anche l'Italia di Mancini non era tra le favoritissime nel 2021, però andò come tutti sappiamo. Ma gli azzurri per storia e blasone, anche se mancano i Mondiali da otto anni, rientrano sempre nel giro di quelle che possono vincere. Anche questa volta? Tutti hanno messo le mani avanti, per primo Luciano Spalletti. Il nostro CT ha subito ricordato che veniamo da due mancate qualificazioni ai Mondiali, quindi non è lecito aspettarsi miracoli. Sugli azzurri hanno sparato in molti in questa vigilia: da Mourinho, appena emigrato in Turchia, e stranamente anche un maestro di signorilità e sportività come Ancelotti. 

Quest'ultimo ha affermato che l'unico campione tra gli azzurri è Gigione Donnarumma. Forse l'allenatore del Real è stato stuzzicato dalla battuta acida di Spalletti che definì "fortunoso" il recente cammino verso la finale di Champions del collega. Storie di allenatori, problemi loro, ma soprattutto sono problemi di Spalletti, non certo di Ancelotti che nel già fortissimo Real vedrà arrivare Mpappé e il bimbo prodigio Endrik, già ribattezzato il nuovo Pelé. Spalletti, soprattutto in attacco, non dovrà gestire l'abbondanza qualitativa del collega. Il problema per gli azzurri sembra sempre il solito: chi segna? In fondo al tunnel s'intravede una luce: Gianluca Scamacca. L'attaccante dell'Atalanta, dopo la cura Gasperini, sembra pronto a esplodere anche a livello internazionale. Se ciò avverrà, Spalletti avrà risolto il primo dei suoi problemi, soprattutto se il bomber sarà spalleggiato da un Chiesa in salute (ma lo sarà) e se anche Retegui e Raspadori daranno il loro contributo in attacco. Ma agli ormai cronici guai offensivi, è partito anche un alert dalla difesa, dove i recenti infortuni di Acerbi e Scalvini hanno azzoppato il reparto. Si spera che Calafiori dimostri in azzurro quanto di buono ha fatto vedere nel Bologna e Buongiorno trovi la sua consacrazione anche in Nazionale. A chi replica che i due insieme sommano solo sei presenze in azzurro, ricordiamo che, seppur in altri ruoli, Cabrini e Paolo Rossi esplosero in Nazionale ai Mondiali del 1978 con sole due partite con la casacca azzurra da parte del secondo. Ci consola il centrocampo, l'unico dei reparti che non dovrebbe dare problemi al nostro CT: Jorginho, Barella, Pellegrini, Cristante e Frattesi danno ampie garanzie. In più, l'aggiunta di Folurunsho, devastante fisicamente e con ottime doti balistiche, potrebbe trasformarsi in una piacevole sorpresa. Così come l'innesto di Fagioli, che molti hanno criticato, non deve essere visto come un regalo di Spalletti allo juventino. Il CT non è tipo da contentini, soprattutto perché lui per primo si gioca tanto in questi Europei, che potrebbero essere la consacrazione internazionale che ha sempre cercato e mai raggiunto.

Passando dal campo alla camera d'albergo (per carità nulla di piccante), il nostro allenatore ha più volte richiamato pubblicamente, e immaginiamo in modo ancora più incisivo in privato, i suoi uomini a evitare passatempi inutili o nocivi come la playstation. Questa insistenza sui presunti danni della console più popolare al mondo ci meraviglia. E' così pericolosa la playstation? E i colleghi dei nostri azzurri la usano? La risposta alla seconda domanda è abbastanza semplice: il videogioco è utilizzatissimo da tutti, campioni acclamati e calciatori meno noti. Alla prima domanda non siamo in gradi di rispondere. Proviamo, invece, a tornare indietro nel tempo: com'erano i ritiri nel calcio del passato? Manlio Scopigno, il grande allenatore del Cagliari campione d'Italia nel 1970, li considerava inutili e quando, la sua squadra era costretta a farli, lasciava ampia libertà ai suoi uomini. Leggendario, in proposito, è l'aneddoto raccontato dagli stessi giocatori del Cagliari durante un ritiro a Roma prima di una partita di campionato nella Capitale. Riva, Albertosi, Cera e altri componenti della squadra si ritrovarono a notte fonda in una stanza per fare una partitina a poker, accompagnandola con bottiglie di whisky e sigarette a gogò. Nel cuore della notte, con la stanza invasa dal fumo, qualcuno bussò alla porta della loro camera. Pensavano tutti fosse il portiere di notte perché avevano da poco ordinato dei panini. Era Scopigno. Rimasero tutti paralizzati. Il mister era noto per essere un uomo molto buono e permissivo, ma questa volta erano consapevoli di aver esagerato. L'allenatore gelò i presenti con una delle sue battute: "ragazzi, dò noia a qualcuno se fumo?" Poi fece cenno a uno dei pokeristi di spostarsi: "alzati, ora gioco io". Scopigno fece un paio di mani con i suoi ragazzi e poi chiuse i giochi dicendo: "ora basta, si va tutti a letto e domani, mi raccomando, si vince!"

Per la cronaca il Cagliari espugnò l'Olimpico, era il 17 novembre del 1968, battendo per 4 a 1 la Roma con doppiette di Riva e Brugnera per i sardi e gol del povero Taccola per i giallorossi. La partita di ritorno, a Cagliari il 16 marzo del 1969, fu segnata dalla tragica fine di Giuliano Taccola negli spogliatoi dello stadio Amsicora in circostanze mai del tutto chiarite.

Chi ha ragione allora tra Spalletti e Scopigno? Ragione ce l'hanno solo i risultati, il resto sono chiacchiere. Se arriveremo almeno nei quarti nessuno parlerà più di playstation e il bilancio sarà positivo. Se andrà peggio, i guai saranno solo del nostro allenatore (chi perde è sempre un uomo solo), con una qualificazione mondiale, quella sì, da non mancare assolutamente.

di Giulio Giusti

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