La palla è morbida, lenta, delicata. Rimbalza dentro l'area di rigore ed esce, verso il limite. È il minuto 89, al Santiago Bernabeu. Le due squadre sono sull'uno a uno. La partita è di Champions League, da una parte c'è il Real Madrid dall'altra lo Sheriff Tiraspol.
Su quella palla leggera, che si abbassa quanto deve, si avventa Sébastien Thill, anni 28, di mestiere centrocampista, nato in Lussemburgo. Stirpe di calciatori, figlio di Serge e fratello di Vincent e Olivier, entrambi in forza al Vorskla. Sulla gamba sinistra, Thill, ha un tatuaggio: c'è lui bambino, di spalle, con la maglia 31 addosso. Una nuvoletta da fumetto, in testa, lo fa sognare la Coppa dei Campioni, quella dalle grandi orecchie.
Lo Sheriff è la squadra della capitale della Transnistria, uno stato indipendente che non riconosce nessuno. Non lo riconosce l'ONU, non lo riconosce la Moldavia di cui è considerato de iure parte. "Però da stasera ci conosce tutto il mondo" esulta il primo ministro Alexander Martynov. Lo Sheriff partecipa al campionato moldavo, di cui è il club più titolato. Ed è anche l'unico ad essersi qualificato ai gironi di Champions League.
La prima partita, contro lo Shakhtar Donetsk, è finita con una vittoria per 2 a 0, reti di Traore e Yansane. Un'illusione, un sogno. La fortuna dei principianti, la notte magica della matricola. Poi si sarebbe dovuti andare in Spagna, contro il Real. E lì sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Eppure il primo tempo finisce 0 a 1 per lo Sheriff Tiraspol. Gol di Yakhshiboev, uzbeko, classe 1997. Si torna dagli spogliatoi e gli spagnoli spingono. Titolari hanno Alaba, Valverde, Casemiro, Hazard. Per capire le forze in campo basta dire che l'intera rosa dei moldavi vale 12 milioni di euro, quella del Real Madrid supera i 790 milioni. Ed è proprio Karim Benzema, che di milioni ne guadagna 8 e ne vale 25, a riportare il risultato in parità. Ma ci riesce solo su calcio di rigore. Perché in porta, lo Sheriff, ha un certo Giorgios Athanasiadis, un greco che stasera le prende tutte. Il Real ci prova, ma non ci riesce. È ancora 1 a 1.
Azione sulla destra, cross lento, che attraversa l'area, rimbalza ed esce, verso il limite. È una palla perfetta, la classica rimbalzella. Sul pallone arriva Sébastien Thill. Prende la mira, lascia partire un missile terra-aria che si va a infrangere all'incrocio dei pali. È 1 a 2. E sarà così fino al triplice fischio. Lo Sheriff Tiraspol ha vinto. E forse è la più grande impresa calcistica che si sia mai registrata nella fase a gironi di Champions League. La squadra di uno stato che non esiste ha battuto una delle formazioni più forti del mondo. Una di quelle società che, al posto della Champions, avrebbe voluto fare la Superlega. Tutti i grandi, tutti i forti, tutti i migliori, a giocare tra di loro. L'aristocrazia del calcio. La vittoria dello Sheriff, però, ci ricorda che il calcio è bello proprio perché è democratico. Ci ricorda che il calcio ci piace proprio perché le favole, a volte, si avverano. Ci ricorda che il calcio è di tutti. E lo deve essere sempre.
Piccola nota a margine. Sébastien Thill, il gol della vittoria, il gol più importante della sua vita, lo segna con il sinistro. La gamba del tatuaggio, di lui bambino che sogna la Champions League. Il calcio, in fondo, è tutto qui.
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