Le regole di Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus, raccontate nella sua biografia, tra Cristiano Ronaldo e i "polli di allevamento".
Massimiliano Allegri, classe 1967 e livornese purosangue, nell'aprile 2019 ha reso noto per la prima volta il proprio "diario di bordo", colmo di esperienze sia da giocatore sia da allenatore, per raccontarsi alla gente, sia ai suoi sostenitori sia ai suoi detrattori. A posteriori, quell'anno sarebbe stato anche l'ultimo della sua prima avventura sulla panchina della Juve. Sì, la sua prima avventura perché nel maggio 2021 sarebbe iniziata la seconda alla guida della Vecchia Signora, che tutt'oggi continua tra alti e bassi.
La biografia di Allegri lungi dall'essere un trattato sul calcio, né un manuale tecnico-tattico ricco di teorie, né tantomeno una guida scientifica per il mestiere di allenatore. Massimiliano, invece, ha deciso di raccontare la sua idea di calcio e il suo modo di viverlo, e lo ha fatto in modo molto semplice, ovvero a partire da episodi di vita vissuta nei suoi circa quarant'anni di carriera calcistica, prima in campo e poi in panchina. Per fare questo, Max ha impostato la sua biografia quasi come se fosse una chiacchierata con i suoi amici in uno dei tanti bar sul lungomare di Livorno, ed il risultato è stato un libro di piacevole lettura, ricco di spunti interessanti. Del resto, le chiacchierate al bar con gli amici di una vita rientrano in quello che nella biografia il tecnico livornese definisce come "cazzeggio creativo", ossia un momento di svago dove la mente viene temporaneamente liberata dallo stress lavorativo, in modo tale che poi quest'ultima possa tornare a concentrarsi nuovamente sulle dinamiche del lavoro con una maggiore freschezza ed elasticità di pensiero, e magari con qualche idea innovativa maturata proprio durante il periodo di diletto.
Il tecnico livornese, dopo aver spiegato nell'introduzione cosa si intenda per "allegriadre", ha deciso di suddividere il proprio libro in 32 regole. Le sue.
#7 Quando Gianni Brera usò Leopardi per descrivere un dribbling di Pelé - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Ma come mai proprio 32? E che cosa intende per "regole"?
Max ha scelto il 32 perché rappresenta un classico numero imperfetto, peraltro senza troppa presa emotiva come invece avrebbero potuto essere il 30 o il 33; facendo così, è un po' come se non abbia voluto dare al libro il valore di manuale sul calcio, bensì semplicemente quello di raccoglitore di pensieri e insegnamenti appresi con lo studio ma soprattutto con l'esperienza, condivisibili o meno. Quelle che lui chiama "regole", pertanto, sono semplicemente il suo modo di vedere il calcio, le sue linee guida, e quindi concetti da cui ognuno può partire per sviluppare la propria linea di pensiero.
Allegri ha cercato poi di trovare un'applicazione pratica alle 32 regole: come nello specifico? Il mister ha preso come riferimento una tipica settimana della stagione calcistica, quando agli impegni del campionato di Serie A vanno ad aggiungersi quelli di Coppa Italia o delle coppe europee, e per ogni regola spiega qual è, a suo avviso, il giorno migliore della settimana per applicarla. Un esempio? Nella regola numero 8, Max sostiene che il momento per vincere una partita è breve, e pertanto deve essere colto immediatamente se si vogliono conquistare i tre punti o il passaggio del turno. Dopo aver portato un paio di esempi relativi alla sua carriera a supporto di questa tesi, il tecnico livornese afferma che questa regola trova la sua applicazione nel momento della partita, e quindi nel fine settimana durante il campionato, oppure il martedì, il mercoledì o il giovedì nel caso vi siano incontri delle varie coppe, o nazionali o europee.
Mi soffermo su altre due caratteristiche strutturali di questo libro. Innanzitutto, sparse tra i capitoli sono presenti pagine con pensieri espressi da personalità del mondo del calcio su Massimiliano Allegri, e viceversa. Vi porto due esempi. Queste le parole di Carlo Ancelotti nei confronti di Max: «È un grande allenatore, riesce a tirare fuori il meglio da ognuno. Ha esperienza e senso pratico. Non so se abbiamo qualcosa in comune, ma sono certo che abbia conoscenza del calcio e che la metta al servizio dei giocatori che si ritrova a disposizione». Allegri, invece, ha usato queste parole per parlare di mister Ancelotti: «La sua grande intelligenza gli ha permesso di proseguire il lavoro fatto da Sarri sulla panchina del Napoli. Stiamo parlando di uno dei più grandi allenatori degli ultimi anni: stamani mi sono messo a leggere il suo palmarès e a un certo punto ho smesso perché era infinito. Che la smettesse di vincere, sarebbe ora!».
Pasolini e Bertolucci, dal set cinematografico al campo da calcio - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Parma, 1975. Da una parte c'è Pier Paolo Pasolini, dall'altra Bernardo Bertolucci. Due registi uniti dal cinema, ovviamente, dall'amicizia e infine anche dal calcio.
L'altra caratteristica riguarda invece l'ultimo capitolo del libro, nel quale il mister non tratta una regola bensì racconta cosa significhi per lui allenare Cristiano Ronaldo. Qui Max, oltre a elogiare la grandezza di un campione come CR7, mette in evidenza un aspetto importante: a suo avviso, non sono soltanto i giocatori ad apprendere dagli allenatori, ma anche viceversa, e da campioni del calibro del portoghese c'è soltanto da imparare, a partire dalla sua voglia di vincere e dalla sua capacità di porsi obiettivi sempre nuovi giorno dopo giorno.
Il futuro lettore, quindi, cosa potrà aspettarsi da questo libro?
Innanzitutto, una lettura piacevole, non impegnativa, ricca di spunti interessanti, di episodi di vita vissuta e di aneddoti curiosi, come per esempio i simpatici paralleli istituiti da Max tra il calcio e l'ippica, altra sua grande passione. In questa biografia, gli appassionati di calcio e di sport in generale potranno entrare in diretto contatto con il pensiero calcistico di Massimiliano Allegri, spesso criticato dai tifosi e dagli addetti ai lavori perché considerato anacronistico, conservatore o addirittura reazionario. In realtà, tra le pagine del libro il lettore noterà un'interessante chiave di lettura del calcio offerta dal tecnico livornese, che può a tutti gli effetti essere definita "filosofia allegriana", nonostante Max non ami considerarsi un filosofo. Tra i tanti punti da lui affrontati nel libro, emergono: l'idea di calcio intesa come un qualcosa di semplice e, correlata a ciò, la critica alla standardizzazione del calcio con complessi schematismi e tatticismi che rischiano di deresponsabilizzare i giocatori e di creare quindi quelli che Max definisce "polli d'allevamento"; l'importanza di instaurare un rapporto empatico con i giocatori; l'indispensabilità di lasciare esprimere liberamente i giovani se si vuol fare sviluppare il loro talento; l'importanza di saper essere lucidi nelle disparate situazioni che si vengono a creare, per esempio durante una partita, e distaccati emotivamente per compiere la scelta migliore.
Questi sono soltanto alcuni dei temi trattati nel libro; Allegri, infatti, ne affronta molti altri che spesso non riguardano soltanto le dinamiche del rettangolo verde di gioco, bensì si intrecciano con quelle di vita quotidiana. In fondo, come dice Max, «la vita e il calcio sono simili: è tutta una questione di equilibrio».
Commenti (0)