La Juventus vince in Coppa Italia e sembra prendere fiducia. La crisi è ufficialmente passata?
Molte incertezze fuori dal campo, un po' meno lì in mezzo. Potremmo semplificare così la situazione di un gruppo, di un club preda degli eventi più di altri (vedi le milanesi in primis, ma anche Napoli e Atalanta), orfano di una leadership che gli ha garantito una vita di rendite sulle spalle di nove scudetti consecutivi, una decina di coppe qua e là e un paio di finalissime di Champions, anche se di quelle che lasciano l'amaro in bocca a tifosi e dirigenti.
La Coppa Italia di quest'anno non sarà un dentro o fuori, per quello ci pensa ampiamente il campionato, quarto posto permettendo, ma lascia intravedere spazi di adattamento, possibilità ritrovate, opzioni da tempo mancate che tornano a vestire i panni puliti di un gioco meno banale, meno macchinoso, più limpido e meno condizionato dai singoli. Come Ronaldo, che arriva, fa un centinaio di gol in appena tre stagioni, si stufa, molla tutto, lascia in estate la Juventus con un abbozzo di attacco, che segna anche meno di prima. Alla faccia della redistribuzione delle reti, dei pani e dei pesci. Il marxismo del calcio non fa per i bianconeri, e i miracoli neppure. Per quelli servirebbero almeno un centinaio di milioni per un mediano e un altro centravanti puro che alla Continassa manca dall'addio del migliore Higuain o dallo stop di Mandzukic. Morata sa il fatto suo, inutile nasconderlo. Si esalta nei momenti più bui, spinge la squadra in avanti, corre e lotta. Alla Juventus serve come il pane, per carità, ma il goleador da 30 reti non è esattamente il suo mestiere. Perché ai bianconeri mancano i gol, non la pervicacia il più delle volte. In controtendenza insomma la partita di ieri contro un avversario comunque non irresistibile, che viaggia a quota 20 punti in campionato, 4 dalla zona retrocessione. Juve in campo con il 4-4-1-1. Le novità si chiamano Danilo, di rientro dall'infortunio, in difesa al fianco di Rugani, Kulusevski che torna a fare la mezza punta, Arthur al fianco di Locatelli. La Sampdoria soffre e si arrocca nella propria metà campo per i primi 45 minutin, non crea pericoli. Il gol della Juve però (Cuadrado, su punizione) arriva solo su calcio piazzato. Passano pochi istanti e proprio Morata raddoppia su contropiede, ma Fourneau al Var annulla tutto per un intervento di Rabiot in fase di recupero giudicato irregolare. Un po' eccessivo. Nel secondo tempo c'è spazio per un rientro in carreggiata della Samp : prima Rugani di testa insacca Falcone, poi Conti riceve e controlla un pallone dalla sinistra che colpisce il palo e beffa Perin, complice Sandro che non copre sulla traiettoria. Altra ingenuità dopo quella gravissima in finale di Supercoppa che regala la vittoria a Inzaghi e ai suoi a dieci secondi dalla fine.
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Tempo qualche minuto però e la Juve è ancora in attacco. Dybala in gran forma appena entrato approfitta di un errore di Falcone e mette in gol : 3-1. Dagli spalti scampoli di tifoseria esultano. E così aprono un altro capitolo. Alludono al contratto tra il ragazzo e la società bianconera ancora di là dal sistemarsi. "Resta con noi, Paulo". E se così non fosse, come biasimarlo ? Si parla di Marotta, di nuovi contatti con l'Inter, disposta ad assecondarlo sulle cifre, sarebbe un affare per il club dell'ex dirigente, visto che l'argentino si libera a zero, un trauma per Agnelli che nel frattempo rassicura :"La questione si risolverà a breve". Voi ci credete ? I tifosi sperano, di tempo ne è passato... Sul finale Morata trasforma dal dischetto un calcio di rigore conquistato da Akè, 21enne francese di origini ivoriane dell'under-23, schierato da Allegri negli ultimi 15 minuti. Nel complesso, neanche a dirlo, gara dominata dalla Signora. Undicesimo risultato utile, scia ininterrotta dopo Juventus-Atalanta 0-1, se si esclude la sconfitta contro l'Inter. Qualcosa vorrà pur dire.
Claudio Viozzi
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