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L'anno che verrà

Dragusin, Postecoglou, Guendouzi, Zirkzee e tanti altri. La redazione de Il Catenaccio prova a guardare al calcio del 2024, tra sorprese e conferme, ritorni e definitive esplosioni. 

 Tra Zirkzee, Gilardino, Luvumbo e... Leopardi

La nuova stella del Bologna, Joshua Zirkzee. Fonte Foto: Ultimo Uomo.

Che aspettarsi dal 2024? Difficile dirlo, difficile prevedere grosse rivoluzioni. Se si guarda agli ultimi anni, generalmente le classifiche riflettono abbastanza i valori delle rose. Vedremo a gennaio se la Juve terrà il passo dell'Inter; l'anno scorso ci fu la fuga del Napoli. Usciranno le romane, si riprenderà il Napoli (e attenzione al percorso europeo), il Milan potrebbe venir risucchiato nella lotta Champions, mentre nella lotta salvezza sarà (come sempre) tutto aperto dopo il mercato invernale. E quindi occhio ai miracoli della Salernitana.

Squadra rivelazione? Dopo la prima parte di campionato di Zirkzee e tutto il Bologna sarebbe sufficiente vivere di rendita. Basterebbe continuare a lottare per i posti europei per considerarla una grande impresa. E Thiago Motta sembra già proiettato verso una grande squadra. Chi potrebbe stupire, oltre all'italobrasiliano? Gilardino, intelligente e pragmatico come il suo Genoa (se non verrà smantellato dal mercato).

Un po' di campanilismo tra i giocatori: suscita molto interesse Luvumbo; dalla sua freschezza e atletismo passerà molto dell'eventuale salvezza del Cagliari. Ai piani alti, invece, potremmo vedere la rinascita di stelle come Leao, Osimhen, Vlahovic, troppo importanti e troppo decisivi per continuare a essere anonimi.

Sono solo ipotesi, in realtà nel futuro proiettiamo sempre la speranza, l'attesa di un anno migliore. Proprio come notava (con un filo di ironia) il passeggere di Leopardi, "coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?".

 Ange Postecoglou: Re Mida del calcio?

Postecoglou, ai tempi della nazionale di calcio australiana. Fonte Foto: The Canberra Times

L'annuncio di 𝗔𝗻𝗴𝗲 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲𝗰𝗼𝗴𝗹𝗼𝘂 come allenatore del Tottenham è stato accolto con scetticismo per usare un eufemismo. La percezione oltremanica è stata quella di trovarsi davanti a Ted Lasso nella vita reale e non più solo su Apple TV.

Eppure, basterebbe scoprire la sua carriera per capire che l'allenatore australiano di chiare origini greche costituisca una vera eccezione nel calcio attuale.

Postecoglou inizia ad allenare a 27 anni nella squadra dove ha disputato gran parte della sua carriera, il 𝗦𝗼𝘂𝘁𝗵 𝗠𝗲𝗹𝗯𝗼𝘂𝗿𝗻𝗲. In Australia riesce a vincere 𝟰 𝗔-𝗟𝗲𝗮𝗴𝘂𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝟮 𝘀𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 (𝗦𝗼𝘂𝘁𝗵 𝗠𝗲𝗹𝗯𝗼𝘂𝗿𝗻𝗲, 𝗕𝗿𝗶𝘀𝗯𝗮𝗻𝗲 𝗥𝗼𝗮𝗿) ma nel mezzo di queste esperienze, tra il 2000 e il 2007, ha guidato con successo le n𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶𝗹𝗶 𝗮𝘂𝘀𝘁𝗿𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗲.
In quel periodo ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo del movimento locale. I frutti del lavoro svolto li ha racconti qualche anno dopo, quando da CT della nazionale maggiore australiana l'ha portata ad 𝗮𝗹𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗖𝗼𝗽𝗽𝗮 𝗱'𝗔𝘀𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟱, battendo la Corea del Sud ai supplementari.

A sorpresa lascia i Socceroos per approdare in Giappone, ai 𝗬𝗼𝗸𝗼𝗵𝗮𝗺𝗮 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗻𝗼𝘀. In due anni vince il titolo che mancava da 15 anni. Ma il salto più importante è quello del giugno 2021: diventa l'allenatore dei 𝗖𝗲𝗹𝘁𝗶𝗰 di Glasgow.
L'accoglienza non è delle migliori, il Celtic aveva appena perso il titolo contro i Rangers e chiamare un tecnico che non ha mai allenato in Europa tra i professionisti sembra il modo ideale per culminare il disastro. L'inizio è in salita ma riesce a far ricredere tutti i detrattori: in due stagioni conquista 𝟱 𝘁𝗶𝘁𝗼𝗹𝗶 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶, centrando anche un 𝗧𝗿𝗶𝗽𝗹𝗲𝘁𝗲 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲, chiudendo la seconda stagione con il 𝗿𝗲𝗰𝗼𝗿𝗱 di punti conquistati (99) e di clean sheet, con in porta un certo Joe Hart.

Alla luce di una carriera tanto unica, chissà che il Tottenham abbia trovato il suo 𝗥𝗲 𝗠𝗶𝗱𝗮...

Al giro di boa gli Spurs sono al quinto posto a -6 dalla vetta. Forse questa non sarà la stagione che riporterà nel quartiere più settentrionale di Londra il tanto bramato Titolo d'Inghilterra, che manca dalla stagione 1960-61, ma in prospettiva io una monetina la punterei su di loro…

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#1 Gianni Rodari e il calcio della fantasia - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Qual è il rapporto tra Gianni Rodari e il calcio? Che ruolo avrebbe fatto, in campo, il famoso scrittore e partigiano? Proviamo a rispondere con alcune delle sue filastrocche sul calcio per bambini più famose.

Guendouzi, l'anima punk della Lazio 

L'arma in più della Lazio si chiama Guendouzi. Fonte foto: Gianlucadimarzio.com

You didn't fool me
But I fooled you
You want to be me yeah
You want to be me

("I Wanna Be Me", Sex Pistols)

Durante il calciomercato estivo la Lazio aveva un arduo compito. Quello di trovare un sostituto a Sergej Milinkovic Savic, volato in terra araba dopo otto splendidi anni in maglia biancoceleste. Il lavoro del serbo a centrocampo era di vitale importanza. Tra i tanti nomi usciti sui giornali per rimpiazzarlo, e tra quelli scritti nel taccuino di Lotito & co, figurava quello di Mattéo Guendouzi.

Ufficializzato il 31 agosto, praticamente sul gong, è riuscito subito ad integrarsi negli schemi di Sarri diventando un elemento fondamentale per la rosa. Si muove in tutto il campo. Deruba palloni, difende e attacca. Dinamico come pochi in squadra. Inserimenti, interdizioni e Rock'n'roll. Anzi, più che un'anima rock è un'anima punk. Londra, Roxy, Anni '70. Ma quel "bad boy" che avevamo avuto modo di osservare all'estero non è ancora totalmente emerso, nei suoi bollori, nella capitale. Tempo al tempo.

Si è presentato di fronte agli occhi dei tifosi biancocelesti nella sfida vinta fuori casa contro il Napoli, segnando anche con uno splendido gol purtroppo annullato. Da lì in poi si è immerso totalmente nel mondo Lazio scalando gerarchie e rendendosi essenziale per il centrocampo. Ha totalizzato 22 presenze mettendo a segno 2 reti (contro il Genoa in Coppa Italia e in campionato contro l'Empoli).

Il ragazzo classe '99 di Poissy è tra i giocatori da tenere d'occhio in questo 2024. "Sono qui per restare, crescere e vincere" ha detto durante la conferenza di presentazione. Le caratteristiche per fare grandi cose con questa maglia le ha tutte. Dopo solo quattro mesi è già stato protagonista di splendide prestazioni che lo stanno trasformando in un paladino per la sua gente. Mattéo è il futuro dei biancocelesti ma soprattutto del calcio. La nuova chiave di un centrocampo che deve ritrovare personalità.

L'anno del Dragusin 

Il nuovo gioiello del Genoa (e rimpianto della Juventus): Dragusin. Fonte Foto: Calciomercato.com

Radu Dragusin rischia di trasformarsi in un grosso rimpianto per la Juventus che, forse a cuor fin troppo leggero, l'ha lanciato precocemente in un valzer di prestiti: prima alla Sampdoria, poi alla Salernitana e, infine, al Genoa che, dal marzo 2023, ha acquisito a titolo definitivo per "soli" cinque milioni di euro.

Il talento romeno ha avuto giusto il tempo di assaporare il campo con la maglia bianconera – una manciata di minuti in Champions League e in Serie A – sotto la gestione di Andrea Pirlo. Dragusin ha avuto la sfortuna di capitare in un top club come la Juventus nel peggior momento della sua recente storia, e tutto ciò non ha sicuramente facilitato la sua crescita. Ha dovuto "farsi le ossa" altrove.

Dopo aver contribuito alla risalita del Genoa in Serie A, Dragusin si sta imponendo all'ombra della Lanterna, a tal punto da essere già finito sui taccuini di top club europei e italiani. L'imminente apertura del mercato invernale sembra già vedere il talentuoso difensore al centro di infuocate trattative: che sia nel capoluogo ligure o altrove, il 2024 sembra essere foriero di successi per Radu Dragusin.

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In ricordo di Juliano - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

In un calcio dove non sventolano più le bandiere, una delle ultime, una delle più belle e gloriose ha ammainato. Alle porte degli 81 anni, gli avrebbe compiuti tra pochi giorni, se n'è andato Antonio Juliano per tutti Totonno

 Lo stregone Allegri

Il 2024 è appena iniziato, ci aspetta un anno pieno di sport, ma soprattutto di emozioni.

Il 2023 si chiude con un record passato sottobanco: 76 volte 'cortomuso' per lo stregone Max Allegri. Antipatico, brutto, ma efficace e concreto.

Il 2022 era finito con una serie di vicissitudini che avevano tramortito la nave bianconera, una congiura interna, una crepa societaria che rimarrà nella storia. Il suo comandante capisce subito che bisogna unirsi e fare gruppo, inizia a fare risultati e nonostante un pessimo score negli scontri diretti, a fine anno, sul campo, come piace dire ai bianconeri, il cartellino dice terzo posto. La FIGC, però non è d'accordo, la Juve non giocherà in Europa.

A inizio anno, nessuno ci avrebbe scommesso, la Juventus fa gruppo, si stringe e salgo in cattedra i giocatori con più esperienza supportati da un gruppo di giovani terribili. Ancora terremoto, con i casi Fagioli e Pogba, ma Allegri non demorde.

Tira la giacca, sistema la cravatta e coordina la linea difensiva.

A Novembre il premio miglior allenatore, a Dicembre -2 dalla favorita Inter.

Lo stregone di Livorno sta cucinando, il 2024 potrebbe essere l'anno della luce e forse, della finale consacrazione. Buon anno al Max a tutti.

 Wladimiro Falcone, nel segno del giallo e del rosso

Wladimiro Falcone, estremo difensore del Lecce. Fonte Foto: Corriere dello Sport.

Con i pronostici non vado forte (ho vinto solo una schedina, ai tempi del liceo. Guadagno netto: 8 euro, da dividere in quattro). Con le previsioni neanche. Invece con le aspettative, i sogni e le speranze vado fortissimo. Ho atteso l'arrivo di Patrick Schick alla Roma come l'avvento del nuovo messia, ho guardato con ottimismo a Seydou Doumbia, ho esultato per l'acquisto di Eldor Shomurodov. Sono anche andato al Flaminio per dare il benvenuto ad Adriano, ma era un sacco di tempo fa. Per fortuna.

Questo come premessa, insomma. Per dire che quando si parla della Roma non riesco a essere oggettivo. Mi aggrappo a qualsiasi cosa, mi lascio cullare dagli highlights su YouTube o da un messaggio di un amico che, dal nulla, mi dice che Salih Uçan è "forte vero" solo perché ha visto il modo in cui camminava. Perdo la ragione.

Proviamo allora a guardare da un'altra parte. Pur restando sul giallorosso e scegliendo, vi giuro in maniera non voluta, un romanista. Il mio nome per il 2024 è quello di Wladimiro Falcone. Portiere del Lecce, 28 anni, reattività e stabilità tra i pari. Sempre titolare nella formazione di D'Aversa, 64 parate in stagione, 2 clean sheet (che con una neo promossa non sono mai scontati), 1 rigore parato e 1, soprattutto, conquistato. Quello contro il Bologna, al 96esimo, che lo ha reso il primo portiere della storia della Serie A a fare qualcosa di simile. E poi un'altra presenza importante: quella in Viaggi di Nozze di Carlo Verdone, a soli 3 mesi. 

Basta questo per diventare il prossimo portiere della Roma

Ma, soprattutto, basteranno queste poche parole per aver bruciato anche lui?

Tra "giochisti", "risultatisti" e nuove generazioni.  

Quali novità calcistiche ci porterà questo 2024? È l'anno degli Europei, competizione che, a differenza dei Mondiali, a volte regalano novità. Difficilmente, infatti, un Mondiale viene vinto da una squadra non compresa nel ristretto lotto delle favorite. Il torneo continentale, invece, regala spesso sorprese. Ricordiamo i successi della Danimarca nel 1992 e della Grecia nel 2004. Ma a questi possiamo aggiungere, non arrabbiatevi, anche quello dell'Italia di Mancini nel 2021. È vero che una Nazionale come quella italiana per il blasone che ha fa sempre parte delle favorite ma la nostra, da ormai troppi anni (e le mancate qualificazioni a due edizioni dei Mondiale stanno lì a ricordarcelo) è entrata in una tunnel in cui non si vede ancora un bagliore di luce che ne annuncia la fine. Riuscirà Spalletti a compiere il miracolo, diventando, come lo è stato nel 2023 con lo scudetto vinto a Napoli, l'allenatore dell'anno del 2024? Me lo auguro di cuore, ma di grosse sorprese in positivo dall'Italia me ne aspetto poche. 

Chi sarà allora la stella degli Europei? Non mi piace vincere facile e tirar fuori nomi banali. Mbappé, Bellingham, Kane, De Bruyne? Tutti fortissimi, certo. Ma voglio andare oltre, superando i giocatori e parlando del gioco. Non mi sbilancerò quindi su chi sarà la stella della prossima competizione continentale. Voglio fare una previsione sull'evoluzione dei moduli di gioco. Ormai la maggior parte delle squadre fanno un possesso palla esasperato e costruiscono dal basso. Sono quelle società o nazionali guidate in panchina da allenatori definiti dalla Gazzetta dello Sport "giochisti" (termine per me orribile), in contrapposizione a quelli soprannominati, sempre dalla "rosea", "risultatisti". Di quest'ultimo categoria fanno parte, per citare i più famosi, Allegri, ormai impersonificato come il maestro della vittoria "corto muso" (vale a dire per 1 a 0), Mourinho (accusato di mettere un pullman a difesa della porta) e Simeone (profeta di un gioco ritenuto sporco e cattivo). 

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L’insostenibile solitudine del St. Pauli e della sua tifoseria - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Il mondo del St.Pauli si è spaccato. La causa? Il posizionamento di club e tifoseria locale sul conflitto in Medio Oriente tra Israele e Palestina. 

L'emblema dei "giochisti" è Pep Guardiola, colpevole di tutto questo casino, perché in molti, forse troppi, copiano e scimmiottano lui e quasi sempre le imitazioni sono peggio dell'originale. Altri alfieri della categoria sono Luis Enrique e i nostri De Zerbi, idolatrato dalla stampa anche se non ha mai vinto nemmeno un campionato di serie C o D, e Italiano, che, invece non ha mai sbagliato un campionato e ha vinto in D, C e B e tra non molto vincerà anche ad alto livello. Proprio Italiano mi dà la spunto per formulare la mia previsione per il 2024. Lo stesso allenatore della Fiorentina, nel corso di un'intervista, interpellato proprio in merito alla sua appartenenza ai "giochisti" rispondeva a chiare note che a lui "interessa solo il risultato". A prova di ciò, Italiano, dopo alcune partite che hanno lasciato il segno (su tutte la finale di Conference League del giugno scorso che la Fiorentina perse contro il West Ham nell'ultimo minuto di recupero per la disposizione troppo alta della difesa), da uomo intelligente qual è ha rivisto molto il modo di giocare della sua squadra. La sua Fiorentina, pur continuando a prediligere il possesso palla, ha iniziato a difendere meglio e i risultati si vedono. Ma, soprattutto, Italiano sta sperimentando uno stravolgimento dei ruoli con difensori che si trasformano in attaccanti, e viceversa, con conseguente disorientamento degli avversari. Non a caso i centrali Quarta e Ranieri sono tra i migliori realizzatori dei toscani. Come Italiano e forse ancor più di lui, anche Thiago Motta alla guida del Bologna è su questa strada. Il tecnico brasiliano a chi gli domanda quale sia il suo modulo preferito risponde: il 2-7-2. La sua non è un'affermazione ironica, risponde alla realtà. Il Bologna gioca un calcio rivoluzionario con una disposizione apparentemente assurda ma che di fatto non lo è, dove c'è un continuo interscambio di ruoli, un pressing senza tregua e una maggiore soluzione di giocate rispetto a qualsiasi altro modulo.

La mia previsione per l'anno appena iniziato è questa: molte squadre cambieranno in modo sostanziale il modo di giocare e inizierà la fine dei ruoli fissi. Dopo la morte del portiere a chi toccherà?

Kaiser Franz
Parla Ange Postecoglou: l'importanza della salute ...
 

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