Uno Youtuber "svela" l'interno dello stadio abbandonato che ha raccontato la storia del Cagliari calcio
Lo chiamano urbex, abbreviazione per urban exploration, ovvero esplorazione urbana, per dire di quei luoghi apparentemente dimenticati e lasciati marcire in solitudine. Bastano in realtà una telecamera a registrare e qualcuno con cui condividere l'avventura e l'emozione è assicurata. O lo spaesamento, certo, a seconda di come prendono certi scenari. Quello della decadenza dello stadio Sant'Elia di Cagliari forse è uno di questi, un monumento che ha raccontato una fetta abbondante di storia di un club, il Cagliari calcio, e di conseguenza di un campionato di calcio intero. Di recente, a svelare l'interno infelice dell'edificio, oggi un rudere inerme e grigio a due passi dall'Unipol Domus, è stato uno Youtuber, Riccardo Dose, come mostra un video pubblicato sull'omonimo canale. Go pro , non si tratta ovviamente della prima esplorazione del suo genere per il creatore di contenuti sulla nota piattaforma streaming.
Cenni storici
In realtà il pessimo stato di conservazione dell'immobile non è un mistero per nessuno, da tempo. Tanto che il club del capolougo disputa le gare di casa nella già citata Unipol Domus formalmente in via temporanea, ma nei fatti senza soluzione di continuità già a partire dalla stagione 2017/2018, quando la rapida obsolescenza della struttura già in disuso in quel periodo ha indotto le autorità a dare il definitivo via libera per la sua demolizione e successiva ricostruzione di un nuovo impianto sportivo. Questo almeno nei progetti. Fino a quel punto però, dietro ai mucchi di cemento spento, ai muri silenziosi, il Sant'Elia racconta oltre cinquant'anni di storia alle sue spalle. Sin da quando il progetto è stato concepito. "Padre" del disegno originario, che risale al 1964, è stato l'architetto Antonio Sulprizio. L'idea era quella di uno stadio polivalente con annessa pista d'atletica, e impianto capace di ospitare nel complesso fino a 35 000 spettatori. La capienza totale in realtà è destinata a variare nel corso del tempo anche per via di alcuni interventi strutturali che ne hanno segnato la morfologia. Come quello del 1970, che ha previsto il completamento dell'immobile con l'aggiunta di un secondo anello tutt'attorno, in modo da aumentare la capacità massima di pubblico. E' in quell'anno d'altronde che il Cagliari fresco di scudetto festeggia anche il trasferimento dal vecchio impianto, lo stadio Amsicora. Prima gara ufficiale disputata un Cagliari-Massese datato 12 settembre 1970, primo turno di Coppa Italia, match vinto dai sardi per 4 a 1. Anni dopo, lo stadio sarà sede di alcune gare del Mondiale di calcio del 1990 (Italia '90). Resta in realtà attivo a pieno regime formalmente fino al periodo a cavallo tra fine anni'90 e primi anni 2000, quando ha inizio una serie di lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza di un complesso che segnala già più di un problema di tenuta strutturale, con contestuale riduzione progressiva della capienza massima. E in effetti le cose non vanno a buon fine : nel 2012 si dichiara la parziale inagibilità "per indifferibili esigenze di tutela della pubblica incolumità". Poco più tardi, il Cagliari calcio ufficializza l'abbandono, accasandosi presso l'Is Arena e il Nereo Rocco, prima di stabilire la sede casalinga all'Unipol Domus, come già spiegato
L'interno del Sant'Elia
Al di là chiaramente - e giustamente, ovvio - degli intenti ironici o di puro intrattenimento del contenuto dello Youtuber in questione, l'interno dello stadio svela un paesaggio spettrale, anche all'occhio più nostalgico. La pista di atletica che costeggia il terreno dell'ex campo da gioco appare sgretolata e ridotta in brandelli. La struttura sembra a tratti conservare ancora qualche segno della normalità di un tempo, ma in pratica è tutto sfiorito e abbandonato. Gli spogliatoi sottostanti galleggiano nell'acqua stagnante. Tutt'intorno sterpaglie e vegetazione spontanea prendono il sopravvento, diventano le nuove vere protagoniste del Sant'Elia.
Licenza immagine : Creative Commons
Claudio Viozzi
Commenti (0)