La presentazione di Paulo Dybala alla Roma è stata un appuntamento con il destino, qualcosa che difficilmente scorderanno i tifosi giallorossi e che difficilmente scorderà lui. Oltre 10 mila persone, giochi di luce e tanta passione.
Già da stazione Termini le prime magliette della Roma iniziano a farsi strada, a spiccare sulla monotonia della banchina. C'è una famiglia, con due bambini, la più piccola ha una bandiera che è il doppio di lei. Un ragazzo porta la sciarpa, nonostante facciano 40 gradi e non tiri un filo d'aria. C'è una maglietta di Cristante, una di El Shaarawy, almeno quattro di Totti. Da Termini la direzione da prendere per l'appuntamento con la storia è quella di Laurentina. E la fermata giusta, guarda caso, viene due stazioni dopo Colosseo e Circo Massimo.
Due mesi fa eravamo lì, ad accogliere la squadra rientrata da Tirana, a festeggiare la Roma campione di Conference League. Due mesi dopo stiamo ancora festeggiando. Due mesi dopo siamo di nuovo per strada, per le vie, sui treni e nelle metropolitane. Roma sembra un cuore con mille arterie, che partono dai quartieri, dai palazzi, per ritrovarsi insieme, per incontrarsi nell'unico luogo possibile oggi, 26 luglio 2022. Per esserci.
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Dalla Spagna all'Argentina, dagli Stati Uniti all'Inghilterra, ecco come i media internazionali hanno commentato la presentazione di Dybala alla Roma.
L'appuntamento con il destino, stasera, è a EUR Magliana. O meglio, cinquecento metri più in là, sotto il Palazzo della Civiltà Italiana, il Colosseo Quadrato. L'appuntamento con il destino è l'appuntamento con una persona che aspettavi da tempo, con qualcuno che sapevi che esisteva, da qualche parte nel mondo, ma non era ancora con te. Quel qualcuno che aspettavi per perdere la testa, qualcuno che aspettavi per tornare, finalmente, a sognare. L'appuntamento, stasera, è con Paulo Dybala.
Ed è il primo appuntamento, quindi ci arrivi in anticipo, almeno due ore prima. È il primo appuntamento, quindi ci arrivi vestito bene, con la maglia del 2001, quella con il tricolore sul petto oppure con quella della Conference. Ci arrivi e aspetti. E provi a rimanere impassibile, tirato a lucido per fare bella figura, ma non ci riesci, perché sarà anche sera ma non tira comunque un filo d'aria e sei stretto nella morsa di un migliaio di persone. E quindi sudi e più canti più sudi, più urli e più sudi. E quasi ti vergogni che Paulo Dybala possa vederti così conciato, ma ormai sei lì, non puoi tirarti indietro, non vuoi tirarti indietro. Sei lì e aspetti. E insieme a te lo fanno altre diecimila persone. Ti guardi intorno, quegli occhi li riconosci. Sono occhi che da due mesi non smettono di brillare e stasera, in quelle pupille, ci balugina qualcosa di nuovo. Qualcosa che sa di sogni solo accarezzati, di orizzonti lontani, di speranze remote.

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E mentre ti perdi negli occhi di diecimila sconosciuti, che però sono uguali a te, ecco che l'uomo del destino compare. Paulo Dybala ha un anno più di me eppure sembra un ragazzino, sembra uno scolaretto quando saluta la folla, maglietta da gara e pantalone lungo, sembra un bambino quando si siede per ascoltare il nostro inno, che da ieri è anche suo. Il volto sorridente, gli occhi che poi, a rivederli a casa, tradiscono commozione ed emozione. Lo guardi da lontano, che sembra un pallino irraggiungibile, eppure con quei colori addosso è bellissimo. E lo sai che prima di te è stato di qualcun altro, anzi proprio di quelli lì, ma da stasera non importa. Da stasera è tuo. E non ti importa di sapere per quanto tempo lo sarà, se la clausola è vera, se contro la Juventus non esulta, se avesse preferito l'Inter. Stasera è il nostro primo appuntamento e allora provi a urlarglielo in faccia quanto sei felice, quanto non ti importi nulla del resto. E in ogni sillaba che scandisce il suo nome, Dy-ba-la, ci metti tutta l'energia, Dy-ba-la,tutto l'amore che tenevi chiuso da tempo, Dy-ba-la, in attesa di esplodere. Come a dire: "senti di cosa siamo capaci, questo è quello che possiamo darti, ora tocca a te".
Ora tocca a te Paulo, Paulo come l'altro Paulo sbarcato il 10 agosto, argentino come l'altro argentino di un'altra estate di ventidue anni fa. Ora tocca a te prendere un altro appuntamento con il destino.
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