Tra Kevin Lasagna e un piatto di lasagne, con contorno di Mondiali, con uno sguardo a Qatar 2022 e a un'Italia che non c'è più.
Giorni fa, guardando una partita del Verona, mi è cascato l'occhio su Kevin Lasagna. Premetto che non ho niente contro l'attaccante degli scaligeri, che mi sta pure simpatico e quando giocava nell'Udinese, durante le sue stagioni migliori, ho anche acquistato al fantacalcio. In seguito no, non l'ho più comprato perché segna troppo poco. Certo, è molto veloce. Una volta si sarebbe detto: "è un gran bel contropiedista". Sì, tutto vero, però Lasagna segna troppo poco. La curiosità mi ha spinto a consultare gli almanacchi per vedere lo score realizzativo di Lasagna e oltre alla via del gol smarrita negli ultimi anni, constato che ha giocato sette partite in nazionale. Una presenza in più di Roberto Pruzzo che a differenza di lui faceva valanghe di reti ed ha tre titoli di capocannoniere in bacheca. Non è possibile, penso. Mi domando: che calcio è mai questo? E' il calcio! Il gioco che tutti facciamo, ossia paragonare giocatori di epoche diverse, sarà divertente ma non ha senso. Pruzzo, però, rimane un attaccante fortissimo e il colpo di testa, che imprimeva al pallone, dopo essere rimasto sospeso per aria per un tempo imprecisato, la forza di una nerbata sulla schiena, rimarrà un'opera d'arte da vedere e rivedere. Ripenso anche che Pruzzo non ha mai avuto la gioia di partecipare ad un Mondiale. E' vero che competeva con fior di campioni, ma un Mondiale se lo sarebbe meritato e nel 1982 fu escluso solo in onore della tranquillità del gruppo e di Paolo Rossi, in favore del mite e meno dotato "Spadino" Selvaggi.
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Vista l'imminente inaugurazione dei Mondiali 2022 di calcio in Qatar, ripercorriamo un po' la storia attraverso alcune statistiche.
Intanto, mentre continuavo a guardare sullo schermo Lasagna scattare in velocità in cerca di una porta che non avrebbe mai trovato, ho pensato che il buon Kevin ha un bellissimo cognome. Lasagna è una parolina che mi mette di buon umore, uno dei più bei vocaboli della lingua italiana. Lasagna, lasagna, lasagna, la parola mi martella la testa e ripenso alle lasagne più buone che ho mangiato nella mia vita e subito mi è venuta in mente la mamma di Giacomo uno dei miei amici più cari. Una donna dolcissima che cucinava divinamente. E insieme a lei, al suo garbo e al suo sorriso, mi è tornata in mente una delle sue cene più buone. Era l'11 luglio del 1982, avevo compiuto da poco diciotto anni e mi trovavo in vacanza a Gaeta, ospite del mio amico Giacomo e della sua famiglia. Si era mangiato prima del solito perché quella sera l'Italia si giocava i Mondiali in finale contro la Germania. Era l'11 luglio del 1982. Mi ricordo tutto di quel giorno, la partita, quello che accadde prima e dopo e tutto ciò che l'accompagnava.
I Mondiali, quelli che hanno segnato la nostra infanzia o gioventù, fanno parte dei ricordi più importanti di un popolo figlio del calcio come il nostro. Così come mi ricordo dov'ero e cosa facevo dodici anni prima della vacanza da Giacomo: il 17 giugno del 1970. Era il giorno della partita del secolo: Italia-Germania allo stadio Azteca di Città del Messico. Avevo sei anni e mi ricordo come un sogno la possibilità di rimanere alzato fino a tardi per assistere alla partita e la gioia di mio padre e di mio fratello alla fine dei supplementari. Ma come me, altri milioni di italiani avranno i loro ricordi del cuore e saprebbero dire dove hanno vissuto le loro Italia-Germania, quella del 1970 e l'altra del 1982. Così come chi è più molto giovane di me cullerà tra i suoi pensieri più cari i rigori di Italia-Francia ai Mondiali del 2006 e tra vent'anni li tramanderà ai nipotini.
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Ma che ricordi avrà chi è giovane e ha assistito e assiste agli ultimi mondiali dove l'Italia non partecipa più? Se è un appassionato li seguirà lo stesso ma, non vorrei apparire esagerato, un Mondiale unisce una nazione, incollando davanti allo schermo anche chi non segue il calcio, creando, necessariamente, momenti di aggregazione e, a volte, di tripudio generale. Quando mai scendiamo in piazza a festeggiare? In un caso solo: quando la nostra squadra del cuore o la nazionale vincono qualcosa d'importante.
Un Mondiale vissuto da tifoso è come un fiume carsico che scava nella roccia della nostra memoria collettiva, lasciando ricordi indelebili che andranno a far parte della storia del Paese. Pensiamo in quanti film è stata rievocata Italia-Germania del 1970 o quanti libri sono stati scritti su quella partita. La stessa sorte sta toccando a Italia-Brasile del 1982, rimasta nella memoria ancora più della vittoria finale dei giorni seguenti sui tedeschi perché arrivata inaspettata e contro una squadra ritenuta imbattibile.
Così ci apprestiamo ad assistere all'inizio di questo Mondiale In Qatar mentre, contemporaneamente, giocherà l'Italia in amichevole contro l'Austria in una partita che non aggregherà nessuno e va ben oltre l'inutilità.Anzi, a qualcosa servirà: ad aumentare le presenze azzurre di qualche giocatore italiano non proprio indimenticabile e fare sobbalzare dalla poltrona i vecchi appassionato come me che si nutrono di statistiche e confronti.
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