Gli eventi di questa estate in casa Lazio hanno creato una rivoluzione, come la stessa società l'ha definita nel video di presentazione del nuovo allenatore, non solo di gioco ma anche di pensiero calcistico. Era inevitabile che questo comportasse anche una divisione di opinioni all'interno della tifoseria, oltre che tra quelli che le opinioni le danno per professione tra le varie radio e testate romane. E così il tifoso laziale ha riscoperto il gusto della polemica che lo ha da sempre caratterizzato e che cinque anni di gestione Inzaghi avevano per un po' assopito. Il termometro della situazione lo dà il "Lazio Twitter" dove la discussione negli ultimi mesi si è accesa su livelli mai raggiunti.
L'addio di Simone Inzaghi e l'arrivo di Maurizio Sarri hanno formato due schieramenti: i "sarriani convinti", che difendono a spada tratta le idee del nuovo mister, considerando i risultati altalenanti come incidenti di percorso necessari per costruire una nuove idea di gioco che con il tempo darà i suoi risultati e le "vedove di Inzaghi" che invece imputano a Sarri una scarsa capacità di adattamento in un contesto tattico che non si sposa alla perfezione con le sue idee e che vorrebbero tornare al gioco che vedevano nell'era precedente.
A questi si aggiunge una terza categoria, trasversale alle altre due, che già l'anno scorso faceva capolino ma che è esplosa definitivamente quest'anno: gli "anti-Tariani", quelli che imputano al direttore sportivo di essersi adagiato sugli allori dopo le prime operazioni elogiate da tutti e non essere riuscito a replicare quei risultati, portando a casa operazioni discutibili come quella di Muriqi, la più evidente, oltre a cui si citano anche Durmisi, Vavro e i mancati arrivi di David Silva lo scorso anno e Kostic quest'estate. Ovviamente in risposta alle critiche, si è creato uno schieramento meno nutrito di reazione che invece continua a difendere l'operato del direttore albanese.
In questo marasma di opinioni però una cosa salta subito all'occhio, le critiche feroci che hanno caratterizzato i primi anni della presidenza Lotito sembrano essere svanite; qualche vecchia guardia ancora non si arrende ma in generale la tifoseria sembra essersi compattata intorno al suo presidente, soprattutto dopo le vicende giudiziarie relative al Covid dello scorso anno, tanto che per lui è stato coniato il termine di "Iron Claudio".
Il campo non è l'unico terreno di scontro però, perché si sta assistendo anche a un cambiamento lento nei rapporti con e tra gli ultras. Iniziative come quelle del collettivo "Lazio e libertà" e le proteste social di diversi account molto attivi, stanchi di come la Lazio e il laziale medio vengono dipinti in giro per il mondo, stanno cercando di scardinare quel binomio Lazio-fascismo che ha preso il sopravvento nell'opinione pubblica non solo italiana, per colpa di episodi e atteggiamenti riconducibili a una frangia ultras della curva nord che non ha mai perso occasione per rafforzare lo stereotipo del laziale fascista. Una strada lunga e tortuosa da intraprendere ma necessaria per ritornare a parlare solo di campo che è ciò che conta veramente.
Il calderone Lazio insomma sta ribollendo, diverse micce sono state accese e noi staremo a vedere dove tutto questo porterà.
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