L'ottimo avvio della Fiorentina in Serie A Femminile è dovuto a diversi fattori. Uno tra questi risponde al nome di Katja Schroffenegger.
"Se possiamo contrastare Juventus e Roma? Noi pensiamo a fare il nostro campionato, se poi i risultati sono buoni o ottimi, meglio ancora". Parlava così Katja Schroffenegger qualche settimana fa. La Fiorentina Femminile era prima in classifica, a punteggio pieno. Poi è arrivata alla Roma a portare la prima sconfitta stagionale. Eppure la Viola è lassù, insieme alle giallorosse, a un solo punto dall'Inter capolista e ad altrettanta distanza dalla Juventus Women. "Questo nuovo format è stimolante. Il nostro obiettivo è arrivare tra le prime cinque per poi essere nel novero delle più forti."
La nuova Fiorentina dell'allenatrice Panico sembra infatti una squadra nuova rispetto allo scorso anno, quando alla fine arrivò solo un settimo posto. Una squadra apparsa quadrata in questo avvio di stagione, decisa e brillante in estate. A partire da una certezza: la porta è in mani sicure. Le mani di Katja Schroffenegger.
31 anni, di Bolzano, infanzia e primi calci a Cornedo all'Isarco, a sei anni è già nel vivaio dell'Haslacher, dove rimarrà fino al 2005, prima di fare il salto alle giovanili del Vintl. Una crescita forgiata dalle montagne, tra arrampicate e rocce. "Tra fare una ferrata e stare tra i pali a difendere la porta della tua squadra, l'extremis è tutto ciò che c'è in comune – spiega in questa intervista a La Repubblica - Sono nata e cresciuta in un paese di montagna, in mezzo alle Dolomiti. Tutte le valli intorno le ho frequentate e vissute tra sci d'inverno ed escursioni d'estate. C'è poca città da noi. Ho vissuto un po' tutto, dalle arrampicate indoor alle escursioni come le ferrate in Val d'Ega. Dico extremis perché in montagna e in porta sei in extremis. O vinci o perdi, o pari o vieni superata dall'avversario. E in montagna, o ci arrivi o non ci arrivi alla vetta. Poi c'è quella sensazione del vuoto, anche: per fortuna in montagna il vuoto lo vivi una sola volta".
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Nella quinta giornata di Serie A femminile la fanno da padrone le prime della classe con le ampie vittorie di Roma e Juventus, quelle di misura condite da sofferenza delle due milanesi e quella in pieno controllo della Fiorentina contro il Sassuolo.
La sua avventura nel calcio inizia per caso, quando la vicina di casa iscrive il figlio a scuola calcio e lei si ritrovava a giocare coi fratelli minori. "Ho giocato sette anni nell'Haslacher e per sette anni sono arrivata ultima. Non giocavo in porta, però. Ero l'unica mancina, dicevano che avevo un buon piedino e allora non potevo andare tra i pali. Poi, a 12 anni, mi sono messa in porta nonostante non sapessi niente e non avessi mai fatto neanche un allenamento coi guantoni. Ero l'unica che volesse farlo e quindi mi tenevano cara".
Dopo la gavetta tra Brixen e Sudtirol arriva la chiamata dalla Germania: prima lo Jena e poi il Bayern Monaco. Intanto Katja Schroffenegger studia, segue i corsi di Filologia Italiana all'Università e si appassiona di comunicazione: "Lavoravo all'Allianz Assicurazioni, a Colonia, poi in provincia come reparto marketing, content, come giornalista, storytelling. Mi piace, certo. Anche se ero finita a creare contenuti per social media: se lo fai per il turismo e parli di mucche, mele e latte, beh. Non è il massimo per me. Mi piacevano più i ritratti dei personaggi legati alla mia terra, perché io sono attaccata alle mie radici".
Tra lavoro, studio e campo il fisico di Katja arriva al limite. La parentesi tedesca è falcidiata dagli infortuni, prima alla mano poi al ginocchio sinistro, con la rottura del legamento crociato. Solo qualche manciata di presenze in tre anni, prima di decidere di dare una svolta alla carriera. "Ero più in infermeria che al campo – racconta Schroffenegger a LFootball - Avevo bisogno di ripartire, sia fisicamente sia mentalmente, di sentirmi bene, di sentirmi ancora importante. Pertanto, ho deciso di ripartire dalla Serie B italiana, nonostante non mancassero offerte dalla Serie A. Diciamo quindi che ho fatto un passo indietro, per poi farne due in avanti: penso, alla fine dei conti, sia stata la scelta più giusta".
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Accetta la chiamata dell'Unterland poi dell'Inter, prima di tornare in Serie A con la maglia viola. L'anno scorso sono arrivate 16 presenze stagionali, a luglio è tornata la convocazione in Nazionale, nella difficile esperienza degli Europei. La macchina di Katja, insomma, è ripartita alla grande. Esperta, decisa, forte, la Schroffenegger in campo è una leader. Dà indicazioni in inglese alle nuove arrivate dagli Stati Uniti, Jenna Menta e Nichole Jackmon, sprona in tedesco la centrocampista Stephanie Breitner, guida la retroguardia in italiano. "In casa parlo il tedesco coi miei ma appena scendo in città la maggior parte delle persone parla italiano. Ai tempi della Prima Guerra Mondiale e del fascismo si avvertiva un conflitto tra le due lingue ma non adesso. Ora si convive, si sta insieme e tutto questo mi arricchisce molto. È bello sapere due culture e due lingue alle quali ho aggiunto anche inglese e latino. Così mi sento molto ricca, è un bene".
Una ricchezza che mette in campo. Una ricchezza che è della Fiorentina e del calcio italiano. In attesa di nuovi successi sul campo.
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