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Dalle Olimpiadi ai campetti, cresce il divario tra nord e sud

La distanza tra nord e sud è sempre più forte anche dal punto di vista sportivo. Lo dicono i numeri sugli impianti, sulle strutture ma anche sulla sanità e sulla scuola. 

40 medaglie per l'Italia, eguagliato il record di Tokyo, anzi per alcuni aspetti migliorato visto che sono arrivati più ori e più argenti. Eppure queste Olimpiadi lasciano in eredità qualcosa in più dei numeri, dei trionfi, delle vittorie. Lasciano parole e prese di posizione importanti da parte dei protagonisti, lasciano storie che hanno diviso, che hanno creato polemiche, ma anche opportunità di confronto, di crescita, di analisi. Ecco, forse è questa l'eredità più importante di questi Giochi Olimpici e, allo stesso tempo, il loro risultato più importante: quello di aver creato momenti di riflessione.

L'ultimo lo propone la redazione di Will Ita e parla di un divario geografico che poi diventa anche sociale, economico e culturale. Di 403 atleti della delegazione olimpica solo 66 vengono dal sud Italia, vale a dire il 16,7% del totale. Un divario netto, una spaccatura importante, che è anche di opportunità, di sogni, di lavoro, di crescita. Lo stesso esperimento si potrebbe fare guardando alla nazionale femminile di pallavolo allenata da Julio Velasco, fresca di Medaglia d'Oro. Delle 13 atlete nessuna gioca in un club del meridione: Lubian, De Gennaro e Fahr sono alla Imoco (Conegliano Veneto), Orro, Sylla ed Egonu alla Pro Victoria Monza, Spirito e Omoruyi giocano per il Chieri 76, in provincia di Torino, così come Cambi, in forza al Pinerolo. Uniche a rappresentare il centro Italia, infine, Antropova (Savino Del Bene, a Scandicci) e Giovannini (alla Megavolley, nelle Marche). Se si guarda alla geografia del prossimo campionato di pallavolo, poi, la storia non cambia: la squadra più a sud è Roma Club. Bisogna andare indietro alla stagione 2019/2020 per trovare una società del sud, la VolAlto Caserta. Nella Superlega maschile dello scorso anno, invece, c'erano appena 2 squadre del sud: Saturnia Acicastello (provincia di Catania) e Prisma Taranto. In fondo anche la geografia del calcio parla chiaro: in Serie A, su 20 squadre, solo 3 vengono dal meridione (Cagliari, Napoli e Lecce).

La Nazionale Italiana Femminile di Pallavolo, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi 2024 - Fonte: Olympics.com

Per caprie meglio il divario sportivo italiano bisogna però andare più a fondo e guardare alla distribuzione degli impianti sportivi sul nostro territorio. Secondo il Rapporto 2023 di Sport e Salute, infatti, sulla nostra penisola ci sono 77.000 impianti, (il 69% pubblici) per una media di 1,32 ogni 1.000 abitanti, così ripartiti: 52% al Nord, 22% al Centro, 26% al Sud. È proprio per questo che gli investimenti si concentrano soprattutto in tre regioni: Campania, Puglia e Sicilia, a cui sono stati destinati tra i 150 e i 250 milioni di euro. I risultati, però, ancora non si vedono.

Distribuzione degli investimenti per regione. Fonte: Rapporto 2023 Sport e Salute
Tabella sugli spazi di attività divisi per discipline sportive. Fonte: Rapporto 2023 Sport e Salute

Un problema di strutture e quindi di opportunità che parte da lontano e coinvolge anche la scuola. Secondo il Rapporto Svimez 2022, infatti, il 66% degli iscritti alle scuole primarie frequenta strutture prive di una palestra, ad eccezione della Puglia (al Centro-nord il dato si ferma al 54%). Quasi 550 mila bambini e bambine che non dispongono di spazi adeguati per il loro apprendimento e per la loro attività fisica. Risultato? Al Sud 1 minore su 3, nella fascia anagrafica tra i 6 e i 17 anni, è in sovrappeso, contro il rapporto di 1 su 5 nel Centro Nord. Numeri, questi, che arrivano dalla ricerca "Il costo sociale e sanitario della sedentarietà", condotta ancora Svimez insieme a UISP e Sport e Salute e che ovviamente non si fermano ai bambini, ma guardano anche agli adulti: al meridione le percentuali di obesità superano il 12%, mentre quasi la metà delle persone non pratica sport.

Investire in sport, dunque, vuol dire investire in salute, in benessere, in qualità della vita. Creare spazi per l'attività sportiva vuol dire creare spazi in cui costruire passione, in cui allenare la socialità. Spazi di educazione e di crescita. Di opportunità e di sogni. Che dovrebbero essere uguali per tutti. È questo che ci insegnano le Olimpiadi. È questo l'obiettivo per il futuro, a cominciare dai prossimi quattro anni. 

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