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C'è una piccola squadra araba tra i protagonisti del calcio israeliano

La storia del Maccabi Bnei Reineh, che dalla quinta divisione ha raggiunto la Premier League israeliana.  

Reineh è piccolo paese arabo nel nord di Israele, in Galilea, a pochi chilometri da Nazareth. Meno di 20 mila abitanti, soprattutto musulmani. "Quando i nostri concittadini andavano a Tel Aviv o a Gerusalemme dicevano che erano di Nazareth, altrimenti nessuno avrebbe capito. Questo è un posto minuscolo". Racconta così Anwar Bsoul, dirigente del Maccabi Bnei Reineh, la squadra del paese che ha conquistato un posto nella massima serie israeliana e sulla cartina geografica. Suo zio è Jamil Bsoul, sindaco del villaggio, tra gli artefici di questa storia di successo: "Prima dell'inizio della stagione tutti dicevano che non avevamo alcuna possibilità di rimanere in seconda divisione. E avevano ragione: infatti siamo stati promossi".

La storia del Maccabi Bnei Reineh è unica nel suo genere. Non è la prima volta che una squadra araba gioca nella massima serie israeliana. C'erano già stati l'Hapoel Tayibe e il Maccabi Ahi Nazareth, oppure il Bnei Sakhnin, che ha anche vinto la coppa nazionale nel 2004 e giocato la Coppa Uefa. Ma la parabola del Maccabi Bnei Reineh è incredibile perché recente: il club, infatti, è stato fondato sei anni fa. Due anni fa, nel settembre del 2020, era ancora un club sconosciuto, di un villaggio sconosciuto, pronto a giocare nei bassifondi del calcio, precisamente nella quarta divisione israeliana. "Non c'era calcio nel paese, a dire la verità non c'era proprio sport - racconta Said Bsoul, imprenditore del posto - volevamo cambiarlo, unire le persone attraverso il calcio". 
I festeggiamenti per la promozione dei tifosi del Maccabi Bnei Reineh
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 L'ascesa del Maccabi Bnei Reineh 

 Così il progetto prende avvio dal basso, calciatori del posto, una decina di tifosi sugli spalti. Poi la vittoria del campionato, il passaggio di categoria e le prime difficoltà: il club non aveva un impianto dove giocare, i fari venivano alimentati con i generatori. Nel 2018, però, Jamil Bsoul viene eletto sindaco di Reineh e inizia a sostenere la squadra economicamente. Due anni dopo il club è in vetta alla classifica, per conquistare la seconda promozione consecutiva, quando sul mondo si abbatte il Covid 19 e il campionato si ferma. Lo stop, le promozioni a tavolino, l'esclusione iniziale del Reineh e poi la nuova decisione. Il Maccabi approda il terza divisione.

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Per molti poteva bastare così, per Said Bsoul, invece, era il momento di investire ancora. "Potremmo ingaggiare i giocatori migliori perché non abbiamo dovuto pagare gli stipendi per tanti mesi", ha pensato. Così a fine anno il Maccabi Bnei Reineh ha vinto ancora, arrivando in seconda divisione. "Da un giorno all'altro stavamo giocando contro grandi squadre, contro club storici - racconta il fratello e socio di Said, Anwar Bsoul - avevamo paura di esserci spinti troppo in alto". Un budget di 4,5 milioni di Shekel, ovvero poco più di 1 milione di dollari. La possibilità di ingaggiare solo giocatori che erano stati scartati dalle altre. Ma nonostante tutto ecco una nuova vittoria: la stagione 2021 2022 è finita al primo posto, con 51 punti, uno in più del Kafr Qasim secondo.

E adesso viene il bello. Perché la Premier League israeliana vanta squadre del calibro del Maccabi Haifa, del Maccabi Tel Aviv, dell'Hapoel Tel Aviv. Squadre storiche, con blasone, ma soprattutto con alcuni gruppi ultras noti per il loro razzismo e per l'odio verso gli arabi. Ma adesso è il momento di sognare, anche perché a Reineh ha aperto una scuola calcio con oltre 300 bambini iscritti e intanto si discute di costruire un impianto da 20 mila posti, con all'interno strutture per l'atletica, il nuoto, il ciclismo. "Ho detto ai calciatori quanto siano importanti per la nostra comunità - ha continuato il sindaco - Tutti, bambini, donne, anziani, si riuniscono per vedere le partite. Anche mia madre, di 98 anni, ha chiesto di vedere in televisione la partita della promozione". E' la magia del calcio. E di un paese intero che adesso sogna.

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