Matteo Berrettini sta attraversando un momento di forma eccezionale. Grande attesa per Wimbledon. Quando vede verde si esalta. Anche per questo lo abbiamo ribattezzato Erbettini.
In zoologia è definito erbivoro un organismo che si nutre prevalentemente di materia organica vegetale vivente. Ebbene, gli esperti del settore ci permetteranno la gentile concessione in prestito di questo termine per affibbiarlo ad un ragazzo romano classe 1996 in ambito tennistico. Un appellativo azzeccatissimo per colui il quale si conferma uno dei migliori al mondo sulla superficie color verde. Un back to back superlativo considerando il periodo di stop dal quale proveniva il tennista italiano.
Pur non essendo al massimo della condizione fisica, il must degli ultimi quindici giorni berrettiniani è la vittoria, che sia netta, di misura, sofferta, non fa differenza. Su questa tipologia di campi può vantare una percentuale di vittorie talmente elevata da esser inferiore solo a dei mostri sacri come Federer, Djokovic e McEnroe.
Prestazioni eccellenti nonostante l'intervento subito
La cavalcata di Matteo Berrettini parte dal torneo ATP 250 di Stoccarda, in cui conta due trionfi dopo quello del 2019. La prima partita è quella del rientro dopo l'operazione subita a fine marzo, subita a causa di un edema al mignolo della mano destra. Si tratta del primo intervento chirurgico della sua carriera, ragion tale per cui l'apprensione è maggiore rispetto ad un incidente muscolare. Usufruisce di un bye al primo turno esordendo così direttamente al secondo, in cui non è stupefacente, ma riesce comunque a superare Radu Albot con il punteggio di 2-1 (6-2 4-6 6-3) in 1 ora e 55 i minuti di gioco.
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Roberto Palpacelli, detto il "Palpa", è la più grande promessa non mantenuta del tennis italiano anni '80 e '90. Un campione mancato, che poteva diventare uno dei più forti al mondo, come confermato da chiunque lo abbia incrociato.
Dal Derby a Murray
A seguire il derby tutto tricolore ai quarti di finale con il collega e amico Lorenzo Sonego, che si risolve con il medesimo punteggio finale, ovverosia 2-1 per il romano (3-6 6-3 6-4) in ben 2 ore e 19 minuti di gioco. Dopodiché in semifinale incontra e sconfigge il padrone di casa Oscar Otte in quello che è il match più agevole del suo tabellone, come si intuisce anche dal risultato, 2-0 (7-6 7-6) in 1 ora e 48 minuti di gioco. In finale l'incontro con il redivivo Andy Murray, il quale deve cedere in 3 set dopo 2 ore e 36 minuti di lotta, condizionato altresì da un problema fisico. Berrettini vince per 2-1 (6-4 5-7 6-3), conquistando così il primo trofeo stagionale.
La campagna inglese di Matteo Berrettini
Giusto il tempo di prendere l'aereo e di scendere in terra inglese che si ricomincia subito con racchetta e pallina in mano. C'è l'ATP 500 del Queen's ad aspettarlo, torneo in occasione del quale deve difendere il titolo acquisito l'anno precedente. Al primo turno batte Daniel Evans per 2-0 (6-3 6-3) in un totale di 1 ora e 36 minuti di gioco. Il prossimo avversario sulla sua lista risponde al nome di Denis Kudla, che nel secondo turno vende cara la pelle ma deve comunque cedere all'attuale numero 11 del mondo con il punteggio di 2-1 (3-6 7-6 6-4) in favore di quest'ultimo, dopo 2 ore e 47 minuti di gioco.
Ai quarti di finale affronta Tommy Paul. Dopo un inizio un po' a rilento (sotto 1-4 nel primo set) il romano carbura e vince agevolmente per 2-0 (6-4 6-2) in 1 ora e 15 minuti di gioco. Successivamente il prossimo ostacolo è Botic Van de Zandschulp, che super per 2-0 (6-4 6-3) in 1 ora e 31 minuti di gioco. L'ultima fatica è rappresentata da Filip Krajinovic. In finale, contro il serbo, Berrettini vince per 2-0 (7-5 6-4) bissando così il successo di 12 mesi fa e alzando al cielo il suo secondo trofeo stagionale, il settimo della carriera.
"Erbettini" a Wimbledon
Ancora una volta il monito è diretto, preciso, secco. L'obiettivo del mirino non si sposta, rimane in quel di Londra. Wimbledon è un obiettivo più che concreto. Chiamatelo Erbettini.
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