Sbarcato in Europa come il nuovo Messi de la Plata, è stato per anni accostato ai più grandi Club d'Europa. Nel 2010 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 di Don Balón. 77 gol in Carriera, di cui 48 gol in Liga, e 60 con la maglia di Club spagnoli. Ha vinto un campionato mondiale Under 20 con l'albiceleste, guidata da Banega, Di Maria e Agüero. Dove è finito El plumero, El duende Piatti?
Tra gli astri che hanno attraversato la volta stellata del calcio recente, disperdendo la propria luce nel tragitto, nonostante le luminose previsioni della grande astronomia calcistica, c'è Piatti. La sua storia merita di essere raccontata, sebbene sia una delle tante, e non di certo la più incredibile. Vogliamo raccontarla ma non come monito. Non per inferire conclusioni.
La raccontiamo perché permette di vedere il calcio muoversi al di sotto di infinite maschere che indossa e getta costantemente via, quasi con arroganza e beata indifferenza. Proprio perché non ha nulla in più o in meno, la sua storia può farsi portavoce delle altre, passate e future. Ripercorriamo la sua calle, a partire dai soprannomi con cui è stato osannato dai tifosi.
Che soprannomi ha Piatti?
Sono almeno tre:
●El plumero: "spolverino". A trovare questo nome sembra sia stato il telecronista argentino Walter Nelson. Ci sono due teorie su questo soprannome: una è legata all'esile e piccola stazza che lo rende paragonabile ad una piuma. L'altra, è legata alla maestosa partita contro il Newell's, letteralmente spazzato via, rimosso come polvere.
●El Cort cioè il "piccoletto".
●El Duende cioè "l'elfo", per la spontanea disinvoltura e leggerezza che rende il suo calcio irriverente e fatato. O, come hanno suggerito altri, per il rapporto con il concetto di Duende come espresso nella formulazione di Federico García Lorca, come principio di animazione e movimento soggiacente all'agire estetico.
Pablo Piatti, le origini
Classe '89, nasce il 31 marzo a La Carlota, nella provincia argentina di Cordoba. Le origini familiari sono in parte italiane: i bisnonni Pietro e Clara si erano trasferiti in cerca di fortuna dal bergamasco all'Argentina. Il gene calcistico lo eredita dal padre Jorge, El Pinino. A cinque anni è già in campo. A dodici, dopo aver superato brillantemente il provino con il River Plate si trasferisce, ma decide di interrompere prematuramente l'esperienza e di tornare a casa. Pablo Daniel non si sente ancora pronto al volo dal nido. Prima di arrivare all'Estudiantes de la Plata, trampolino di lancio della sua carriera, passa anche dalla prestigiosa scuola calcistica "Renato Cesarini", lo stesso della zona Cesarini.
In Argentina esordisce tra i professionisti nell'Estudiantes de La Plata con il Cholo Simeone, nella stagione che culminerà con il titolo. Segna già al debutto, tuffandosi sul cross di Pavone, e sbloccando la partita con un colpo di testa da subentrato, ma soprattutto da giocatore più basso in campo. Non passa inosservato.
Ben presto, tifosi e opinionisti arrivano a battezzarlo il Messi de la Plata, per il taglio di capelli, la fisionomia, la corporatura gracile e l'altezza (1,63), che ricordano i tratti de La Pulga. In campo, però Pablo Daniel ricorda un altro giocatore, vale a dire El Kun Agüero. Ed è proprio Simeone a capire per primo la sua zona di campo ideale. Piatti rende al meglio da mezza punta sgravata da dettami tattici, libera di svariare e andare sulle fasce, o di aggirare le difese avversarie involandosi irreparabilmente verso la porta o servendo i compagni davanti al portiere.
Nestor Sensini, sostituto di El Cholo, si rivela fin dal principio uno dei massimi estimatori del ragazzo. Dopo un Estudiantes-Newell's terminato 5-2, con 2 gol e 2 assist di Piatti, Sensini dice che Pablo è il più grande talento da lui allenato, dopo Verón. Il ragazzo vanta numeri assolutamente fuori dal comune. Un giocatore brevilineo, completamente padrone del proprio piede sinistro, incontenibile nel dribbling e inarrestabile a campo aperto. Una pecca o margine di miglioramento? Continuità e cattiveria agonistica. Questo aspetto, notato dal suo arguto allenatore, passa inizialmente in sordina, adombrato dall'entusiasmo e dall'affetto di cronache e tifosi.

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Piatti e gli approcci dalla Serie A
I radar dei Club europei non tardano ad attivarsi. Il profilo fornito da osservatori ed esperti è goloso. Quando Piatti decide di preparare la transvolata atlantica per sbarcare nel vecchio continente alla ricerca della consacrazione, parla anche con alcuni Club italiani come la Juventus e la Fiorentina (una delle società più vicine a prenderlo, si scoprirà), il Napoli e l'Udinese (suggeritogli dal mentore Sensini per una gavetta in un Club ambizioso, da lui ben conosciuto).
Il giocatore spende parole al miele per l'Italia, vista anche la sua storia familiare, senza tuttavia sbilanciarsi sulla destinazione. Ammicca ai diretti interessati, dichiarando di voler arrivare nella penisola presto e per lavoro, prima ancora che per le vacanze. E una preferenza sembra averla.
È Piatti stesso a rivelare l'esistenza dei contatti in corso tra l'agente Gustavo Goñi e il Ds juventino Alessio Secco, dicendosi lusingato e fiducioso per l'esito della trattativa. Alla domanda su chi sia il suo giocatore italiano preferito Piatti risponde Totti, ma trattiene a stento l'entusiasmo quando viene accostato all'eredità di Del Piero, sconfessando umilmente il gradito paragone.
Gli ammiccamenti, però, non evolvono. I tentativi della Juve rimangono timidi, perché i bianconeri non sono disposti a investire i soldi richiesti dall'Estudiantes, tantomeno nella sessione invernale del mercato. Piatti è considerato più una scommessa che un investimento dai piemontesi.
L'approdo di Piatti in Europa
L'approdo in Europa di Pablo Daniel avviene nell'estate del 2008. Ma all'Almeria. I fattori decisivi sono la garanzia di un ruolo centrale nel progetto sportivo e nella squadra, e l'offerta degli andalusi, ritenuta soddisfacente e in linea con le richieste degli argentini (10 milioni). La squadra iberica investe circa 7 milioni per prelevarlo, confidando nella sua affermazione ma soprattutto in una crescita esponenziale che permetta di recuperare largamente l'investimento fatto.
Inizialmente Piatti non delude le aspettative e sforna perle con il mancino, centrando la porta da ogni posizione (di potenza e a giro), smarcando e innescando i compagni, o confezionando assist millimetrici sui calci piazzati. Progressioni fulminee palla al piede, rapidi cambi di direzione, colpi di tacco, finezze, e tanti dribbling con una notevole percentuale di successo.
Un talento che, pian piano, inizia ad apparire sempre meno cristallino e sempre più opaco. Inizia a diffondersi il sentore che il massimo del suo potenziale possa rimanere per sempre un enigma. I problemi non si limitano agli infortuni, demoni a lui sconosciuti prima dell'impatto con il calcio europeo, fatto di altri ritmi, ma soprattutto di allenamenti diversi, notevolmente incentrati sulla preparazione atletica e sulla crescita muscolare. Anche dal punto di vista caratteriale, il ragazzo sembra pian piano tradire l'entusiasmo con cui si era imbarcato per l'Europa. Si accende a sprazzi, diventando devastante. In altri momenti, invece, sembra peccare caratterialmente, o apparendo distratto o "fuori" dalla partita, o non sufficientemente "affamato". La continuità diviene intermittenza, e la sua luce ne risente.
Piatti al Valencia
Nel 2011, temendo l'inserimento dell'Arsenal, ma soprattutto i rumor sul possibile interessamento del Real Madrid, il Valencia conclude il suo acquisto con l'Almeria. Gli andalusi, forse rassegnati all'impossibilità di ricavare le cifre originariamente sperate, lo rivendono a un milione in più di quanto sborsato per prenderlo in Sudamerica, pur registrando una plusvalenza legata all'ammortamento di tre quinti del prezzo del cartellino, al momento della vendita.
Viene presentato al Mestalla con gli altri neo arrivati Diego Alves, Rami, e Dani Parejo.
Indossa la 14 di Vicente, un numero pesante da quelle parti. Piatti è l'ennesimo argentino dei pipistrelli valenciani proveniente dalla zona di Cordoba, come Kempes, Lopez e Aimar.
Al Mestalla, non riesce ad esibire le proprie doti con continuità. I tifosi possono comunque apprezzarne alcune giocate spettacolari, e non possono scordare momenti come la vittoria per 3 a 2 al Nou Camp del febbraio 2014, firmata proprio Piatti. La buona sorte, tuttavia, non lo accompagna. Sembra bersagliato. Durante una partita di foot volley all'interno degli allenamenti della squadra, ad esempio, cadendo da una sforbiciata aerea si rompe il braccio restando fermo quasi tre mesi. Al Valencia trascorre un quinquennio, senza esplodere definitivamente.
Nell'ultima stagione sforna 8 assist, ma segna soltanto un gol. Siamo ai titoli di coda.
Il passaggio di Piatti all'Espanyol
Nel 2016, lascia la Comunità autonoma valenciana per dirigersi in Catalogna, all'Espanyol. Arriva per meno di 2 milioni. Come la sua personale tradizione vuole, bagna l'esordio con gol e assist. Si dimostra trascinante nei primi mesi (10 centri e altrettanti assist). Nel maggio 2017, infatti, compare nella top 11 ideale de La Liga, stilata per la UEFA. Il connubio con i custodi dell'ortodossia catalana, rivali del Barcellona, dura quasi quattro anni. Con i biancoazzurri sigla 14 gol in 95 partite, offrendo il proprio apporto alla squadra anche in Europa. Non un pessimo bilancio, ma il rumore del rimpianto si fa sempre più assordante negli anni. Ora è anche l'età anagrafica ad ostacolare il rilancio del ragazzo. Serve una nuova terra promessa, un nuovo inizio. La decisione è presa.
Piatti ritorna nel continente americano
Nel 2020 Piatti rimbocca la strada delle Americhe, seppur per una parentesi temporale. Sceglie di giocare la MLS con la maglia dei Toronto FC. La squadra di Bill Manning lo tessera come Designated Player, viste le oltre 300 presenze in LIGA e quelle in Champions ed Europa League.
Il Designated Player, per chi non lo sapesse, deriva dalla Beckham Rule, introdotta in MLS nel 2007, in deroga al salary cap, cioè all'osservazione del tetto salariale stabilito per tutti i Club. Ogni squadra può tesserare fino a tre DP, purché vantino un'esperienza internazionale tale da giustificare la violazione dei parametri stabiliti. La regola trae questo nome da David Beckham che fu il primo ad usufruirne per passare ai Los Angeles Galaxy, proprio nel 2007. Con il Toronto Piatti sigla 4 gol e altrettanti assist in 19 partite. Ma, complice anche la pandemia, la squadra non si avvale dell'opzione per il rinnovo contrattuale. Piatti è svincolato.

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Dove gioca oggi Piatti?
Nel 2021, mentre si trova svincolato, viene contattato dalla terzultima in classifica de La Liga, l'Elche. La squadra ottiene la salvezza, e il contratto viene prolungato. Ancora, tuttavia, non ha messo a referto gol o assist, e le sue apparizioni sono rare tra panchine e fastidi muscolari. Piatti ha solo 32 anni, ma la sua carriera sembra ormai sempre più volta al termine. È triste ammetterlo, ma la sua fiamma calcistica si è abbondantemente affievolita.
Non è da escludere affatto, comunque, un ritorno nella sua Argentina, visto che non ha mai nascosto di aver sofferto l'allontanamento dalla sua terra. Qua, Pablo Daniel potrebbe trovare gli ultimi stimoli per concludere la sua carriera in modo dignitoso. Siamo i primi ad augurargli la gioia del riscatto, magari proprio con una delle maglie con cui ha iniziato a deliziare i tifosi de La Plata. La pista argentina sembra la più indicata per lui per rimandare l'addio al calcio giocato.
Eppure sembra solo ieri, quando i tifosi italiani ed europei ne invocavano l'acquisto, convinti di potersi aggiudicare il novello Lionel Messi. Non è dato sapere, tuttavia, cosa sarebbe stato della sua carriera se fosse sbarcato in Italia, potendo beneficiare del supporto dell'accademia calcistica juventina, delle possibilità di crescita offerte da una frizzante Fiorentina, delle attenzioni garantite da un corso sportivo attento come quello dell'Udinese, o dei consigli di El Pocho Lavezzi nel Club di De Laurentiis, da sempre suo estimatore. Piatti è stato vicino anche al Milan, qualche anno fa. Ma sarebbe potuto andare perfino all'Arsenal del suo idolo d'infanzia Henry.
Un altro Amarcord riconducibile al divino che vive nel mondo del calcio, principio generatore di abbondanza, varietà, proliferazione creativa, fertilità con cui sempre sono generati nuovi talenti, giovane speranze, e piccoli fenomeni. Tanto forte e veloce è questo principio generatore di sovrabbondanza vitale, che pare perfino esserci uno spreco, un sovrappiù di occasioni che, come nel caso di Piatti, sono destinate a non fiorire. Nell'indifferenza con cui il calcio innalza, scarta e tradisce le più tenere speranze, nel loro ininterrotto e persistente succedersi, appare l'intera gamma di sfumature, della Vita stessa.
Il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà
- Puccini, Turandot
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