Ecco la lettera del portiere della Juventus:
Mia moglie è nata in Ucraina, nelle vene di mio figlio scorre sangue ucraino, parte della nostra famiglia è ancora in Ucraina, molti dei miei lavoratori sono ucraini e sono tutte persone fantastiche. Vedere la sofferenza sui loro volti e la paura per il loro paese mi ha fatto capire che non posso stare fermo e fingere che non sia successo nulla.
Nel momento in cui Putin ha deciso di invadere l'Ucraina ha dichiarato guerra non solo all'Ucraina ma anche a tutti i valori che l'Europa rappresenta. Libertà, Indipendenza ma soprattutto Pace.
Il 26 marzo avremmo dovuto giocare contro la Russia nello spareggio per i Mondiali 2022 in Qatar. E anche se il mio cuore si spezza mentre scrivo tutto ciò, la mia coscienza non mi permette di giocare. Rappresentare il proprio paese è l'onore più grande nella carriera di un calciatore, ma è pur sempre una scelta.
Mi rifiuto di giocare contro giocatori che scelgono di rappresentare i valori e i principi della Russia! Mi rifiuto di stare sul campo, indossando i colori del mio paese e ascoltare l'inno nazionale della Russia! Mi rifiuto di prendere parte a un evento sportivo che legittima le azioni del governo russo.
So che il mio impatto potrebbe essere solo simbolico ma invito Fifa e Uefa ad agire e a considerare la federazione russa responsabile delle loro azioni.
Il mondo del calcio, insomma, continua a mobilitarsi per far sentire la sua voce. Lo Shakhtar Donetsk ha pubblicato sui suoi canali social un appello a firma del CEO della squadra, Sergei Palink, in cui ha taggato tutte le squadre europee con cui gli ucraini hanno giocato:
"Invito i club con cui abbiamo giocato - quelli che sono la maggior parte dei top team europei, così come la Uefa e le decine di milioni di tifosi, a fornire il massimo supporto all'Ucraina nelle loro possibilità. Questa guerra riguarda tutti gli europei in questi giorni. Solo unendo le forze possiamo sconfiggere questa follia".
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