Il Milan ha trovato il suo centravanti: Olivier Giroud che a suon di gol si sta conquistando il suo spazio e soprattutto la fiducia dei tifosi
Finalmente Olivier Giroud. Il centravanti francese del Milan in quattro giorni si è ripreso i rossoneri con due doppiette decisive, quella nel derby e quella nei quarti di finale di Coppa Italia contro la Lazio. L'ex Chelsea, dopo un avvio scoppiettante, è stato fermato prima dal Covid e poi da problemi alla schiena che ne hanno limitato il rendimento e l'apporto in campo. A fine novembre poi il risentimento al flessore della coscia destra.
Una stagione che sembrava avvitarsi su se stessa e che invece da metà dicembre è tornata sui giusti binari. Nonostante i noti contrattempi, Giroud ha sfatato la cosiddetta maledizione della maglia numero nove del Diavolo che aveva colpito tutti i centravanti post Filippo Inzaghi. Sono già dieci, tra campionato e Coppa Italia, le marcature del classe '86. Un giocatore messo forse precocemente in discussione e che ha risposto con i fatti a critiche francamente eccessive.
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Da fuoriclasse prima del tempo a promessa non mantenuta. Ma sotto agli infortuni e ai rimpianti Pjaca ha alternato ricadute e moti di rinascita che hanno fatto sperare tifosi di Juventus, Genoa e Torino tra le altre.
Il palmares di Giroud parla chiaro
Non si vincono infatti per caso campionati, Champions League, Mondiale con la Francia e svariate coppe nazionali. Giroud è un calciatore di caratura internazionale, decisamente ancora integro, che potrà essere sicuramente determinante per il finale di stagione. In un mondo come quello calcistico dove purtroppo si tirano linee e sentenze nella maggior parte dei casi decisamente troppo presto, l'esempio di Giroud dovrebbe spingere tutti a riflettere sul fatto che nessun calciatore diventa improvvisamente scarso o fortissimo. La parola d'ordine è equilibrio.
Olivier Giroud resta un attaccante di livello elevato che se regolarmente impiegato può arrivare almeno a quindici goal stagionali. Un buon bottino per uno definito bollito. Tra l'altro sul Milan c'era già stato il precedente Ibrahimovic, dato per finito almeno una cinquantina di volte e risorto altrettante proprio come l'araba Fenice. Sedici partite (sperando che diventino diciassette con la finale di Coppa Italia) per vincere l'ennesimo trofeo della sua carriera e marchiare a fuoco il suo nome nella storia del Milan. Giroud sa come si fa: non resta che aspettare.
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