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Morten Thorsby, una speranza nell'aria

2. Sono i gradi al di sotto dei quali si deve mantenere l'aumento della temperatura globale, secondo quanto stabilito dagli Accordi di Parigi del dicembre 2015. 2. È il nuovo numero di maglia per la stagione 2021/22 di Morten Thorsby, centrocampista della Sampdoria di Roberto d'Aversa. Se pensate che questi due dati siano apparentemente scollegati tra loro, beh, allora è necessario approfondire la storia del biondo centrocampista norvegese.

Se vogliamo cedere alla tentazione, forte ma spesso ingannevole, del determinismo culturale, allora potremmo pensare che il destino di Morten Thorsby sia scritto fin dall'inizio e dal suo luogo di nascita. Oslo, 5 maggio 1996. Oslo è stata nel 2019 "Capitale verde europea" ed è la città principale di un paese, quello scandinavo, che negli ultimi decenni ha cercato di riconvertire la propria economia da una dipendenza dai combustibili fossili (petrolio su tutti) a un modello di sviluppo sostenibile, il quale parta dalla riduzione delle emissioni di CO2 e, attraverso massicci investimenti in innovazioni tecnologiche, arrivi a una riconversione di vari settori produttivi in chiave "green".

Morten è un ragazzo come tanti, con la passione per il calcio, passione un po' più insolita a quelle latitudini, anche se in grande crescita (vi dice qualcosa il nome Erling Braut Haaland?), e inizia il suo percorso da giovane calciatore nelle giovanili dell'Heming, squadra dilettantistica di Slemdal, quartiere della capitale. Nel 2010 ecco il passaggio all'FK Lyn, glorioso club della capitale con un palmares da 2 scudetti e 8 coppe di Norvegia, che con il Valerenga ha dato vita al derby chiamato Best i byen (il migliore in città) e che proprio in quel 2010 è passato attraverso un sanguinoso fallimento dovendo ripartire dalle serie dilettantistiche (oggi si trova in terza serie). Dopo due anni, nel 2012 Thorsby passa allo Stabaek, squadra della città di Baereum militante in seconda divisione, con cui il 9 giugno 2013, a 17 anni, debutta da professionista nella vittoria interna per 4-1 contro il Ranheim al minuto 83. A fine anno la squadra viene promossa in massima serie e per Thorsby arriva anche il primo gol da professionista, alla sua seconda partita da titolare in carriera, nel corso del secondo turno di coppa in casa dei semiprofessionisti del Raufoss (per la cronaca la partita finirà 1-2). Questo giovane trequartista attira le attenzioni dell'Heerenveen, club della media borghesia dell'Eredivisie. È l'estate 2014 e il giovane 18enne per 600mila euro lascia il suo paese (dopo il primo gol in Tippeligaen, la massima serie norvegese, all'ultima partita con la maglia dello Stabaek, nella sconfitta per 4-1 in casa del Viking), per approdare in uno dei campionati che storicamente è tra i migliori per la crescita di un giovane football player.


Nella città della Frisia Morten trascorrerà cinque lunghe stagioni nelle quali si affermerà come un polivalente centrocampista centrale in grado anche di ricoprire molti altri ruoli (una decina di partite le giocherà anche da ala sinistra in questi anni); l'Heerenveen disputa puntualmente dei discreti/buoni campionati (tra il 2014 e il 2019 si piazza sempre tra il settimo e il dodicesimo posto, andando vicino anche alla qualificazione Europa League), e Thorsby diventa sempre più importante per l'11 biancoblu. La sua quarta stagione è la migliore con gli olandesi: 6 gol e 2 assist in 35 partite, e a novembre del 2017, a Skopje, arriva il coronamento di una lunga trafila, che per il nativo di Oslo è iniziata nel 2012 con l'Under-16, e che adesso porta al tanto agognato debutto in Nazionale dopo 62 presenze e 11 reti con le varie nazionali giovanili. Thorsby entra al 69' in una serata grigia per la Norvegia, che perde 2-0 contro i macedoni padroni di casa, ma Morten ha coronato un piccolo grande sogno. Il 2018-2019 per Thorsby inizia in maniera scintillante: nelle prime 5 gare giocate in Eredivisie arrivano 5 gol e 2 assist, ed ecco le prime chiamate dall'Italia. La Sampdoria di Massimo Ferrero è interessata al biondo scandinavo, e dopo alcuni contatti, Thorsby decide di non rinnovare il contratto in scadenza con l'Heerenveen nel giugno successivo. L'11 gennaio è annunciato il passaggio a parametro zero alla Sampdoria a partire dal 1°luglio. In Olanda non la prendono per nulla bene, e Thorsby, che aveva avuto una prevedibile flessione dopo il pazzesco inizio di torneo e che a dicembre si era anche infortunato al piede, viene prima messo fuori rosa per tre gare, e poi reintegrato ma relegato in panchina praticamente ininterrottamente fino ad aprile. La sua avventura in Frisia finisce con alcuni scampoli di gara nelle ultime giornate, sicuramente non nel migliore dei modi. Per una persona come lui può sicuramente essere uno smacco aver deteriorato i rapporti con un club che lo ha in fondo fatto crescere come uomo e come calciatore, ma l'avventura in uno dei tornei più importanti del mondo, la Serie A italiana, sta per iniziare.

L'approdo nel Belpaese è però complicato per Morten: arrivare alla Sampdoria nell'estate 2019 significa misurarsi con una realtà che ha appena visto l'addio di Marco Giampaolo dopo un esaltante triennio, sostituito sulla panchina blucerchiata da quell'Eusebio Di Francesco che chiede rinforzi importanti per rifarsi dopo l'esonero subìto a Roma nella primavera precedente. È evidente fin da subito che Thorsby non è gradito all'allenatore abruzzese, con il norvegese che sembra prima più volte vicino alla cessione in prestito nel mese di agosto, e poi viene relegato in panchina non giocando nemmeno un minuto nella disatrosa esperienza di Eusebio sulla panchina doriana. Arriva a Marassi Sir Claudio Ranieri, che dall'alto della sua trentennale esperienza in panchina sa che una salvezza la si ottiene prima di tutto responsabilizzando tutti i membri di una rosa, dal primo all'ultimo. Dopo alcuni problemi fisici, Thorsby è schierato a sorpresa titolare nella trasferta di Ferrara come esterno alto a destra: la Samp vince nel recupero 0-1 quello scontro diretto ricominciando quella risalita che porterà i blucerchiati di Ranieri a salvarsi con quattro partite di anticipo, e Morten gioca una signora gara. In 90 minuti passa da comprimario a titolare fisso. Salterà soltanto altre quattro gare da lì a fine anno (2 per squalifica e 2 per scelta tecnica), confermandosi indispensabile per il tecnico romano, prima come tappabuchi nel ruolo di terzino destro, poi come centrocampista centrale. Arriva anche il primo gol in Italia: è il 21 giugno 2020, e nella prima giornata di una nuova Serie A post-Covid che riparte dopo oltre tre mesi il centrocampista norvegese al minuto 52 in spaccata la mette alle spalle di Handanovic dopo un colpo di testa finito sulla traversa di Colley. Inter 2, Samp 1.


Il vero anno della consacrazione sarà però quello successivo, il 2020/21. La Samp di Ranieri è una squadra difficile da affrontare, che nel corso del campionato veleggia sempre intorno a metà classifica, prendendosi soddisfazioni grazie alle vittorie con Inter, Roma, Atalanta e Lazio. Thorsby segna 3 gol e fornisce 1 assist: le sue reti arrivano tutte di testa, nella vittoria di Bergamo (con un bell'inserimento), nella sconfitta interna con il Bologna (bucando le mani a Skorupski), e nel 3-1 sul Verona (frittata Silvestri-Dimarco). Alcune volte i numeri spiegano molto bene le cose più delle parole: i duelli aerei sono il punto forte di Thorsby, giocatore con pochi eguali in Serie A per la sua capacità di elevazione e stacco: dopo l'ottavo posto della stagione 2019/20, nel 2020/21 è primo con 156 duelli vinti (anche nella stagione appena iniziata sta ben figurando, è attualmente terzo). Morten è particolarmente a suo agio quando il mister gli chiede di essere particolarmente aggressivo, e questo lo si evidenzia dalle 712 azioni di pressing grazie alle quali vince anche questa speciale classifica (quarto nel campionato in corso); questo va detto, lo porta a essere anche molto falloso (secondo per falli commessi nel 2020/21, primo quest'anno), anche se non così violento (è "solo" sesto per gialli ricevuti a fine campionato, con 10 cartellini). Thorsby è certamente un centrocampista che non eccelle tecnicamente, non gli si possono chiedere passaggi lunghi alla Kevin de Bruyne ovviamente, ma il suo stile minimale e battagliero ha conquistato tutti nel corso dei mesi, diventando prima uno degli idoli del popolo blucerchiato e poi finendo sui taccuini di molte squadre: nell'estate 2021 viene accostato al Watford neopromosso in Premier (e non ci si stupisce, avendo per attitudine e caratteristiche un profilo molto da calcio britannico), al Napoli che poi prenderà un giocatore che sotto alcuni aspetti gli somiglia (Zambo Anguissa), e all'Atalanta che poi virerà sull'olandese Teun Koopmeiners. Il 2021-22, con Roberto d'Aversa in panchina per i blucerchiati, sembra iniziato come una fotocopia dell'anno precedente, con Thorsby ormai primo centrocampista nelle gerarchie doriane, in grado di essere stabilmente nel giro della Nazionale a tutti gli effetti, dove negli ultimi 12 mesi ha disputato 8 partite.

Quello di cui abbiamo appena parlato è Morten Thorsby sul rettangolo verde, un giocatore ancora giovane e con margini di crescita più che discreti. Ma Morten Thorsby la differenza la fa fuori. Perché sa che quella è la partita più importante, con in palio la salvezza del nostro amato (?) pianeta. Spesso ai calciatori, e agli sportivi, si imputa il fatto di essere eccessivamente autoreferenziali, distanti dalla gente comune, banali nelle loro dichiarazioni ed eccessivamente chiusi in una loro "bolla" fatta di stipendi milionari, auto di lusso e ostentazione sfrenata. È una visione, però, a parere di chi scrive semplicistica, tipicamente italiana nella sua commistione di invidia e adulazione, e che non tiene conto di chi usa la propria popolarità come cassa di risonanza per diffondere positività. I social (e il web in generale) sono un esempio di ciò: troppo spesso cerchiamo il marcio sullo sfondo quando in primo piano possiamo godere di tanta bellezza. E bellezza ad esempio è ascoltare Thorsby parlare di We play green, un'organizzazione no profit da lui fondata (e tra i cui membri vi è la centrocampista della Juventus femminile Sofie Pedersen), che ha lo scopo di sensibilizzare la grande famiglia del calcio, in cui i tifosi e gli appassionati sono la fetta maggiore e più importante della torta, ad adottare le giuste azioni per aiutare quel grande malato che è la Terra. We play green nasce dopo un incontro di Morten con l'ex Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, e immagina in un futuro la creazione di una Sustainability League, una competizione in cui ogni squadra avrebbe un sustainability index, per misurare l'impatto ambientale di ogni team a seconda di determinati parametri. Bellezza è vedere che anche il compagno di reparto di Morten alla Sampdoria, lo svedese Albin Ekdal, è impegnato in battaglie che dovrebbero essere universali: nel febbraio 2020 è intervenuto in videoconferenza durante una seduta del Parlamento europeo per un intervento contro la permanente resistenza dell'omofobia nello sport (e nella società intera). Bellezza è vedere due calciatori che dialogano per decine di minuti su temi come la difesa della natura: questo è accaduto con il difensore spagnolo del Betis (ai tempi all'Arsenal) Hector Bellerin, che ha ospitato Thorsby nell'estate 2020 nel suo podcast "More than a footballer" (titolo più esemplificativo già non ci poteva essere).


Morten Thorsby dunque, che si può, volendo fare un ragionamento forse eccessivamente riduzionistico, definire la Greta Thunberg del calcio. Morten Thorsby che possiede un'auto elettrica. Morten Thorsby che è stato nominato ambasciatore nel mondo del comune di Genova dal sindaco Marco Bucci. Morten Thorsby che è molto amico di Pietro Ienca, figlio del segretario della società blucerchiata Massimo e fondatore di "Trip in your shoes", organizzazione no profit che coniuga turismo e sostenibilità; non è raro vederli insieme pulire i polmoni verdi della città o scarpinare per qualche montagna della Liguria. Già, la Liguria nella quale Thorsby ha trovato la sua seconda casa, quella regione che, secondo il famoso geografo locale, Massimo Quaini, forse più di ogni altra regione italiana, ha un'identità schizofrenica, compresa fra un paesaggio litoraneo troppo visibile agli occhi dei viaggiatori che ne hanno sempre apprezzato, sin dai tempi di Petrarca, la sua bellezza pittoresca, da cartolina, ed una Liguria interna, che sfugge all'occhio superficiale dell'osservatore, cocciutamente attaccata a una terra dura e cattiva. Schizofrenico è anche il modo di comportarsi dell'uomo verso la natura: troppo spesso violento, irrazionale e invasivo, saltuariamente consapevole, meno egocentrico, pieno di rimorsi e sensi di colpa. Morten Thorsby rappresenta quella sparuta minoranza, che non fa rumore ma che lotta ogni giorno come fosse quello l'ultimo pallone della partita, in grado di tenere viva "Una speranza nell'aria", titolo di un famoso e recente libro dello scienziato e scrittore australiano Tim Flannery, in cui un futuro possibile è delineato soltanto a partire da un'armonia tra tutte le forme viventi del nostro pianeta. E la speranza è spesso la conditio sine qua non per cambiare la realtà. La speranza addolcisce la vita, e quelli come Morten lo hanno capito.


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