La festa scudetto del Napoli rovinata dal gol di Dia è solo rinviata. Con buona pace di chi giudica e di chi commenta, nascondendo una buona dose di invidia.
Era tutto pronto. Il Maradona si preparava a festeggiare il terzo scudetto della sua storia con uno stadio gremito pronto ad esplodere dopo il triplice fischio. A Napoli tutta la città era in visibilio. Tra bandiere, striscioni e fumogeni ci si poteva perdere. Guardata dall'alto, tutta la città pareva una distesa tinta di un colore solo: il blu del proprio mare. Se a qualcuno poteva sembrare un tifo pleonastico ad altri, come il sottoscritto, tutto ciò ha fatto brillare gli occhi. Chi ha commentato negativamente le gesta dei tifosi partenopei probabilmente è abituato a festeggiare lo scudetto più spesso rispetto ad altre squadre. Ma questo è un bene?
Fatto sta che nonostante il tifo immenso, il goal con lo stacco di testa di Olivera (capace di generare anche un piccolo terremoto) ed una squadra determinata a festeggiare davanti al proprio pubblico, il Napoli è uscito dallo stadio con un solo punto che non è bastato a decretarlo campione d'Italia. Dia al 84' mette a segno una rete spettacolare che fa cadere il Maradona e tutta la città in un silenzio spettrale. Un colpo duro per tutta la tifoseria che già pregustava quella coppa alzata al cielo. Inutile dare colpe a qualcuno o a qualcosa, è un'occasione persa e inaspettata nonostante l'ottima prestazione della squadra di Salerno che impavidamente lotta per non retrocedere in Serie B.
Il fallimento non esiste, parola di Giannis Antetokounmpo - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Il fallimento non esiste, è solo un passo verso il successo: una rilettura personale delle parole di Giannis Antetokounmpo cestista greco di origini nigeriane dei Milwaukee Bucks.
Napoli però non si ferma. Il tifo si fa sentire lo stesso anche dopo il triplice fischio. Alcune immagini televisive mostrano i tifosi festeggiare per le strade della città consapevoli di aver vissuto solo un piccolo abbaglio che rimanda soltanto e non annulla i festeggiamenti finali. "Dal mio punto di vista - commenta Spalletti nel post gara - si dilaziona il mio godimento". Ed è giusto che sia così perchè lo scudetto manca da quasi 35 anni e bisogna festeggiarlo nella maniera migliore possibile.
Nel corso della giornata ho letto commenti su commenti di gente pronta a dileggiare il tifo partenopeo. Commenti del tipo: "Che esibizionisti", "Giusto festeggiare ma non in questa maniera" oppure il più orripilante "Questo è il terzo scudetto non il trentesimo!". In Italia sentiamo il dovere di commentare tutto senza talvolta non essere nemmeno preparati in materia. Molti commentatori tifano squadre con palmarès invidiabili. Tra Champions, coppe di vario tipo e scudetti ci si può perdere. Ma non è giusto che commentino in questa maniera la gioia del tifo partenopeo. Come ho scritto all'inizio, forse taluni, abituati a vincere spesso trofei di questo tipo, sono soliti festeggiare in maniera diversa ma non in maniera più nobile di quella napoletana. Per questo bisognerebbe guardare in casa propria piuttosto che cercare in tutti i modi di rovinare la gioia altrui con commenti inutili.
Non è un tifo pleonastico, anzi, è forse il più bello ed invidiabile di tutti. Una città che si riunisce tutta insieme e si abbraccia per le proprie vie pronta a gioire tutta insieme dopo decenni per il trofeo più importante d'Italia. Che poi alla fine il Calcio è questo. Ovvero emozionarsi, piangere, soffrire per la propria fede.
Festeggia Napoli. Impavida, senza alcuna paura. Perché chi ti critica forse è soltanto invidioso e vorrebbe stare al tuo posto.
Commenti (0)