La squadra, lo stadio, la città. Giorgio Ascarelli era un dirigente moderno. E la storia del Napoli parte con lui.
Giorgio Ascarelli fu un'importante imprenditore e grande dirigente sportivo italiano. Uno scaltro visionario a cui attribuire, oltre il merito di aver fondato il Napoli, il riconoscimento di aver saputo accelerare e indirizzare il processo di identificazione tra la Città e la nascente cultura sportiva.
Giorgio Ascarelli, la storia del presidente ebreo che fondò il Napoli
Ascarelli oltre ad essere l'effettivo fondatore e mecenate del Napoli, è stato uno dei primi uomini ad aver creduto all'espandersi del calcio nel capoluogo campano. Egli fu tra i soci iniziai dell'Open Air Sporting Club, club di calcio napoletano esistito dal 1908 al 1911. Non sarà però l'unica esperienza fino al 1926, di fatto il Napoli esisteva già, ma portava un altro nome. Si chiamava Internaples ed era nato, nel 1922, dalla fusione tra le due principali realtà calcistiche del tempo: l'Internazionale di Napoli e il Naples.
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La denominazione cambiò a causa del fascismo che ripudiava i neologismi inglesi perciò il club passò dalla denominazione Internaples F.B.C. a quella A.C. Napoli. In quegli anni il calcio stava mutando ed era indirizzato sempre di più a diventare sport popolare, fra i tanti calciofili che affollavano la scena partenopea, Ascarelli fu il primo a scorgere e a captare le potenzialità di questo sport emergente. Il presidente azzurro rafforzò massicciamente la squadra e decise di regalare al club e ai tifosi uno stadio nuovo di zecca, finanziandone interamente il progetto e la costruzione, nacque così nel 1929 lo stadio "Vesuvio".
Lo stadio partenopeo
La denominazione rimane "Vesuvio" fino al 1930 quando avvenne la prematura scomparsa del presidente napoletano a causa di un attacco di peritonite. La morte di Ascarelli fu un lutto collettivo, fiumi di persone scesero per le strada accompagnando simbolicamente il defunto presidente al Cimitero israelitico di Poggioreale. La scelta generale indiscussa fu di dedicargli lo stadio da lui costruito.
Le prime controversie nacquero nel 1934, l'Italia in quell'anno ospitava il mondiale di calcio ed era impensabile che la Germania Nazista potesse giocare in uno stadio dedicato ad un ebreo. All'epoca le leggi razziali non erano state ancora emanate in Italia ma fu uno dei tanti "favori" di Mussolini ad Hitler, i quali non fecero altro che consolidare il rapporto fra i due. Lo stadio passo così definitivamente dal chiamarsi "Stadio Ascarelli" alla denominazione attuale "Stadio Partenopeo".
La reazione popolare però fu abbastanza chiara, infatti, quasi tutti continuarono ad usare il nome originale in ricordo del compianto presidente. Dalla gente comune a quasi tutti gli addetti ai lavori.
"Il grandioso stadio partenopeo dell'Ascarelli" lo definisce così la Gazzetta dello Sport il giorno dell'esordio mondiale tra Ungheria ed Egitto disputatosi a Napoli. La seconda sfida in programma a Napoli era la finale terzo posto dove si affrontarono Germania e Austria, in quell'occasione neppure le fedelissime firme del Duce, i giornalisti del Popolo d'Italia, utilizzarono la denominazione moderna rifacendosi sempre al nome originale. Napoli fu durante la seconda guerra mondiale la città più bombardata d'Italia, pagarne le spese fu lo stadio Partenopeo che ne subì gravi danni.
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La storia di Ascarelli è prettamente legata al mondo del calcio, ciò non toglie però che tramite questa sua passione, a causa delle sue origini ebree, ha influito nel tessuto sociale in un periodo storico particolare e ha lasciato il ricordo di uomo, che se pur in piccolissima parte, è stato più forte del volere di un dittatore.
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