Dalla Juventus alla musica : come è andata la carriera di Paolo de Ceglie, classe 1986 passato anche per Marsiglia, Parma, Genoa e Miami.
"Per me rappresenta il massimo, sono contento di questa giornata. Avere la fiducia della società per me è una cosa importante". Sono le parole di un giovane calciatore di 25 anni o giù di lì, all'indomani di un rinnovo di contratto che lo porterà ad indossare la maglia della Juventus per due stagioni ancora. Ovvero fino al 2014, quando le strade si dividono di nuovo e lasciano forse spazio, al netto degli infortuni in campo, anche a qualche frattura interiore. Che certe storie finire finiscono, ma mettono in moto meccanismi più profondi, di attaccamento ad un club o ad una maglia. Ecco, Paolo De Ceglie è uno di quelli che sembra rientrare in questa categoria, un "giusto" insomma dentro e fuori dal campo, onesto, ci pare di capire, con sé stesso e con chi di volta in volta, maglia dopo maglia, l'ha seguito e supportato fino al termine della carriera da professionista. Vediamo com'è andata.
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Serie B e esordio con la Juventus
Di origini pugliesi, da parte di madre e di padre, ma valdostano di fatto; quindi, torinese d'adozione per via delle selezioni nei "piccoli" della Juventus, cui accede all'età di dieci anni per restarvi altri dieci. Il settore giovanile come per tutti gli altri è la vetrina prioritaria, il viatico verso un sogno che sembra a tratti un po' troppo ambizioso, ma che saprà ripagare critiche e frustrazioni, con vittorie quasi indimenticabili per molti, per quanto parte di un quadro ora a tratti lontanissimo. Eppure, di quel quadro anche De Ceglie seppe ritagliarsi la sua parte di visibilità con equilibrio e tanti, tanti polmoni. Gli stessi che convinsero Antonio Conte a tenerlo con sé, magari suscitando alcune perplessità (legittime o meno) in particolare sulle qualità tecniche del ragazzo. È il 2011 e De Ceglie per quanto giovane la sua gavetta se l'è fatta. Passando sempre dalla Juve, ma stavolta in B. La sfortuna, o magari un'occasione irripetibile, lo lancia in prima squadra proprio in uno degli anni più complicati in casa bianconera. Una volta cerca e trova la rete: un assist dell'ex Palladino, allo scadere di uno Juve-Lecce 4-1, regala al classe '86 una realizzazione da centravanti puro, non fosse per la falcata, un po' troppo ampia per chi non è evidentemente abituato a vestire i panni del bomber. Che di un bomber di ruolo ovviamente non si può parlare, neppure forse di un fuoriclasse. L'anno successivo però trova la convocazione in nazionale U-23, con cui si aggiudica il Torneo di Tolone, unica coppa in bacheca conquistata in maglia azzurra. Sempre nel 2008 parte in "tour", direzione Siena, che in quell'anno è in serie A, e il totale a fine stagione è più che positivo: 29 presenze e 2 reti bastano per tornare alla base e iniziare un percorso destinato a durare ben sei stagioni e che ha visto la Juventus tornare a qualificarsi per la Champions League, scendere di nuovo in basso - troppo in basso - in campionato, quindi alzare il primo trofeo dopo anni, appunto, nel 2012. Nel frattempo, coltiva altri interessi, come la passione per la musica e la consolle dj, che ha accompagnato un periodo buio della sua biografia. Nel 2013 pubblica un primo singolo, l'incasso viene devoluto in beneficienza.
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Il Rinascimento non è un'epoca, ma un temperamento, diceva il poeta Ezra Pound. Cosa c'è di rinascimentale nel temperamento di Fagioli? L'angelico sembiante con il suo chiaroscuro, l'essenza luciferina di chi illumina, di chi accende la luce del gioco con astuzia. La grazia e la beatitudine divina della statua classica. L'armonia come principio architettonico. L'uso diligente della geometria e della prospettiva nella visione di gioco. Il gusto per la proporzione e per l'equilibrio, nonostante il pregevole miniare. L'arcadico idillio fanciullesco. La pennellata dolce, la precisione scultorea, l'estro artistico. Il ricamo fiammingo e la perla. La riconciliazione.
Altre esperienze nel calcio e fine della carriera da giocatore
Un anno più tardi l'avventura con la Juve è già quasi al capolinea: finisce in prestito fino al 2015 al Genoa, successivamente al Parma, salvo il rientro a Torino per sei mesi fino al giugno seguente. Anche il riscatto tentato a Marsiglia si risolve in una stagione non molto esaltante: dodici presenze totali tra tutte le competizioni e nessun goal. Tra 2016 e 2017 l'ultimo periodo torinese trascorso senza mai mettere piede in campo. Più tardi si metterà di nuovo in gioco con il Servette prima, in Svizzera, e con i Miami Beach, un club di seconda divisione americana, prima di mettere ufficialmente fine alla carriera da professionista. Nel 2021, infine, un'altra occasione, l'ennesima, ancora alla Juve, come collaboratore del settore giovanile, proposta cui De Ceglie non poteva certo dire no.
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