Con una doppietta di Frattesi, l'Italia di Luciano Spalletti trova la sua prima vittoria. Inizia così una nuova era. Ora serve lavoro e fiducia.
L'Italia è rinata. L'era Mancini è finita. Due frasi che insieme combaciano perfettamente. Spalletti rinnova la rosa, tiene solo i più autorevoli. Svecchia e migliora. Rivitalizza una nazionale che prima del suo arrivo era sull'orlo del baratro. Terzo posto in Nations League ed una qualificazione al mondiale in Qatar sfumata. Luciano combatte i pessimismi. Lo fa da campione, prende a comando questa brigata dopo averne lasciata un'altra con la quale ha vinto meritatamente lo scudetto.
Con la Macedonia del Nord solo un pareggio, con l'Ucraina tre punti nella splendida cornice di San Siro (con doppietta di Frattesi). L'esordio di Spalletti è da promuovere più che sufficientemente. La prima, dove un solo punto è stato conquistato, l'abbiamo giocata, come si suol dire, in un "campo di patate". Incredibile come la UEFA abbia lasciato correre. Quella che stiamo giocando è la competizione per accedere al Campionato Europeo del 2024 non un torneo di squadre di terza categoria, con tutto il rispetto. Va detto però che non è stata solo colpa del campo ma anche di alcune prestazioni poco convincenti. Ma va bene lo stesso, come direbbe Lundini. Con l'Ucraina a Milano la nazionale ritrova il suo antico splendore. Gioca finalmente un bel calcio di fronte ai suoi tifosi contro una delle squadre più insidiose del girone.
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L'obiettivo è di qualificarsi all'Europeo del 2024 in Germania. Gli strumenti per farlo ci sono tutti. Nel 2020 l'Italia ha trionfato gloriosamente meritando la tanto ambita coppa, alzata in cielo dagli azzurri solo due volte nella propria storia (1968, 2020). Si dice che non c'è due senza tre. E di certo quel tre, dopo due mondiali di fila non disputati, non può non essere un obiettivo concreto.
E ora si sogna. Perché all'inizio di una nuova era è sempre lecito sognare. L'Italia, come avevo scritto mesi fa, è sempre più snobbata dalle nuove generazioni che invece se ne devono innamorare. Se già dopo la vittoria nel 2020 a Wembley il clima era migliorato, dopo aver perso contro la Macedonia del Nord sembra di essere tornati sempre allo stesso punto. Dopo il mondiale del 2006 l'Italia non ha fatto granché. Di figuracce e occasioni perse ce ne sono state a bizzeffe, quello è sicuro. Ora l'operazione è quella di rendere ancora una volta grande una nazionale. In via Allegri quella email di Mancini è stata l'opportunità per attuare una rivoluzione. Il marchigiano ora guadagna petrodollari in Arabia Saudita e a noi non interessa. Anzi, possiamo benissimo affermare che quell'email sia arrivata troppo tardi. Ora c'è Buffon come capo delegazione, Spalletti come allenatore ed una squadra pronta a riprendersi un posto che gli spetta in Europa e nel mondo. "A questa Italia serve una rivoluzione" scrivevo dopo la sconfitta contro la Spagna in Nations League. I primi passi sono stati fatti. Non resta che dargli fiducia. Forse, per ora, solo questo ci rimane da fare.
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